Luisa Cascarano
Tutto quello che c'è da sapere sulle zanzare OGM del Brasile Contrariamente alle aspettative una popolazione di zanzare geneticamente modificate ha generato zanzare in grado di riprodursi. Sono pericolose? Forse. Le zanzare sono gli animali più pericolosi del mondo: a causa delle loro punture, circa 700 milioni di persone ogni anno contraggono una qualche malattia (malaria, dengue, zika...), e di queste più di un milione muoiono, per la maggior parte dei casi in Paesi dove l'accesso alle cure non è immediato. Non sorprende quindi che siano le candidate numero uno per tutti gli esperimenti di controllo della popolazione con mezzi genetici: è da circa dieci anni, per esempio, che la compagnia inglese Oxitec conduce test di questo genere in Brasile, Malesia e isole Cayman, rilasciando in natura zanzare geneticamente modificate (tutte di sesso maschile, che dunque non pungono) in modo da portare un gene che, se trasmesso alla prole, la condanna alla morte prima del raggiungimento della maturità sessuale; il risultato dovrebbe essere una riduzione consistente delle popolazioni locali. La vita vince sempre. Uno studio pubblicato su Scientific Reports ha però messo in allarme la comunità scientifica e provocato le ire della stessa Oxitec. Il documento illustra i risultati di una ricerca condotta in Brasile, nelle zone nelle quali Oxitec ha rilasciato i suoi esemplari geneticamente modificati; il team guidato dal genetista Jeffrey Powell (Yale University, USA) ha scoperto che alcuni individui geneticamente modificati (GM) non solo sono sopravvissuti e sono riusciti a riprodursi (il che era previsto), ma che hanno messo al mondo figli sani e in grado di raggiungere a loro volta la maturità sessuale. La conseguenza è che una piccola porzione della popolazione di zanzare della città di Jacobina, in Brasile, porta dentro di sé i geni modificati in laboratorio dei propri genitori. «Dio ci scampi! Siamo nelle mani degli ingegneri...» Ian Malcolm (Jeff Goldblum) in Jurassic Park (Steven Spielberg, 1993) Zanzare mutanti. La notizia è dirompente: «Il fatto importante», spiega il coordinatore dello studio, «è che è successo qualcosa di inaspettato. Le cose in natura non vanno mai come in laboratorio». Non sappiamo ancora se queste zanzare GM siano a loro volta in grado di riprodursi, e quale effetto possano avere i loro nuovi geni: Oxitec, però, spinge da giorni perché l'articolo venga ritirato e i suoi contenuti smentiti (finora è riuscita solo a ottenere l'inserimento di un disclaimer che dice che l'articolo è in fase di revisione); il motivo sono quelle che secondo la compagnia inglese sono "speculazioni perniciose": lo studio afferma infatti che le zanzare GM potrebbero aver sviluppato una maggiore resistenza agli insetticidi, o una maggiore capacità di trasmettere malattie. Secondo Oxitec non esistono prove a supporto di queste affermazioni, e gli unici dati certi sono quelli relativi al calo di popolazione causato dall'introduzione di zanzare GM: fino al 96%, in alcune zone del Brasile.Volevi solo soldi, soldi. Posto che le zanzare GM esistono e che non conosciamo ancora l'impatto che potrebbero avere mischiandosi con quelle "naturali", lasciateci chiudere con una considerazione. La vicenda è legata a doppio filo (anche) a fattori economici: Oxitec è una compagnia privata, ed è naturale che reagisca con veemenza alle accuse. Quel che è paradossale è che sembra che a Oxitec abbiano letto gli articoli relativi allo studio, e non lo studio stesso, nel quale non si punta il dito contro i geni modificati, ma si fa notare che le "nuove" zanzare sono ibridi tripli, nati da esemplari cubani "mischiati" con esemplari messicani e poi introdotti in natura in Brasile: una diversità genetica che potrebbe rinforzare la popolazione, suggeriscono gli autori, che spiegano invece come abbiano «confrontato le
Luisa Cascarano
Anno bisestile: tutte le curiosità da sapere Quando un anno è bisestile e perché? I sistemi per misurare il tempo che si sono susseguiti sin dall’antichità presentavano tutti delle imprecisioni. L’anno bisestile è stato introdotto proprio per correggere questi errori. La Terra, infatti, compie una rivoluzione completa attorno al Sole in un tempo che è circa, ma non esattamente, lo stesso tempo che impiega per compiere 365 rotazioni su se stessa: 365 giorni e un quarto. Calendario giuliano. Nel 46 a. C. fu inaugurato da Giulio Cesare il calendario giuliano: assumendo che ogni anno fosse di 365 giorni, incluse ogni quattro anni un anno di 366 giorni che recuperasse le ore di scarto rispetto all'anno solare (che come detto dura in realtà circa 365 giorni e circa 6 ore). Il nome “bisestile” deriva dal fatto che i Romani inserivano questo giorno in più prima delle calende di marzo (24 febbraio) e lo chiamavano “bis sexto kalendas Martias”. Più tardi, quando si incominciò a contare i giorni del mese partendo dal primo e poi con numeri successivi, il giorno “bis sexto” di febbraio divenne il 29. Il giorno in più non pareggiava però esattamente i conti con l’anno solare, e nel 1582 Papa Gregorio XIII decise di far saltare i giorni dal 4 al 15 ottobre per riportare l’equinozio di primavera al 21 marzo. Calendario gregoriano. E introdusse il calendario detto gregoriano, in vigore a tutt'oggi, in cui stabilì che gli anni secolari, eccetto quelli multipli di 400, non fossero più bisestili. Il 1600 fu bisestile, il 1700, il 1800, il 1900 no, il 2000 è stato bisestile. Gli anni bisestili sono perciò quelli divisibili per quattro, eccetto gli anni secolari che sono bisestili solo se divisibili per 400. Perché questi salti? La correzione gregoriana è necessaria perché - a essere precisi (e gli astronomi lo sono) - trascorsi 365 giorni, rimangono ancora 0,24219 giorni (ovvero poco meno di sei ore) da passare prima che la Terra torni esattamente sulla linea dell’equinozio. Se potessimo, dovremmo aggiungere 0,96876 giorni ogni 4 anni. In realtà, noi arrotondiamo e nell'anno bisestile aggiungiamo 1,0 giorni. Di fatto aggiungiamo una sovra-compensazione di poco pià di 10 minuti in media all’anno. Che vengono "tolti" saltando l'anno bisestile in alcune occasioni. Anche con queste ulteriori compensazioni, il calendario rimane approssimato e accumuliamo comunque qualche piccolo ritardo o anticipo. Si tratta di errori molto piccolio, nell'ordine delle variazioni naturali nel rapporto tra il periodo rotazionale della Terra (il giorno) e il suo periodo di rivoluzione (l’anno).
Luisa Cascarano