Il lago di Levico quest’anno non riesce a ghiacciarsi: le temperature sono troppo alte
Le acque del lago di Levico, in Trentino Alto-Adige, durante i mesi invernali sono generalmente ghiacciate.
Negli ultimi anni, e soprattutto in questi primi due mesi del 2020, l’acqua del lago è però apparsa ghiacciata poche volte. Colpa del riscaldamento globale e delle temperature che scendono raramente sotto lo zero.
A confrontare la situazione è l’associazione Meteo Triveneto che, dopo aver ricevuto alcune fotografie del lago ghiacciato scattate nel 2006, ha analizzato le temperature registrate oggi e 14 anni fa scoprendo di quanto la temperatura sia aumentata in poco più di un decennio.
“Se si fa un confronto con i valori delle minime e delle massime, non c’è un solo giorno del febbraio 2020 con temperature più basse dei primi 12 giorni del febbraio 2006.
La media delle minime dei primi 12 giorni di febbraio 2006 fu di -6,0°C rispetto alla media dei primi 12 giorni 2020 di -0,8°C (quindi 5,2°C più caldo quest’anno), nel 2012 (sempre primi 12 giorni di febbraio) la minima più bassa raggiunse i -8,9°C il giorno 7, quest’anno si è fermata a -3,0°C sempre il giorno 7.
Per quanto riguarda le massime, nel 2012 la media (sempre primi 12 giorni di febbraio) fu di +7,0°C, quest’anno invece di +11,2°C (quindi 4,2°C più caldo quest’anno), la massima più elevata nel 2006 fu di +10,6°C il giorno 2, quest’anno di +16,3°C il giorno 11.
Mediamente i primi 12 giorni di febbraio 2006 furono 4,7°C più freddi di quelli del 2020.”, spiega l’associazione.Anche confrontando le temperature dei primi 12 giorni di febbraio di quest’anno con quelle registrate nello stesso periodo del 2019, la situazione resta drammatica: mediamente, nei primi giorni di febbraio 2020, la temperatura è risultata più alta di 1,8°C rispetto allo scorso anno.
La superficie del lago di Levico dovrebbe essere ghiacciata in questo periodo, ma durante l’ultimo inverno, il ghiaccio non si è praticamente mai visto a causa del caldo record registrato in questa stagione invernale anomala.
Pochi giorni fa, la temperatura delle acque superficiali del lago era di ben 5,2°C: valori molto superiori a quelli che dovrebbero essere registrati in questo periodo dell’anno.
Fonti di riferimento: Meteo Triveneneto
Talmente presi dal Coronavirus, non ci stiamo preoccupando di queste terribili notizie (per noi e per il Pianeta)
Il Coronavirus è, inevitabilmente, l’argomento sulla bocca di tutti in questi giorni. Una situazione che si sta cercando di gestire, ma che di fatto ci sta facendo sottovalutare altri problemi molto seri che, una volta conclusa l’emergenza virus, ci troveremo comunque a dover affrontare.
Smettiamo per un attimo di pensare al Coronavirus, ai contagiati, a chi si trova in quarantena, ai supermercati svuotati e alle tante conseguenze di questa emergenza che sta vivendo il nostro paese. Prima o poi, tutto questo finirà ma, nel frattempo, l’attenzione verso altri gravi questioni che riguardano il nostro pianeta e tutti noi è un po’ troppo calata.
Mentre cerchiamo di isolare questo nuovo virus, cosa accade (di altro) nel mondo? La crisi climatica e sociale che stiamo vivendo è la più grande sfida che abbiamo mai affrontato. La vita sulla Terra è a rischio. Ma tutto questo non fa rumore. Il Coranavirus ci spaventa perché si amplificata in men che non si dica la percezione del rischio.
Per queste drammatiche situazioni, però, di cui siamo in gran parte a conoscenza da tempo, dalla guerra in Siria allo scioglimento dei ghiacci, dall’invasione di cavallette alla deforestazione selvaggia, non c’è (e non c’è stata) nessuna corsa verso possibili soluzioni reali.In varie zone del mondo, dall’Africa all’Asia, è in corso una vera e propria invasione di cavallette, una situazione senza precedenti che, ovviamente, sta creando gravi danni. Questi insetti, infatti, stanno devastando i raccolti e di conseguenza creando danni economici oltre che mettendo seriamente a rischio l’approvvigionamento alimentare di zone del pianeta già a rischio fame.
La neve rossa colora l’Antartico, ma non è una buona notizia
Siamo abituati a vederla bianca e candida eppure la neve in questi giorni a Vernadsky sull’isola di Galindez, base ucraina al largo della penisola più settentrionale dell’Antartide, è diventata rossa. Uno spettacolo che può sembrare suggestivo, ma che in realtà ha una spiegazione scientifica.
A darne notizia è proprio il Ministero della Pubblica Istruzione e della Scienza dell’Ucraina che mostra le immagini di Vernadsky con neve di un rosso e rosa molto intensi che si intreccia nelle gelide pianure.
In questo periodo in Antartide è estate e questo scenario si ripete quasi ogni anno. La ‘watermelon snow’ (neve color anguria) per molto tempo è stata sottovalutata, anche se uno studio pubblicato su Nature qualche tempo fa, afferma che la neve rossa accelera lo scioglimento dei ghiacci e contribuisce a un maggiore assorbimento del calore e, di conseguenza, a una maggiore perdita d’acqua da parte delle formazioni glaciali.
Perché la neve è rossa? Il colore insolito è dovuto alla Chlamydomonas nivalis, un’alga unicellulare rossa.L’insolita colorazione è dovuta ai carotenoidi e al meccanismo di protezione adottato dalle spore dell’alga per respingere raggi ultravioletti del sole.Come sappiamo, il colore rosso assorbe il calore facendo sciogliere più velocemente neve e ghiaccio che perdono così la capacità di riflettere la luce del sole, un effetto chiamato albedo.
Il fenomeno secondo i ricercatori ucraini contribuisce ai cambiamenti climatici, la neve si scioglie più velocemente e le alghe diventano sempre più luminose: più calore assorbe l’alga, più la neve ne risente. Ciò, a sua volta, porta ad un maggiore riscaldamento, più fusione e più fioritura delle alghe.