Reddito di residenza attiva: 700 euro al mese se ti trasferisci e apri un’attività in Molise
Si chiama “reddito di residenza attiva” e darà 700 euro mensili a chi si trasferirà e aprirà un’attività in uno dei paesi molisani vittime dello spopolamento. Il bando sarà pubblicato il 16 settembre, 30 i giorni a disposizione per presentare la domanda e accedere ai fondi, ecco cosa c’è da sapere.
Sempre più borghi italiani sono vittime dello spopolamento, per questo in Molise si è pensato alla formula del reddito di residenza attiva, ovvero quella di destinare dei fondi mensili a chi deciderà di trasferirsi in uno dei 100 borghi e aprire un’attività commerciale per almeno cinque anni, proprio per evitare il definitivo svuotamento.
In tanti paesi non ci sono i servizi più elementari: botteghe, tabacchi, bar e via dicendo e spesso i cittadini sono costretti a spostarsi da una parte all’altra anche solo per beni primari come il pane. Così in Molise questa misura darà un contributo massimo di 24mila euro in tre anni. La cifra stanziata e autorizzata dal Ministero dello Sviluppo economico per la proposta del consigliere Antonio Tedeschi è di un milione di euro in totale.
“Questa iniziativa – scrive su Facebook Tedeschi – è nata per porre un freno al triste fenomeno dello spopolamento. E seppur consapevoli che le agevolazioni contenute nell’Avviso Pubblico non rappresentano la panacea di tutti i mali siamo altrettanto convinti che possano costituire un primo passo verso la rivitalizzazione dei nostri piccoli borghi”.
E continua:
“Gli aiuti non possono certo essere intesi come una forma di assistenzialismo, bensì come un tentativo di creare economia sul territorio ed attrarre nuovi residenti, stimolando anche le persone provenienti da fuori regione che hanno voglia di cambiare stile di vita”.
Insomma secondo il consigliere è “un primo strumento in favore della rivitalizzazione economica e rigenerazione urbana dei piccoli comuni che, di fatto, non esclude potenziali e future misure a vantaggio di coloro che già popolano, con coraggio, ne siamo consapevoli, di questi centri”.
Ma non solo, questa misura agevolerà secondo Tedeschi il ritorno di molti molisani.
Trovato un ‘iPhone’ di 2.100 anni fa in una tomba dell’‘Atlantide’ russa
Un gruppo di archeologi a lavoro all’interno di una tomba nell’”Atlantide russa” si sono trovati di fronte ad un oggetto curioso. Assomiglia ad un iPhone e risale a oltre 2100 anni fa.
L’oggetto scuro e di forma rettangolare è simile al noto smartphone Apple ed è stato scoperto in una tomba appartenuta ad una donna che i ricercatori hanno soprannominato Natasha e che si ritiene sia vissuta nell’antica Mongolia nel III ° secolo a.C (per la precisione 2137 anni fa).
La sua tomba si trova nella necropoli di Ala-Tey, attualmente un bacino idrico prosciugato, nei pressi della diga Sayano-Shushenskaya in Siberia. Si tratta di una nota destinazione turistica conosciuta anche come “Atlantide Russa”. Questa zona, infatti, è solitamente sommersa dall’acqua ma in alcuni periodi in estate questa scende ed è possibile ammirare i tesori nascosti.
Sopra il curioso oggetto, che misura 18×9 cm ed è realizzato in gemma nera, si trovano incastonate pietre di turchese, corniola e madreperla che, continuando il parallelismo con il moderno iPhone, potrebbero sembrare parte di una custodia fashion per smartphone.
Sebbene gli archeologi abbiano descritto l’oggetto come simile ad un iPhone, ovviamente nella realtà non aveva nessuna funzione tecnologica. Si pensa che Natasha l’abbia usato, nonostante il peso, come accessorio da indossare. Si tratterebbe infatti di una fibbia per cintura.
Questa non è la prima volta che il team fa importanti scoperte archeologiche: le loro precedenti spedizioni avevano portato alla luce altri due cadaveri preistorici, sepolti con gli strumenti del loro commercio. Uno di loro è stato soprannominato “La bella addormentata nel bosco”, originariamente si credeva fosse una sacerdotessa mentre ora la teoria più accreditata è che si trattasse di un’artigiana esperta in pelletteria. Il secondo, invece, era un tessitore che riposava con il suo fuso di legno racchiuso in un sacchetto da cucito.
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Francesca Biagioli
Biopack, il cartone delle uova che si pianta e produce legumi
Sembra un normale cartone per le uova eppure una volta finito il suo compito non finisce tra i rifiuti ma è in grado di germogliare e offrire nuova vita. Si chiama Biopack e di recente ha conquistato il premio Young Balkan Designers 2019.
Ideato da George Bosnas, Biopack è un cartone compatto a base di polpa di carta, farina, amido e semi biologici di leguminose. Una volta usate le uova contenute all’interno, esso non va gettato via ma innaffiato o piantato direttamente nel terreno.
In questo modo, i semi contenuti nelle sue fibre giorno dopo giorno si trasformano in piante.
“Il riciclaggio è una forma di gestione dei rifiuti che comporta la conversione di rifiuti e altri materiali usati in prodotti riutilizzabili. Ma ne vale la pena? È un processo in più fasi, che coinvolge il trasporto, lo smistamento, la lavorazione e la produzione di materiali in nuovi beni. È difficile valutare il suo consumo energetico complessivo” spiega l’ideatore sul sito ufficiale.
Secondo Bosnas, infatti ancora oggi il riciclaggio presenta numerose sfide visto che i processi attuali sono ancora complicati, costosi e non sempre totalmente ecologici. Occorre invece ripensare al concetto di monouso, anche a partite dai classici contenitori per uova, spesso fatti di plastica.
Da qui la scelta di dare nuova vita a un prodotto immediatamente invece di aumentare la quantità di rifiuti:
“Biopack è un pacchetto progettato per essere ecologico a tutti i livelli. L’obiettivo è quello di creare un prodotto veramente rispettoso dell’ambiente”.
La scatola può ospitare fino a quattro uova. Una volta svuotata, non va gettata ma piantata e innaffiata. In 30 giorni i semi germoglieranno fino a dare vita a nuove piante
Non solo la confezione sostenibile crea un sistema a ciclo completo che trasforma un prodotto in una pianta, ma secondo Bosnas, la crescita dei legumi aumenterà anche la fertilità del suolo.
Un’invenzione che probabilmente non cambierà il mondo ma offrirà un piccolo contributo per renderlo più pulito e verde.