Ibernati i libri salvati dall’alluvione di Venezia: congelati per portarli a nuova vitaI danni provocati dalla marea record a Venezia dei giorni scorsi sono sotto gli occhi di tutti. Non solo case, strade e chiese, ma anche e soprattutto negozi e storiche librerie sono ora alla conta delle gravi perdite. Oltre ai tantissimi volumi della famosa libreria Acqua Alta andati distrutti, c’è anche tutto il patrimonio librario della Fondazione Querini Stampalia che verrà, però, presto congelato.
Secondo i dati della stessa Fondazione (nata nel 1869 per volontà del Conte Giovanni, che lasciò in eredità alla città di Venezia beni mobili e immobili e le collezioni artistiche e quelle librarie), sono 35 i metri lineari di miscellanee di fine ‘800 che dovranno essere urgentemente sottoposte a trattamenti di conservazione, mentre altri 600 metri lineari circa di pubblicazioni della biblioteca moderna e periodici sono stati completamente sommersi dall’acqua.
È per questo che tutti quei tomi, impacchettati e inscatolati, sono stati depositati nella cella frigorifera di Bofrost a Casale sul Sile, in attesa di venire trasferiti a San Vito al Tagliamento.
Una pratica, quella del congelamento dei libri per cercare di recuperarli e rendere possibile il procedimento inverso senza danni, che era già stata sperimentata nel 2002 in Germania dopo l’esondazione dell’Elba e poi con preziosi volumi come gli “Esercizi spirituali” di padre Agostino da Fusignano e il “De officio subditi regularis” di Laurentius Peyrinis, recuperati – dopo il terremoto de L’Aquila del 2009 – insieme a più di 50 volumi del 17° e 18° secolo provenienti dal convento di Santa Chiara.
Perché si congelano i libri
Non solo i libri, ma qualsiasi materiale cartaceo importante può essere sottoposto a congelamento se ha subito dei danni in seguito a un allagamento o allo spegnimento di un incendio.
Si tratta di un processo di restauro e di recupero che mette in uno stato dormiente le eventuali spore e gli altri agenti biodeteriogeni senza ucciderli, cui poi segue una asciugatura tramite liofilizzazione.
Il congelamento di documenti ferma, in buona sostanza, lo sviluppo microbico e stabilizza inchiostri e coloranti solubili e inoltre previene l’incollamento tra i fogli.
Ad Amsterdam si sperimentano le bolle per intrappolare la plastica e i rifiuti dei canali
Non interferisce con la fauna selvatica o con le barche e mantiene i fiumi privi di plastica e di rifiuti: ad Amsterdam è stata creata la prima barriera al mondo fatta interamente di bolle con lo scopo di raccogliere i detriti dai canali della città prima che raggiungano il Mare del Nord. In questo modo, oltre l’80% dei rifiuti galleggianti potrà essere deviato dai canali o dai fiumi.
Si tratta della Great Bubble Barrier, realizzata da una start-up olandese in collaborazione con il comune di Amsterdam e con il comitato idrico regionale, che altro non è che un dispositivo, una sorta di grande vasca idromassaggio, che convoglia i rifiuti – in particolare piccoli pezzi di plastica – su un lato del canale Westerdok dove poi possono essere recuperati.
“Oltre due terzi della plastica nell’oceano fuoriesce da fiumi e canali, quindi se devi intercettarla, perché non farlo nei fiumi?”, si domanda Philip Ehrhorn, co-inventore della tecnologia. Non puoi mettere una barriera fisica in un canale: deve essere aperta a favore della fauna selvatica”.
La barriera, quindi, è “a bolle” ed è un lungo tubo perforato che scorre diagonalmente per 60 metri attraverso il fondo del canale. L’aria compressa viene pompata attraverso il tubo e sale verso l’alto e a questo punto la corrente d’acqua naturale aiuta a spingere i rifiuti da un lato. Per ora il dispositivo “intrappolato” in una piccola piattaforma sul lato del Westerdokskade sulla punta della storica cintura dei canali di Amsterdam.La speranza è che questo sistema sia in grado di contribuire ad affrontare e risolvere la crescente crisi dei rifiuti di plastica negli oceani. Le stime indicano che 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono nei mari del mondo ogni anno, l’equivalente di un carico di camion di vecchie bottiglie, vassoi e contenitori ogni minuto.Con la prima barriera di Amsterdam – che dovrebbe funzionare 24 ore al giorno per almeno tre anni – si mira a integrare le operazioni di dragaggio che attualmente raccolgono ogni anno 42mila kg di materie plastiche più grandi dalle vie navigabili della capitale olandese.
“La barriera di bolle significherà che meno materie plastiche raggiungeranno l’oceano ed è un passo verso una migliore regolamentazione del nostro ecosistema, a beneficio di uomini, animali e ambiente”, concludono gli esperti.