Chi l’avrebbe detto che ci sarebbe mancata tanto la normalità? Che ci sarebbe stato proibito un abbraccio, un bacio leggero, una stretta sincera, di quelle che ti fanno sentire protetto?
Chi l’avrebbe detto che la paura ci avrebbe condotto a una solitudine forzata? Non sarebbe giusto il contrario? Che con la paura si stia più vicini? In un periodo in cui abbiamo sempre più fame di tenerezza ci viene tolto il contatto.
Assurdo.
E diventa sempre più difficile vedere germogli dove cresce il terrore, trovare speranze dove aumenta la morte.
Si avrebbe bisogno ora di quell’ abbraccio che dice “va tutto bene”, di qualcuno che ci assicuri che il tempo passa con le sue difficoltà, ma non passiamo noi, non passa il bene, non passa il bello.
Eppure anche oggi, mi sono alzata convinta che, in mezzo a tutto questo caos, dentro a tutte le paure, le cose belle restano.
Magari, a volte, si nascondono e cogliamo solo il contorno.
Le cose belle non passano.
Fanno parte di noi, nonostante tutto. Dobbiamo solo ritrovarle.
Permettere che ci riscaldino il cuore e ci facciano sentire al sicuro.
Quando il Sahara era pieno di pesci
Scavo record nel deserto del Sahara, nel sud-ovest della Libia: oltre 17.000 fossili, l'80% dei quali appartenenti a pesci.Il deserto del Sahara è... un deserto: un'immensa distesa di sabbia dove l'acqua è quasi introvabile e dove certamente nessuno si aspetta di incontrare dei pesci. Eppure fino a meno di 5.000 anni fa quella che oggi è una zona arida e bollente era umida, ricca d'acqua, di piante, di fauna inaspettata e anche di insediamenti umani; lo sappiamo da tempo e lo dimostra in maniera spettacolare uno studio pubblicato su PLOS One e condotto su oltre 17.000 esemplari fossili ritrovati nel sud-ovest della Libia da un team misto del Natural History Museum del Belgio e dell'Università La Sapienza di Roma.
UN BANCHETTO PREISTORICO. La zona degli scavi, le montagne del Tadrart Acacus in Libia, è ben nota ai paleontologi e agli archeologi: l'intera area è patrimonio dell'umanità UNESCO per l'enorme quantità di pitture rupestri che vi si trovano. Lo studio di Van Neer e Di Lernia, però, si è concentrato sui resti animali ritrovati nella zona, in particolare dove si trovano anche tracce di insediamenti umani. Il team ha identificato qualcosa come 17.551 resti fossili, che risalgono a un periodo che va da 10.200 a 4.650 anni fa e che appartengono a una gamma vastissima di gruppi animali, dai molluschi agli uccelli, dai rettili agli anfibi.
ANCHE QUESTA SERA, GRIGLIATA DI PESCE. I veri protagonisti del ritrovamento sono però i pesci, ai quali appartengono quasi l'80% dei fossili rinvenuti (contro il 19% dei mammiferi – agli altri rimangono le briciole). In particolare sono stati riportati alla luce molti esemplari di ciclidi e di pesce gatto, ambedue con evidenti segni di bruciature e tagli – segnale che venivano preparati e mangiati dagli umani che lì avevano stabilito le loro dimore. Non solo, i ricercatori hanno scoperto che la percentuale di pesci cala con il passare del tempo: nei resti di 10.000 anni fa, ciclidi e pesci gatto costituiscono il 90% del totale, mentre in quelli di 4.650 anni fa scendono al 40%, sostituiti dai mammiferi. Secondo gli autori dello studio la causa è l'inizio del processo di desertificazione del Sahara, che ha fatto gradualmente sparire le zone umide favorevoli ai pesci. I ciclidi in particolare sono quelli più colpiti, mentre i pesci gatto se la sono cavata meglio, almeno per un po', dal momento che sono dotati di organi che consentono loro di respirare aria e di sopravvivere anche in pozze d'acqua molto calda e poco profonda.
CATRAME il cocktail di agenti chimici prodotto dalla combustione del tabacco, un residuo marrone e appiccicoso che si attacca su denti, dita e polmoni dei fumatori. Nonostante molti marchi si siano mossi per produrre sigarette "light" a basso contenuto di catrame ("tar" in inglese), la convinzione che queste riducano il rischio associato al fumo è erronea. Ci sono decine di altre sostanze chimiche nocive per il corpo dei fumatori.