Luisa Cascarano
Gli effetti dell'inquinamento acustico sugli uccelli A causa dell'inquinamento acustico, gli uccelli di città sono costretti a cantare in modo più complesso rispetto a quelli che vivono in zone selvatiche.Si chiama ANP, che sta per anthropogenic noise pollution, cioè inquinamento acustico antropogenico – e comprende in sostanza tutto il rumore che produciamo noi esseri umani con le nostre attività : traffico, industrie, aerei e camion, città affollate... È un fenomeno ormai ben noto e i cui effetti sul mondo naturale vengono studiati da anni a livello locale: è proprio così per esempio che abbiamo scoperto che costruire piattaforme in mare disturba il comportamento sociale di molti uccelli, o che nelle zone eccessivamente rumorose finiscono per andare in sofferenza quei mammiferi marini che fanno largo uso di comunicazione subacquea. Nessuno, però, si era mai preoccupato finora di studiare le conseguenze dell'inquinamento acustico su scala continentale: è proprio quello che hanno fatto un gruppo di ricercatori della School of Forestry and Wildlife Sciences di Auburn, in Alabama, che hanno analizzato gli effetti dell'ANP su 322 specie di uccelli che vivono nel continente americano.ALZARE LA VOCE PER FARSI SENTIRE. I risultati dello studio - condotto incrociando i dati sull'ANP forniti dal National Park Service e quelli sugli uccelli, raccolti in anni di osservazioni sul campo e contenuti nel database pubblico eBird - hanno dimostrato principalmente due cose. Innanzitutto, che nelle zone antropizzate (ovvero quelle aree che in qualche modo sono state alterate dall'uomo) l'inquinamento acustico prodotto dalle nostre attività è doppio rispetto a quello presente nelle zone selvatiche, in particolare le foreste. Poi, ed è questo forse il risultato più interessante, si è rilevato che il canto degli uccelli che vivono a stretto contatto con l'uomo è molto più complesso di quello dei loro "cugini di campagna": questa è una conseguenza del fatto che in un ambiente antropizzato è più difficile distinguersi dal rumore di fondo e farsi notare, ed è quindi necessario elaborare metodi espressivi più complessi.
Luisa Cascarano
Egitto: scoperta la più antica mappa per l'Aldilà Un frammento del Libro delle due Strade trovato in un sarcofago dell'Antico Egitto di 4000 anni fa: è forse la più antica guida illustrata. Nell'Antico Egitto neanche il decesso concedeva il meritato riposo - o almeno, non subito: prima di raggiungere Rostau, il regno glorioso di Osiride, signore della morte, il defunto doveva intraprendere una sorta di simbolica corsa ad ostacoli nell'Aldilà , un viaggio verso una nuova vita a tutti gli effetti, talmente pericoloso da meritare un'apposita guida scritta. Un frammento di questo testo - chiamato Libro delle due Strade, per via dei due percorsi (via terra o via acqua) che conducevano a Rostau - è stato ritrovato in un sarcofago di almeno 4000 anni fa. Secondo gli archeologi si tratterebbe della più antica copia nota di questo testo sacro, nonché, forse, del primo "libro illustrato" di cui si abbia conoscenza.DI FACILE CONSULTAZIONE. La scoperta, di recente descritta sul Journal of Egyptian Archaeology, risale in realtà al 2012. Un team di archeologi delle Università di Liverpool (Regno Unito) e di Leuven, in Belgio, stava conducendo una serie di scavi nella necropoli di Dayr al-Barshā, un antico cimitero per le personalità di alto rango in uso nel Medio Regno (2055-1650 a.C.). In fondo a una tomba ignorata dalle precedenti generazioni di archeologi, perché chiaramente saccheggiata dai tombaroli, i ricercatori hanno trovato i resti di un sarcofago di legno decorato con una serie di geroglifici - una sorta di guida portatile al viaggio nell'Aldilà illustrata direttamente sulle assi interne della cassa, dove sarebbe stata facilmente accessibile al defunto. UN COLPO DI FORTUNA. Le istruzioni sono risultate - a sorpresa - i resti di una copia del Libro delle due Strade, una versione incompleta e non in forma "di libro", ma comunque la più antica finora descritta in una pubblicazione scientifica. La tomba risale all'epoca del faraone Mentuhotep II, che regnò fino al 2010 a.C.: la guida è dunque almeno 40 anni più vecchia di tutte le altre copie scoperte da un secolo a questa parte. Benché esistano altre rappresentazioni più arcaiche e più semplici dell'Aldilà egizio, il Libro delle due Strade lo descrive in un modo più complesso ed elaborato: alcuni studiosi lo considerano per questo motivo "il primo libro illustrato" della Storia.LIBRETTO DI ISTRUZIONI. La guida appena scoperta decorava il sarcofago di una donna di alto rango di nome Ankh, alla quale però ci si riferisce, nel testo, con pronomi maschili. Un particolare importante, per comprendere l'origine di questo testo: secondo la religione egizia, Osiride dominava l'Aldilà ... da morto, e l'intero culto in suo onore ruotava attorno alla possibilità di riportarlo in vita attraverso i riti sacri. Le "istruzioni" contenute nel Libro delle due Strade potrebbero aver avuto origine dalle cerimonie religiose in cui i sacerdoti tentavano di far rivivere Osiride attraverso la preghiera. Solo successivamente, queste stesse formule sarebbero state usate per i comuni defunti, mantenendo però il pronome maschile usato per la divinità . Nell'impianto generale della guida rimaneva comunque spazio per la personalizzazione. Per esempio il viaggio di Ankh sarebbe stato funestato, stando ai simboli, da un anello di fuoco, da demoni e spiriti, contro i quali ci si poteva difendere solo a colpi di incantesimi. Il frammento di libro scoperto sembra contenere istruzioni specifiche per formulare questi sortilegi.
Luisa Cascarano