Luisa Cascarano

Intesa Facebook-Luxottica per sfidare Apple e Samsung: gli occhiali del futuro sostituiranno lo smartphone Facebook ha avviato una partnership con Luxottica, società madre di Ray-Ban, per introdurre sul mercato un tipo di occhiali smart, come hanno riportato sia Cnbc, sia The Information. Cnbc ha riportato per prima che la partnership con Luxottica sarebbe incentrata sugli occhiali Ar (a realtà aumentata) di Facebook, chiamati internamente “Orion”. Gli Orion, che l’azienda ha in programma di lanciare tra il 2023 e il 2025, sono in via di progettazione con l’obiettivo che sostituiscano gli smartphone, ha detto a Cnbc una fonte che ha familiarità con il progetto. Le funzionalità previste comprendono il live streaming dal punto di vista di chi indossa gli occhiali, le telefonate e un display sul quale l’utente potrà leggere informazioni mentre porta gli Orion The Information ha riportato in seguito che la partnership in realtà riguarderebbe gli occhiali smart di Facebook con la denominazione interna di “Stella”. Questi occhiali saranno simili agli Spectacles di Snap, in quanto consentiranno agli utenti di scattare fotografie e registrare video dal proprio punto di vista. Visita l’homepage di Business Insider per leggere altri articoli. Facebook ha avviato una partnership con Luxottica, società madre di Ray-Ban, per introdurre sul mercato un tipo di occhiali smart, come hanno riportato sia Cnbc, sia The Information questo martedì. Ma il tipo esatto di occhiali smart ai quali è legata la partnership di Facebook con Luxottica non è del tutto chiaro. Cnbc ha riportato per prima che la partnership con Luxottica riguarderebbe gli occhiali Ar (a realtà aumentata) di Facebook, chiamati internamente “Orion”. Questo prodotto è in via di progettazione con l’obiettivo che sostituisca lo smartphone, ha detto a Cnbc una fonte che ha familiarità con il progetto. È previsto che questi occhiali fantascientifici facciano le cose più diverse, dalla proiezione di elementi visivi sulle lenti alla realizzazione di chiamate e al live streaming di contenuti video. Successivamente, però, The Information ha riportato che la partnership con Luxottica riguarderebbe in realtà gli occhiali smart di Facebook con la denominazione interna di “Stella”. Questi occhiali rappresentano un progetto molto meno ambizioso e saranno simili agli Spectacles di Snap, che consentono agli utenti di registrare video. Facebook sta sviluppando un assistente vocale — come Siri di Apple o Alexa di Amazon — in abbinamento ai suoi smart glasses. I possessori di Orion e Stella dovrebbero essere in grado di comunicare con gli occhiali in questo modo, come ha riportato Cnbc riguardo agli Orion e The Information riguardo agli Stella. Gli Orion dovrebbero entrare in commercio tra il 2023 e il 2025, secondo Cnbc. Queste date rappresentano una proroga rispetto al piano originario, che prevedeva il lancio nel 2020, come aveva comunicato una fonte a Business Insider a gennaio. Facebook si è trovata a dover superare la sfida di ridurre le dimensioni degli Orion fino a livelli desiderabili per i potenziali possessori, ha detto a Cnbc una fonte che ha lavorato a questo progetto. Quanto agli occhiali Stella, secondo quanto ha rivelato a The Information una fonte che ha familiarità con il progetto, la partnership con Luxottica starebbe aiutando Facebook a capire se le persone siano interessate a indossare un prodotto con il brand Facebook. Facebook ha spostato centinaia di dipendenti dai Facebook Reality Labs, che si occupano di ricerca, a un team dedicato ai prodotti Ar, aveva riportato a gennaio Business Insider. La ristrutturazione del team è stata una delle iniziative prese da Facebook per intensificare gli sforzi volti alla creazione dei suoi occhiali Ar. “Siamo passati a una struttura organizzativa più funzionale l’anno scorso, e abbiamo inserito le attività sui prodotti Ar nella nostra struttura dedicata ai prodotti togliendole dal laboratorio di ricerca, adesso che siamo più vicini al lancio” aveva detto a Business Insider a gennaio la portavoce di Facebook Tera Randall.

Luisa Cascarano

Un intero paese sardo mobilitato per il progetto artistico "Cuore mio" Un intero paese, poco meno di 1500 anime, si mobilita: un colpo di reni contro l'inerzia che aggredisce i piccoli centri, un grido contro lo spopolamento che, nel cuore della Sardegna, è minaccia di comunità a rischio di estinzione. Ulassai, nel cuore della della sub regione barbaricina dell'Ogliastra, rifiuta il destino marginale che la natura e il disimpegno degli uomini gli hanno riservato e rilancia con un progetto artistico che coinvolge la comunità intera. A distanza di quasi quarant’anni da "Legarsi alla montagna", prima opera di arte relazionale a livello internazionale di Maria Lai, una delle voci più intense dell'arte contemparanea nell'isola, la Fondazione di Sardegna e la Fondazione Stazione dell’Arte si incontrano per dare vita a un progetto che è molto più di un semplice tributo all’artista di Ulassai, grazie all’intervento di Marcello Maloberti. Il 21 Settembre, sulla montagna di Ulassai, è prevista l’inaugurazione di un’opera site-specific di carattere permanente che entrerà a far parte della collezione del Museo a Cielo Aperto Maria Lai. L’installazione sarà seguita da una performance che, a partire dal tramonto e fino a tarda sera, coinvolgerà la comunità di Ulassai per le strade del paese e nella centrale piazza Barigadu. Queste azioni costituiscono il progetto “Cuore mio”, concepito dall’artista Marcello Maloberti, curato da Davide Mariani, direttore del museo dedicato a Maria Lai, nell’ambito dell’ormai consolidato percorso di produzione di opere e progetti d’arte contemporanea sul territorio regionale, coordinati dalla Fondazione di Sardegna attraverso la piattaforma “AR/S - Arte Condivisa in Sardegna”. L'Anteprima: Ulassai a Roma Il progetto è stato preceduto da un’anteprima che si è tenuta tra il 18 e il 19 giugno presso il Museo MAXXI di Roma, in occasione dell’inaugurazione della mostra dedicata a Maria Lai. Le due giornate hanno visto la presenza, all’entrata del museo, di due addetti alla sicurezza intenti a sorreggere il cartello stradale di Ulassai. Ad accogliere i visitatori è stata dunque una “scultura vivente” che, grazie a una serie di rimandi e riferimenti concettuali, ha dato vita a una vera e propria “sbandata geografica”. Attraverso il cartello stradale, Marcello Maloberti ha collegato idealmente due luoghi distanti ma emblematici della biografia e del percorso di Maria Lai: Ulassai e Roma. Il 21 settembre a Ulassai, Maloberti vuole riprendere metaforicamente quel famoso nastro celeste che, nel 1981, ha unito tutte le case del piccolo borgo dell’Ogliastra alla montagna. Sarà lì, tra i maestosi Tacchi (i monti calcareo-dolomitici il cui nome deriva dalla conformazione tipica a un tacco di scarpa), che ora, a distanza di quasi quarant’anni da Legarsi alla montagna, il cartello stradale verrà collocato in verticale, come una bandiera, quasi a indicare l’inizio di un altro paese sospeso tra cielo e terra. E proprio una bandiera a scacchi, che allude al celebre lavoro di Maloberti, La vertigine della signora Emilia (1992), in cui la madre e la nonna dell’artista sono vestite con una tovaglia da pizzeria a quadretti rossi e bianchi, in un’atmosfera a metà tra de Chirico, le contadine russe di Malevič e le gemelline inquietanti del film Shining di Kubrick, accompagnerà il corteo sulla montagna, come un dragone da Capodanno cinese, per l’inaugurazione dell’installazione permanete "Cuore mio" che, da quel momento, entrerà a far parte della collezione di opere pubbliche del Museo a cielo aperto Maria Lai. A seguire, al centro dell’abitato di Ulassai, Maloberti darà vita ad un’altra azione “partecipata”, questa volta in Piazza Barigau, già teatro di un’altra opera di Maria Lai, Il volo del gioco dell’oca (2003). La dimensione ludica dell’intervento dell’artista sarda, ispirato al tradizionale “gioco dell’oca”, ben si presta a fungere da cornice ideale per la messa in scena di Circus (2003-in corso), campeggio itinerante realizzato da Maloberti, a partire dal 2003

Luisa Cascarano

L'importazione di soia dal Brasile contribuisce alla deforestazione Se l'Amazzonia brucia una parte di responsabilità è anche francese: durante il G7 di Biarritz, l'ammissione di Emmanuel Macron ha sollevato la questione: dal Brasile, la Francia importa soia, le cui coltivazioni contribuiscono alla deforestazione. Un business legato ai mangimi per gli allevamenti di bestiame. Per dar da mangiare alle sue "signore", come chiama lui le sue mucche, Alexandre Armel prepara, ad esempio, due volte al giorno una miscela di fieno, cereali e soia. "È un mangime a un prezzo molto ragionevole - dice l'agricoltore - e la soia ha un alto livello proteico, che permette un rapido ingrasso degli animali". L'analisi di Guillaume Petit per Euronews: "La Francia importa la soia principalmente dal Brasile, soprattutto per nutrire gli animali. Di conseguenza, per soddisfare la domanda proveniente dall'Europa e dalla Cina, alcuni agricoltori brasiliani bruciano gli appezzamenti forestali per coltivarla, contribuendo alla deforestazione dell'Amazzonia". Ma l'autarchia produttiva è lontana: per diventare autosufficiente, l'Europa avrebbe bisogno di una superficie coltivabile enorme. Il settore zootecnico in Europa dipende dunque in misura significativa dalla produzione di Paesi terzi. "Se volessiomo raggiungere i 15 milioni di ettari, necessari per produrre i semi di soia che importiamo dai paesi dell'America Latina, significherebbe avere a disposizione un'area più grande di Austria, Belgio e Slovenia insieme", spiega Marco Contiero di Greenpeace Europa. Nel frattempo, ogni anno, 33 milioni di tonnellate di semi di soia vengono importati in Europa dal Brasile o dagli Stati Uniti. Una dipendenza che risale agli accordi commerciali firmati negli anni '60, che hanno limitato la superficie coltivata a soia in Europa, per concentrarsi sui cereali. Secondo la COPA-COGECA, federazione di associazioni agricole con sede a Bruxelles, gli accordi sollevano interrogativi sugli standard sanitari:" È davvero importante per noi che non si possano importare materie prime e cibo prodotti con modalità che qui in Europa non sono permesse", dice Pekka Personen, segretario generale della COPA-COGECA. Ma ci sono attività che hanno puntato sulla coltivazione della soia: vicino a Chalon-sur-Saone, Lionel Borey la coltiva da più di 10 anni. Continua anche a produrre cereali, altrimenti la sua attività non sarebbe molto redditizia. Ma, secondo lui, produrre soia in Europa ha il vantaggio di prevenire in parte la desertificazione e di garantire il rispetto degli standard sanitari: "Intanto - dice - non si tratta di ogm, si produce tutto senza glifosato e, quindi, il raccolto richiede meno prodotti chimici, rispetto alla soia brasiliana". Nel 2018, la Commissione europea ha promesso di sostenere i produttori nell'ambito della futura Politica Agricola Comune e il dossier potrebbe essere inserito nell'ordine del giorno della nuova Commissione. Nel frattempo, i vegani suggeriscono di smettere di mangiare carne. Ma, a dispetto del suggerimento eco-salutare, il consumo di carne in Europa è lontano dall'essere in calo.

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