Luisa Cascarano

La favola giapponese del bambù che ti insegna a tenere duro nonostante le avversità Ci sono momenti nella vita in cui tutto sembra perduto, in cui ogni sforzo sembra essere stato vano. Fasi inevitabili per chiunque, che possono essere però affrontate con uno spirito diverso, proprio come racconta questa favola giapponese del bambù. La leggenda racconta che due agricoltori passeggiavano per il mercato, quando la loro attenzione venne catturata da alcuni semi sconosciuti. Chiesero al venditore cosa fossero e quello rispose che venivano dall’Oriente e che erano speciali. Ma non svelò il perché ai due curiosi, dicendo loro che se li avessero acquistati e piantati, dando loro solo acqua e concime, lo avrebbero scoperto da soli. I due agricoltori li acquistarono ed entrambi li piantarono, seguendo i suggerimenti del venditore. Passò un periodo e nulla accadde, nonostante altre piante fossero già fiorite e avessero dato frutti. Uno dei due si lamentò sostenendo che quei semi erano una truffa. Da quel momento non se ne prese più cura. L’altro agricoltore tenne duro e continuò a concimarli. Tuttavia nulla accadeva. Era passato talmente tanto tempo che anche l’agricoltore più tenace era sul punto di lasciar stare, ma un giorno vide finalmente crescere un bambù. E in sole 6 settimane le piante raggiunsero l’altezza di 30 metri. Durante il lungo periodo di inattività il bambù aveva generato un articolato sistema di radici, grazie al quale avrebbe poi potuto prosperare per molto tempo. Cosa significa? Che non dobbiamo voler ottenere tutto subito e che nei momenti più duri, apparentemente senza senso, ci vogliono pazienza e perseveranza, segreti della resilienza, e forse anche un pizzico di fiducia nella vita. La leggenda insegna anche che senza radici siamo perduti, e nonostante farle crescere richieda molto sforzo, è fondamentale lavorare sodo perché siano solide e durature. Una base senza la quale siamo foglie al vento! Altra cosa che ci insegna la storia giapponese è l’inevitabile alternanza di alti e bassi, in qualunque ambito, che non va combattuta ma accettata. Così come l’alternanza di buio e luce, attività e passività, “opposti” che non possono esistere gli uni senza gli altri, come d’altronde ci insegna la natura.

Luisa Cascarano

Il dramma delle donne indiane costrette a togliere l’utero per lavorare di più nei campi Se sei una donna indiana che lavora nelle piantagioni di canna da zucchero, non puoi perdere neanche un giorno di lavoro. I fastidi del ciclo mestruale non sono ammessi, per cui ‘il problema’ si risolve con un aut aut: o togli l’utero o non lavori più. Ne abbiamo parlato tante volte, in India come in altre zone del continente asiatico, le mestruazioni sono ancora un tabù, tanto che, nei giorni del ciclo, le donne vengono considerate impure e quindi allontanate dalla vita sociale. Ma non si tratta solo di una questione di isolamento e stereotipi, ma di qualcosa di ben più grave. Nello stato occidentale del Maharashtra, a migliaia di giovani donne è stato rimosso l’utero e nella maggior parte dei casi, ciò è successo proprio perchè le mestruazioni vengono viste come un impedimento al lavoro nei campi. La stragrande maggioranza delle donne, in particolare quelle provenienti da famiglie povere, senza garanzie e senza istruzione, sono costrette a fare scelte che hanno un impatto a lungo termine e irreversibile sulla loro salute e sulla loro vita. Ogni anno, decine di migliaia di famiglie povere dei distretti di Beed, Osmanabad, Sangli e Solapur migrano verso i più ricchi distretti occidentali dello stato – noto come “la cintura di zucchero” – per lavorare per sei mesi nei campi di canna da zucchero. Una volta lì, sono in balia degli avidi caporali che non perdono occasione per sfruttarli. E il rapporto con le lavoratrici è sempre problematico. Innanzitutto sono riluttanti nell’assumerle perché il taglio delle canne è pesante e ci vuole molta forza fisica, ma soprattutto perché temono che, durante il ciclo mestruale, possano perdere qualche ora di lavoro per colpa di un qualche malessere. Se mancano un giorno di lavoro, devono pagare una penalità. Chi lavora nei campi vive nelle capanne o tende, non ci sono servizi igienici, la raccolta avviene anche di notte e non ci sono orari fissi. A causa delle cattive condizioni igieniche, molte donne prendono delle infezioni e proprio in quel momento, invece di garantire le comuni norme,medici senza scrupoli le incoraggiano a sottoporsi a interventi chirurgici non necessari, quando basterebbe trattare il problema con semplici medicine. La maggior parte di queste donne a 20 anni ha già due o tre figli, quindi i medici trovano terreno fertile nel convincerle a sottoporsi agli interventi. Per questo motivo, interi villaggi sono stati ribattezzati come “villaggi di donne senza grembo”. Il mese scorso. la questione è stata sollevata durante un’assemblea statale dal legislatore Neelam Gorhe e il ministro della sanità del Maharashtra, Eknath Shinde che ha ammesso che c’erano state 4605 isterectomie nel distretto di Beed in tre anni. Chiaramente, ha sottolineato, che non tutte erano state fatte su mietitrici di canna da zucchero, ma comunque è stata istituita una commissione incaricata di indagare sui diversi casi. La maggior parte delle donne ha meno di 40 anni e alcune hanno ancora 20 anni e in tante dicono che la loro salute è peggiorata da quando hanno subito l’ intervento chirurgico. Una donna ha parlato di “dolore persistente alla schiena, al collo e al ginocchio” e di come si sveglia al mattino con “mani, viso e piedi gonfi”. Un’ altra si lamentava di “vertigini costanti” e di come non fosse più in grado di percorrere anche brevi distanze. Di conseguenza, entrambe hanno affermato di non essere più in grado di lavorare nei campi. Anche nel settore abbigliamento, la situazione non cambia di molto. Nello stato meridionale del Tamil Nadu, molte donne dicono che quando si sono lamentate per dolori legati al ciclo mestruale, non è stato dato loro un giorno libero, ma farmaci senza etichetta o droga. Secondo quanto riferito dalla Thomson Reuters Foundation, tutte le 100 donne intervistate hanno detto di aver ricevuto droghe e farmaci senza etichetta e più della metà ha dichiarato che, la loro salute aveva sofferto, ma che non avevano scelto perché non si potevano permettere di perdere un giorno di lavoro

Luisa Cascarano

Giardini di Ninfa: tutte le aperture straordinarie di ottobre Ad ottobre sarà possibile visitare i Giardini di Ninfa, prenotando in anticipo una delle giornate di apertura straordinaria. Piacevole novità per le 4 date in programma è che, con lo stesso biglietto, si potranno visitare anche altre bellezze della zona. Ninfa è una città medievale ormai fantasma che si trova in provincia di Latina e intorno alla quale sorge un meraviglioso giardino, considerato il più romantico al mondo, secondo il New York Times. La realizzazione di questo paradiso naturale è merito della nobile famiglia nobile dei Caetani che ancora oggi, tramite la Fondazione Roffredo Caetani, lo gestisce. Il giardino è generalmente chiuso ma ogni anno viene aperto in alcune date, da aprile a novembre, per dare modo a chi vuole di visitarlo (e vale davvero la pena!). Stavolta l’offerta è ancor più allettante dato che, con un unico biglietto, oltre agli splendidi Giardini di Ninfa sarà possibile visitare anche i centri storici di Sermoneta, Norma o Cori, conoscere i prodotti del territorio in collaborazione con l’associazione “Strada del vino, dell’olio, dei sapori della provincia di Latina” e avere prezzi agevolati in alcuni ristoranti della zona. e aperture straordinarie di ottobre Ad ottobre si potranno visitare i Giardini di Ninfa nelle seguenti date (aperture straordinarie): DOMENICA 13 OTTOBRE 2019 – SCOPRI CORI Oltre al giardino, in questa domenica sarà possibile scoprire le bellezze di Cori che aprirà ai visitatori il complesso monumentale di Sant’Oliva, l’oratorio dell’Annunziata, il tempio di Ercole e il Lago di Giulianello (15 minuti di auto da Cori più 15 minuti piedi). DOMENICA 20 OTTOBRE 2019 – PASSEGGIA NEL MEDIOEVO Prenotando questa data si potrà visitare anche il Comune di Sermoneta. Per l’occasione saranno aperti al pubblico: il Museo Diocesano, il Museo della Ceramica, il Complesso Monumentale di San Michele Arcangelo, il Castello Caetani. SABATO 26 OTTOBRE 2019 – PERCORRI ANTICHE VIE Con questa prenotazione è possibile visitare in accoppiata al giardino le bellezze del Comune di Norma. Saranno aperti al pubblico con visite guidate: il centro storico e il sito archeologico di Norba. Nella stessa data a Norma è prevista anche la Sagra della Castagna. DOMENICA 27 OTTOBRE 2019 – ASSAPORA L’AUTUNNO Nell’ultima data appuntamento con l’Associazione Strada del vino. L’Azienda Agricola Biologica Marco Carpineti apre le porte per una visita in cantina, alla scoperta del Bellone, vitigno autoctono. La visita terminerà con un brindisi in bottaia a base di Kius, lo spumante che ha reso famoso Marco Carpineti nel mondo. Queste aperture straordinarie si uniscono a quelle più classiche del 5 e 6 ottobre e a quella del 19 ottobre che aderisce alle Giornate dei Parchi Letterari (durante la visita si è accompagnati da attori professionisti che reciteranno brani di prosa e poesia negli angoli più suggestivi del giardino).

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