Cosmetici e prodotti non testati sugli animali: tutti i nomi delle aziende cruelty free
Cosmetici e prodotti non testati su animali. Quali sono e dove si possono trovare? Fortunatamente con la legge 11 marzo 2013 in Europa è entrato in vigore il divieto di test su animali per gli ingredienti dei cosmetici: shampoo, bagnoschiuma, make up, crema da barba, sapone, creme di ogni tipo. Ecco la lista aggiornata delle ditte che rispettano i nostri amici animali.
Vent’anni di battaglie che hanno portato a un grande risultato: salvaguardare gli animali che venivano trattati in laboratorio e su di essi venivano testati i prodotti che normalmente poi arrivano nelle nostre case.
Prima della legge, un nuovo ingrediente poteva venir sottoposto ad alcuni test su animali se eseguiti in laboratori al di fuori dell’UE. Come spiega VIVO – Comitato per un Consumo Consapevole / NOVivisezione erano test molto invasivi per gli animali, sempre letali.
Parliamo di tossicità ripetuta (agli animali vengono somministrate basse dosi di sostanza da testare per periodi di tempo lunghi, anche per tutta la vita dell’animale); tossicità riproduttiva (la capacità della sostanza di creare difetti nella prole, quando somministrata a un animale in gravidanza); tossicocinetica (come la sostanza raggiunge le cellule e gli organi e causi eventuali danni biologici).
Grazie al nuovo divieto, ora in Europa non possono essere venduti prodotti che contengono ingredienti, sviluppati appositamente per il campo della cosmesi, che siano stati testati su animali, in qualunque parte del mondo, dopo l’11 marzo 2013. Naturalmente non diventano fuorilegge gli ingredienti testati prima di questa data.
Di seguito la lista delle aziende che rispettano lo Standard Internazionale cruelty-free ovvero si impegnano a:
Non testare su animali il prodotto finito, né commissionare questi test a terzi
Non testare i singoli ingredienti, né commissionare i test a terzi
Dichiarare che i test svolti dai suoi fornitori sulle materie prime usate sono avvenuti prima di un dato anno a sua scelta (per esempio, 1995)
Il che significa non usare più alcun ingrediente (chimico, di sintesi) nuovo, ma solo ingredienti completamente vegetali o ingredienti di sintesi già in commercio prima dell’anno scelto. Così facendo, non si incrementa di fatto la sperimentazione su animali.
In Kenya il primo impianto a energia solare che trasforma l’acqua dell’oceano in acqua potabile
Secondo un recente rapporto dell’UNICEF e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, oltre 2 miliardi di abitanti del pianeta non ha accesso all’acqua potabile.
Una persona su tre utilizza acqua contaminata o non controllata per lavarsi, cucinare, bere, spesso recuperata dopo aver percorso distanze notevoli a piedi o con mezzi di fortuna.
La maggioranza di queste persone, circa l’80%, vive infatti in aree rurali dove non esistono infrastrutture di base per poter avere accesso all’acqua o dove l’acqua non è sicura o è troppo distante.
Garantire l’accesso all’acqua potabile rappresenta una vera e propria sfida che l’ONG GivePower ha deciso di cogliere, costruendo il primo impianto di desalinizzazione dell’acqua a energia solare.
La struttura è stata installata lungo le coste della città di Kiunga, in Kenia, e grazie ad avanzati sistemi di filtrazioni è in grado di convertire l’acqua dell’oceano in acqua potabile.
Il territorio di Kiunga è particolarmente arido e prima della costruzione di questo impianto gli abitanti erano costretti ad affrontare un viaggio di un’ora per recuperare acqua sporca, contaminata e salata da un pozzo.
L’impianto ha richiesto un investimento di 500mila dollari e un mese di tempo per essere costruito. Grazie a questa nuova infrastruttura è possibile produrre fino a 50mila litri di acqua potabile al giorno.
normali impianti di desalinizzazione richiedono molta energia rivelandosi troppo costosi e spesso impossibili da costruire in zone in cui non esistono allacci alla rete elettrica.
Per questo motivo, GivePower ha progettato il Solar Water Farm, il primo impianto di desalinizzazione dell’acqua che funziona grazie a pannelli fotovoltaici che producono energia e che sfrutta batterie Tesla per immagazzinare tale energia.
Secondo la ONG la qualità dell’acqua prodotta dal solar Water Farm è migliore di quella di un impianto tradizionale e il processo non ha impatti ambientali negativi.
Visto il successo di questo nuovo impianto, GivePower sta raccogliendo fondi per poterne costruire altri in zone interessate da periodi prolungati di siccità così da garantire acqua potabile a sempre più persone.
La cannabis antibiotico naturale contro i batteri resistenti. Lo studio sul cdb oil
Un nuovo studio ha scoperto che il cannabidiolo è attivo contro batteri Gram-positivi resistenti ad altri antibiotici. La nuova ricerca apre le porte a nuovi possibili usi terapeutici del CBD, molecola già studiata per trattare ansia e infiammazione e utilizzata in alcune forme di epilessia.
’azione antibiotica del Cannabidiolo
Una nuova ricerca ha scoperto che il CBD oil è attivo contro i batteri Gram-positivi, tra cui lo Staphyloccocus aureus e lo Streptococcus pneumoniae, responsabili di molte infezioni anche gravi.
Nello studio, il cannabidiolo sembra aver dimostrato una potenza simile a quella di antibiotici di uso consolidato come la vancomicina o la daptomicina.
Il lavoro è stato guidato dal Dott. Mark Blaskovich dell’Institute of Molecular Bioscience’s Centre for Superbug Solutions dell’Università del Queensland.
La ricerca si è svolta in collaborazione con il Botanix Pharmaceuticals Ltd, una società che studia l’uso topico del cannabidiolo per disturbi della pelle.
In questo nuovo studio è stato utilizzato un farmaco contenente cannabidiolo, e l’aspetto particolarmente interessante emerso dalla sperimentazione è che il farmaco ha mantenuto la sua attività contro batteri altamente resistenti ad altri antibiotici di uso comune. Il cannabidiolo sarebbe infatti in grado di distruggere il biofilm prodotto dai batteri, che rende difficoltoso il trattamento delle infezioni.
Inoltre, il cannabidiolo non ha perso efficacia nell’uso prolungato, come invece avviene nel trattamento con altri antibiotici.
Il Dott. Blaskovich ha sottolineato che:
“Dati gli effetti antinfiammatori documentati dal cannabidiolo, i dati esistenti sulla sicurezza nell’uomo e il potenziale uso come antibiotico, questa molecola merita ulteriori indagini. La combinazione delle attività antimicrobica e infiammatoria nelle infezioni rendono il cannabidiolo particolarmente interessante.”
l cannabidiolo (CBD) è un cannabinoide presente nella Cannabis sativa ed è uno dei principali composti non psicoattivi che si possono estrarre dalla pianta di canapa.
Attualmente la somministrazione di CBD è approvata dalla FDA per trattare alcune forme di epilessia.
L’uso di CBD è stato già studiato per diverse patologie e disturbi, tra cui l’ansia, il dolore e l’infiammazione e oggi sembra aver dimostrato anche un’azione antibiotica.