Luisa Cascarano
La costa del Lazio si è sollevata di 50 metri: lo rivelano le grotte del Circeo Il livello del mare sulle coste è stato sempre lo stesso? È evidente che la risposta è negativa e, anzi, la costa del Lazio si sarebbe sollevata di ben 50 metri. Un nuovo studio ha individuato precisamente quella che era la posizione del livello del mare sulla costa laziale grazie alle oscillazioni legate all’alternarsi dei periodi glaciali e interglaciali. Si tratta di una ricerca che offre nuovi dati sul Mediterraneo utili alle proiezioni future sulla risalita del livello delle acque provocato dal riscaldamento globale.Attraverso l’analisi degli indicatori sedimentari che si trovano in alcune grotte al Circeo frequentate dall’uomo di Neanderthal, sono stati i ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) a evidenziare come le tracce geologiche del livello del mare durante le oscillazioni di 100.000 e 79.000 anni fa si trovino a quote molto più alte di quelle finora stimate dagli attuali modelli. Lo studio ha di fatti analizzato un insieme di grotte che si aprono sulle pendici delle scogliere che formano il promontorio del Circeo e tutta una serie di indicatori sedimentari, come gli antichi depositi di laguna dei terrazzi marini, e quelli all’interno delle stesse grotte, un tempo abitate dall’uomo di Neanderthal. “La terra – spiega Fabrizio Marra, ricercatore dell’INGV e coautore della ricerca – si comporta come una pallina di gomma schiacciata ai due poli dal peso dei ghiacci: quando questi si fondono la deformazione si ‘aggiusta’ e le terre ai poli si sollevano, mentre quelle all’equatore, per la conservazione del volume, si abbassano”. Sono poi i ghiacci che si fondono a provocare la risalita del livello del mare a velocità differenti alle diverse latitudini, in funzione dell’abbassamento o dell’innalzamento regionale della superficie terrestre. “Questo fenomeno non è semplice ed omogeneo e per prevederlo sono stati proposti diversi modelli al computer che simulano il comportamento della terra e dei mari”. Negli ultimi 250 mila anni l’area laziale si è pian piano sollevata di oltre 50 metri, creando i cosiddetti “terrazzi marini”, delle piattaforme che si trovano ora a quote via via più alte a seconda della loro età e che rappresentano i lembi rimanenti delle antiche spiagge e pianure costiere. Si tratta di una sorta di grande gradinata lungo tutta la costa del Tirreno centrale, ricostruita nel dettaglio grazie allo studio geomorfologico su carte topografiche e all’utilizzo delle moderne tecniche di rilevamento satellitare (Modello Digitale del Terreno, o DEM).Nelle grotte del Circeo sono state, infatti, rinvenute numerose testimonianze di frequentazione umana del Paleolitico, tra le quali un cranio di Neanderthal quasi completo rinvenuto a Grotta Guattari. È stata trovata anche una grande quantità di strumenti sia in selce, sia realizzati dall’uomo di Neanderthal e grazie alla presenza di elementi come conchiglie, fori di organismi “litodomi” che vivono in buchi scavati nelle scogliere, e solchi di battigia incisi nella roccia dalla marea, queste grotte danno molte indicazioni sulle oscillazioni del livello del mare legate alle ultime due glaciazioni. Così facendo, gli studiosi hanno identificato tre paleo-livelli del mare a quote via via più basse. Quello più alto, ora a quote attorno ai 35 metri sul livello attuale del mare, corrispondente al terrazzo più antico la cui età è stata stabilita essere di circa 125 mila anni. Il più basso, attorno a 10 metri, identificato dai depositi conchigliferi, dai fori di litodomo e dal solco di battigia a grotta Guattari e in altre grotte del Circeo, corrisponde al terrazzo marino più recente. Questo terrazzo era considerato fino a oggi quello di 125.000 anni fa, che invece le nuove ricerche identificano ben venticinque metri più in alto.
Luisa Cascarano
Nello e Patrasche: la bellissima statua che celebra l’eterno legame tra cane e padrone Passeggiando per le strade del Belgio potreste imbattervi in una curiosa scultura che sembra fuoriuscire dal selciato, un omaggio dell’artista Batist Vermeulen, noto come “Tist“, al romanzo del 1872 “A dog of Flanders“. Il libro divenne famoso soprattutto in Giappone, ispirando un celebre anime prodotto dalla Tokyo Movie Shinsha nel 1992, e solo successivamente ottenne popolarità nelle Fiandre. Protagonisti sono l’orfano Nello e il suo affezionato cane Patrasche, stretti in un dolce abbraccio mentre dormono con aria serena, proprio lì, sulla strada di Anversa, sotto il campanile della Cattedrale di Nostra Signora, con il selciato che fa da coperta. La scultura è stata inaugurata a dicembre 2016 e da allora ha conquistato molta popolarità in tutto il mondo, anche perché oltre a essere bellissima, la storia cui è ispirata è davvero A dog of Flanders: il racconto da cui trae ispirazione la statua Il cane delle Fiandre (A Dog of Flanders) è un racconto del 1872 scritto da Marie Louise Ramée, famosa con lo pseudonimo Ouida. La trama ruota intorno alla storia di Nello, un orfano, e del suo vecchio cane, Patrasche, ed è ambientata nei pressi di Anversa. Nello vive con il nonno che, per mantenerlo, vende latte. Un giorno si imbatte in un bellissimo cane ferito, se ne prende cura e decide di tenerlo con sé chiamandolo Patrasche. Da quel momento il cane entra nelle loro vite dimostrandosi amorevole e fedele. Nel frattempo il ragazzino porta avanti la sua passione per la pittura, per la quale è molto portato. Decide così di partecipare a una gara di disegno nella speranza di guadagnare qualche soldo e poter vedere dal vivo, finalmente, le opere del grande Rubens esposte nella Cattedrale, inaccessibili se non a pagamento. Purtroppo viene battuto da un ragazzo meno talentuoso ma più in vista. La sfortuna lo perseguita e un giorno suo nonno muore in un incidente, così è costretto a rifugiarsi nella cattedrale di Anversa, dopo aver perso la casa. Qui, finalmente, può ammirare il suo amato Rubens. Ma il mattino seguente viene ritrovato morto di freddo, insieme a Patrasche. Ecco perché questa scultura è nata proprio davanti alla Cattedrale di Nostra Signora, per consentire a Nello e Patrasche di riposare eternamente davanti alle opere dell’amato Rubens. Per sempre uniti dal loro legame indissolubile.
Luisa Cascarano