Coca cola si conferma il marchio più inquinante del pianeta: produce la maggior parte di rifiuti in plastica
Secondo una valutazione del movimento globale Break Free From Plastic, Coca-Cola si conferma come il marchio più inquinante del pianeta per il secondo anno consecutivo
La famosa società di bibite è infatti responsabile del maggior numero di rifiuti in plastica prodotti nel mondo.
Per stabilirlo, il movimento ha organizzato una pulizia della durata di una giornata in cui 72mila volontari hanno raccolto bottiglie di plastica, borse, bicchieri lungo le spiagge, le strade e i fiumi di 50 Paesi in sei continenti.
Durante la grande operazione di pulizia avvenuta lo scorso settembre, i volontari hanno raccolto ben 11mila oggetti in plastica a marchio Coca-cola, che vince il primo posto nella classifica delle aziende responsabili dell’inquinamento da plastica.
Al secondo e terzo posto troviamo poi Nestlé e PepsiCo, seguite da Mondelēz International – produttore di noti di snack tra cui Oreo e Ritz – Unilever, Mars, P&G, Colgate-Palmolive, Phillip Morris e Perfetti Van Melle.
Più della metà della plastica raccolta era consumata al punto da rendere impossibile l’identificazione del produttore.
“Questo rapporto fornisce ulteriori prove del fatto che le aziende devono urgentemente fare di più per affrontare la crisi dell’inquinamento da plastica che hanno creato. La loro continua dipendenza dagli imballaggi in plastica monouso si traduce nel produrre troppa plastica che finisce nell’ambiente” ha dichiarato Von Hernandez, coordinatore di Break Free From Plastic.
“Riciclare non risolverà il problema. Le 1.800 organizzazioni aderenti all’iniziativa chiedono alle aziende di ridurre urgentemente la loro produzione di plastica monouso e di trovare soluzioni innovative che non creino inquinamento “, ha concluso Hernandez.
Coca-cola sostiene di effettuare investimenti per aumentare il recupero delle sue bottiglie e lattine, nonché per trovare soluzioni per riciclare i rifiuti prodotti evitando che finiscano nell’ambiente o che vengano inceneriti, producendo inquinamento dell’aria, del suolo e dell’acqua.
Tra le soluzioni proposte, Coca-Cola ha introdotto l’uso di bottiglie di plastica realizzate con plastica recuperata dai mari e riciclata, e si è impegnata a raccogliere e riciclare l’equivalente di ogni bottiglia venduta.
Secondo le organizzazioni ambientaliste, sostituire la plastica con altri materiali o cercare di riciclare la plastica in modo più efficiente sono soluzioni comunque inefficaci a risolvere l’emergenza dell’inquinamento da plastica e si tratterebbe solo di strategie volte a proteggere un modello commerciale obsoleto, che negli anni non ha fatto altro che peggiorare le condizioni del Pianeta.
Controlla le vecchie Lire: possono valere fino a 15.000 euro
L’euro ha sostituito le vecchie Lire da anni ormai ma probabilmente ognuno di noi ne ha ancora qualcuna in fondo ai cassetti e se così fosse, è decisamente il caso di tirarle fuori e verificare se si tratta di piccole fortune nascoste.Anche se ormai non si possono più cambiare nemmeno in banca, possono essere pezzi rari che potrebbero farvi guadagnare parecchio denaro se le vendete ai collezionisti, basti pensare che le più rare raggiungono quotazioni da 15.000 euro.
In generale c’è da sapere che le Lire dal valore maggiore sono quelle coniate negli anni 50, meglio ancora se perfettamente conservate. Inoltre ci sono delle caratteristiche importanti che vanno considerate per capire se le monete hanno valore, dall’anno di coniazione allo stato di conservazione.
Ecco un elenco delle Lire più rare secondo quanto riporta Moneterare.
Indice
Lira Arancia 1947
2 Lire Spiga 1947
5 Lire 1946
5 Lire Delfino 1956
10 Lire Spiga 1954
10 Lire Olivo 1947
20 Lire 1956
50 Lire 1956 Vulcano
50 Lire 1958
100 Lire 1955
200 Lire prova 1977
500 Lire d’argento 1957
Anche il ghiacciaio più spesso del mondo si sta sciogliendo. 80 anni prima del previsto
Il ghiacciaio Taku, in Alaska, è i più grande dei 20 principali ghiacciai della regione di Juneau Icefield e, con i suoi quasi 1500 metri di altezza, è uno dei ghiacciai più spessi del mondo.
Per quasi mezzo secolo, il ghiacciaio Taku ha continuato a crescere, tanto che per i negazionisti dei cambiamenti climatici rappresentava la dimostrazione dell’inestistenza della crisi ambientale.
Ora però sembra che anche questo ghiacciaio stia risentendo del riscaldamento globale. A fornire la prova del fatto che anche Taku si sta sciogliendo, sono le immagini scattate dalla Nasa nell’agosto 2014 e nell’agosto 2018: dalle fotografie messe a confronto è evidente che anche per questo ghiacciaio è iniziato il declino e per la prima volta dopo decenni di espansione sta cominciando a ritirarsi.
Per il momento la perdita di ghiaccio è contenuta, ma è comunque allarmante. Secondo l’esperto Mauri Pelto, che studia questi ghiacciai da quasi quarant’anni, si prevedeva che Taku continuasse crescere fino alla fine del secolo.
Dei 250 ghiacciai di montagna che Pelto ha studiato in tutto il mondo negli ultimi decenni, Taku era l’unico a non aver iniziato a sciogliersi.
Il fatto che stia iniziando a ritirarsi 80 anni prima del previsto, diminuisce la speranza di riuscire a far fronte ai cambiamenti climatici.
Esaminando i dati satellitari, Peltro ha notato che tra il 1946 e il 1988, il ghiacciaio Taku stava guadagnando massa e crescendo in modo stabile. Successivamente, l’avanzamento ha iniziato a rallentare fino a che la crescita si è definitivamente arrestata tra il 2013 e il 2018.
Dal 2018 in poi, il ghiacciaio ha iniziato a ritirarsi, in concomitanza con un’estate particolarmente calda.
Sebbene fosse inevitabile che persino un ghiacciaio spesso come Taku iniziasse a ritirarsi, il declino generalmente comincia dopo decenni di stabilità: la transizione di Taku dalla crescita alla perdita di ghiaccio è invece durata pochissimi anni e questo è l’aspetto più preoccupante.
Secondo Pelto, infatti, il fatto che la transizione sia avvenuta così rapidamente indica che il cambiamento climatico sta provocando modifiche sostanziali nei cicli naturali, ad esempio velocizzando un declino che normalmente richiederebbe decenni.
Inoltre, lo scioglimento di qualsiasi ghiacciaio comporta a sua volta ulteriori cambiamenti nel clima, accelerando ulteriormente la perdita di ghiaccio, in un circolo vizioso.
Come spesso ripetono scienziati e studiosi, occorre agire subito e in modo davvero drastico se vogliamo fermare o quantomeno rallentare la catastrofe ambientale cui stiamo andando incontro.