Luisa Cascarano
Castagna ‘matta’ in tasca contro il raffreddore: il leggendario rimedio naturale dell’autunno Secondo la tradizione popolare contadina tenere una castagna in tasca aiuta a prevenire il raffreddore. Ma cosa c’è di vero? Tipiche dell’autunno, le castagne sono un frutto molto amato e apprezzato non solo per il gusto dolce e la consistenza corposa ma anche per le loro qualità e proprietà benefiche. Sempre in autunno è frequente prendere il raffreddore. Ma che rapporto ci può essere tra questo malanno e le castagne? I contadini erano soliti utilizzare un curioso e antico rimedio contro il raffreddore che sfrutta proprio le virtù benefiche della castagna. Starete immaginando un decotto a base di questo frutto, uno sciroppo o quant’altro e invece si tratta semplicemente di mettere una castagna in tasca! In realtà va fatta una precisazione importante: la castagna da utilizzare per tenere alla larga il raffreddore non è quella che comunemente conosciamo, ma la castagna d’india o “di cavallo”, la cosiddetta castagna matta! Si tratta di quelle castagne lucide e tonde che sono il frutto (non commestibile e tossico) dell’ippocastano e non dunque quello del castagno. La tradizione vuole che si tenga nella tasca del cappotto per tutto l’inverno in modo tale da evitare i malanni ma c’è anche chi ritiene sia sufficiente conservarla in auto, sulla scrivania o in borsa. Ma da cosa deriverebbero i benefici di questo rimedio? Le origini della credenza derivano dalle proprietà che hanno le castagne matte nel lenire i sintomi di raffreddore e asma nei cavalli. Gli esseri umani, però, non possono in alcun caso ingerirle in quanto sono tossiche e di conseguenza pericolose. Il principio attivo interessante per il trattamento del raffreddore è l’escina che queste castagne contengono e che ha azione antinfiammatoria oltre che utile a favorire il drenaggio linfatico e la permeabilità capillare. E’ evidente che in questo rimedio non vi è nulla di scientifico, difficile che le proprietà di un frutto possano migrare dalla tasca ai virus presenti nell’organismo ma rimane comunque una proposta affascinante e un po’ magica, retaggio di un sistema culturale del nostro passato da non dimenticare. L’avete mai provato anche solo per curiosità?
Luisa Cascarano
A Bologna tornano le luminarie ‘musicali’: quest’anno saranno dedicate a Cesare Cremonini Ancora una volta le luminarie di via D’Azeglio, a Bologna, saranno dedicate a un cantante. Se l’anno scorso fu scelto Lucio Dalla con “L’anno che verrà“, quest’anno si è optato per Cesare Cremonini, essendo il ventennale della sua carriera. Il testo che illuminerà la strada è quello di “Nessuno vuole essere Robin“, montato su 30 luminarie che andranno da Piazza Maggiore all’incrocio con le vie Farini e de’ Carbonesi. A chiedere al cantante la possibilità di utilizzarlo sono stati il Consorzio dei commercianti di via d’Azeglio’, in accordo con il Comune, la Fondazione Sant’Orsola, con il supporto di Live Nation. Le luminarie, com’è accaduto l’anno scorso, una volta dismesse saranno vendute e il ricavato servirà a raccogliere fondi per il reparto oncologia dell’ospedale Sant’Orsola. Cremonini, sulla propria pagina facebook ha commentato: “Via D’Azeglio è la Bologna che amo. Quella da camminare, da respirare e da attraversare con il ghigno caratteristico dei bolognesi che sanno prendere a sberle la vita di tutti i giorni con la loro proverbiale ironia e quel pizzico di follia che li contraddistingue. Ora che si potranno leggere le rime di una mia canzone tra le luminarie della città dei poeti e dei cantanti, il cuore mi sobbalza di gioia e provo un senso di gratitudine ancora più forte verso la mia amata città.” La scelta del brano non è casuale ma ispirata alle parole di Lucio Dalla che, come spiega Cremonini, diceva “che l’impresa eccezionale è essere normale. In un mondo in cui molti si travestono da supereroi, Bologna resta orgogliosamente una città a misura di Robin, un approdo sicuro per tutti gli essere umani.”
Luisa Cascarano