Luisa Cascarano

Mar Tirreno: scoperti diversi nuovi vulcani Complessi vulcanici sottomarini scoperti nel Mar Tirreno, a largo della costa calabrese. L’annuncio è stato diffuso dall’INGV, Istituto Nazionale di Geologia e Vulcanologia, il cui studio (“Magmatism Along Lateral Slab Edges: Insights From the Diamante‐Enotrio‐Ovidio Volcanic‐Intrusive Complex (Southern Tyrrhenian Sea”) è stato condotto in collaborazione con l’Istituto per l’ambiente marino costiero del CNR e i ricercatori delle università di Palermo, di Messina, di Catania, di Roma La Sapienza. La pubblicazione dei risultati è avvenuta sulla rivista scientifica dell’AGU (American Geophysical Union) “Tectonics”. Il lavoro è stato evidenziato come “ricerca del mese”, per quanto riguarda settembre, dalla rivista EOS – Earth & Space Science News. La serie di vulcani scoperti dai ricercatori a circa 15 km dalla costa tirrenica calabrese rappresenta uno dei complessi più grandi presenti nei mari italiani. Si è sviluppato attraverso la fusione di materiali provenienti da una profonda spaccatura nella crosta terrestre e dal mantello lungo. Costituito dai vulcani Diamante, Enotrio e Ovidio, il gruppo si sarebbe formato negli ultimi 780.000 anni. Le analisi operate attraverso tecnologie quali sismica a riflessione, batimetria sonar multibeam, tomografia sismica e anomalie magnetiche hanno evidenziato una vasta area nella quale si trovano corpi magmatici solidificati a diverse profondità. Ha affermato Riccardo De Ritis, ricercatore INGV e primo autore dello studio: L’evoluzione geologica del Mediterraneo occidentale durante l’era Cenozoica è stata controllata principalmente dalla dinamica della placca adriatico-ionica in scorrimento (cd. subduzione) al di sotto della placca euro-asiatica. La segmentazione e fratturazione della litosfera oceanica sono processi che avvengono comunemente nei sistemi in subduzione e prevedono la formazione di porzioni di placche che si immergono nel mantello (cd. “slab”). l complesso vulcanico individuato nel Mar Tirreno è stato suddiviso in due porzioni. Una parte occidentale, più distante dalla costa, i cui edifici vulcanici presentano una morfologia accidentata e deformata da strutture tettoniche. Fonte: INGV

Luisa Cascarano

Zanzare: entomologo spiega perché pungono solo certe persone Le zanzare scelgono le loro vittime in base a determinati fattori olfattivi, indotti dalla presenza di alcuni batteri sulla pelle: ecco quali sono. Un entomologo olandese ha affermato di aver finalmente scoperto perché alcune persone vengono preferite dalle zanzare rispetto ad altre. Il ricercatori in questione si chiama Joop van Loon e lavora presso l’Università di Wageningen, nei Paesi Bassi. Secondo l’esperto di insetti le “vampire” estive risulterebbero attratte da determinati individui a causa della composizione del microbioma cutaneo. Lo studioso ha pubblicato le sue conclusioni sulla rivista “Live Science“. Secondo quanto affermato dal ricercatore olandese le zanzare sarebbero attirate nelle zone dove sono presenti gli esseri umani da un’invisibile traccia di anidride carbonica. Sarebbero però alcuni composti volatili diffusi attraverso le ghiandole sudoripare a orientare la scelta della “vittima”. Come ha spiegato van Loon: I batteri convertono le secrezioni delle nostre ghiandole sudoripare in composti volatili che vengono trasportati attraverso l’aria al nostro sistema olfattivo fino alle zanzare. Se la presenza di alcuni batteri sulla pelle determina il grado di interesse da parte delle zanzare, a consentire a quest’ultime di individuare anche a distanza di 50 metri i luoghi dove sono presenti gli esseri umani sarebbe il fatto che l’anidride carbonica espulsa dai polmoni non si mescolerebbe all’istante con l’aria circostante. Al contrario formerebbe una sorta di “cortina” nei pressi dell’individuo, allertando gli insetti e consentendo loro di trovarlo. Solo una volta in prossimità della persona le zanzare valuterebbero l’eventuale preferenza o meno per l’umano rintracciato, prendendo in considerazione come detto una serie di indicatori olfattivi indotti dalla eventuale presenza sulla pelle di alcuni batteri. Secondo recenti studi tuttavia il portare con sé un po’ di fondi di caffè rappresenterebbe un rimedio naturale contro le zanzare. L’odore agirebbe da repellente, tanto da respingere al mittente la minaccia. Stesso risultato sembrerebbe poter essere raggiunto utilizzando l’aroma di caffè liquido o bruciando in casa (su un foglio di carta stagnola e un piatto) un po’ di chicchi.

Luisa Cascarano

Le api riciclano la plastica, il perché del curioso adattamento Le api riciclano la plastica per costruire le proprie abitazioni. Un fenomeno che in questi anni ha scatenato l’attenzione di alcuni ricercatori, della York University Faculty of Science nel 2014 e del National Agricultural Technology Institute negli anni seguenti. Malgrado tale pratica potrebbe in apparenza apparire positiva, in realtà rappresenta più che mai la cartina tornasole di una ormai massiva infiltrazione del materiale nelle aree naturali. Il primo a riscontrare tale comportamento è stato il dottorando canadese Scott MacIvor, PhD Candidate presso la York University Faculty of Science, il cui studio è stato pubblicato sulla rivista Ecosphere. Stando a quanto affermato dal ricercatore nordamericano l’utilizzo di pezzetti di plastica sarebbe stato notato tra le api della specie Megachile rotundata, note per l’impiego di frammenti di foglie (a loro volta legati tra loro da resine vegetali). Il successivo studio argentino è stato coordinato da Mariana Allasino, National Agricultural Technology Institute. Secondo lo studio sudamericano le api analizzate si comportavano come le “cugine” canadesi, utilizzando frammenti di plastica al posto dei pezzetti di foglie solitamente impiegati. Il quantitativo “riciclato” risulta in entrambi i casi davvero modesto, per cui insufficiente a contribuire sia pur in maniera ridotta alla lotta all’inquinamento da plastica. Non rappresenta una soluzione al problema quindi, ma piuttosto un suo aspetto ancora più preoccupante che indica come la pervasività del materiale sia ormai elevata. Tanto che la natura si trova ormai costretta a venire a patti con i cambiamenti imposti dal consumismo antropico.

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