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L'Istituto Europeo di Oncologia (IEO) conduce un nuovo studio : una TERAPIA “AGNOSTICA” per i tumori difficili
Lo studio internazionale con il farmaco Pralsetinib sui multipli tumori solidi, che vede lo IEO come partner italiano, ha condotto a importanti risultati dal punto di vista terapeutico: il farmaco Pralsetinib, utilizzato per il tumore del polmone e della tiroide, ha rivelato anche un’efficacia “agnostica”, agisce cioè su tutti i tumori caratterizzati da un’alterazione genica (la mutazione e l’amplificazione del gene RET), oggi orfani di terapie specifiche.
I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla nota rivista " Nature Medicine", che ha dedicato la copertina alla scoperta.“
“I farmaci agnostici sono una nuova conquista della medicina personalizzata, perché hanno un bersaglio super-preciso: le alterazioni genetiche, responsabili di diverse neoplasie, in diversi organi” è quanto afferma per l'occasione il bravo Professor Giuseppe Curigliano, Direttore della Divisione per lo Sviluppo di Nuovi farmaci e Terapie innovative IEO, Professore all’Università di Milano ed autore senior dello studio, che conclude la sua spiegazione egregiamente “Studiare una terapia target con efficacia “agnostica” è da un punto di vista scientifico una novità che può aprire ampi orizzonti di ricerca ed implementa il ruolo della medicina di precisione nella pratica clinica”.
Cari amici e membri dell'allargata famiglia di Cam.TV vi indico il seguente link qualora vorreste approfondire l'argomento: ieo.it/studioarrow/
W la ricerca scientifica e i suoi continui sviluppi e con essi l'operato degli studiosi !
Fonte : IEO Istituto Europeo di Oncologia
Immagine tratta da(by)IEO Istituto Europeo di Oncologia Web Page
Francesco Maccioni Ricercatore Indipendente, filantropo
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Oggi 21 Settembre ricorre la 36esima Gionata 21 Mondiale contro l'Alzheimer. Cari amici e membri dell'argata "famiglia" di Cam.TV facciamo insieme il punto sulla ricerca, la prevenzione e le nuove terapie, ma non dimentichiamo l'importanza che la prevenzione riveste; sento, data l'importanza del tema trattato, di proporvi in maniera integrale l'articolo sul tema apparso sulla rivista "OK SALUTE E BENESSERE) Part 4
Alzheimer: i contatti utili
Nei casi di Alzheimer la collaborazione dei familiari è fondamentale. Tuttavia è bene cercare da subito anche un’assistenza esterna, perché a un certo stadio della malattia può diventare impossibile curare a casa chi soffre di Alzheimer". pertanto l 'articolo curato egregiamente dalla Dottoressa Elisa Buson, che sento personalmente di ringraziare essendo il tema a me particolarmente caro, si conclude con l' indicazione di una serie di realtà alle quali potete rivolgervi:
Associazione italiana malattia di Alzheimer (AIMA), alzheimer-aima.it;
Linea Verde Alzheimer, 800.679679;
Federazione Alzheimer Italia, alzheimer.it
;Linea telefonica Pronto Alzheimer, 02.809767;
Alzheimer Uniti, alzheimeruniti.it.
Vorrei inoltre porre l 'attenzione sul fatto che per questo articolo la brava dottoressa Elisa Buson ha vinto il premio giornalistico «Alzheimer: informare per conoscere – Cura, Ricerca, Assistenza», indetto dalla Federazione Alzheimer Italia e Unamsi, Unione Nazionale Medico Scientifica di Informazione
Fonte : OK SALUTE E BENESSERE
Immagine tratta da(by) Nurse24+it Web Page
Francesco Maccioni Ricercatore Indipendente, filantropo
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Oggi 21 Settembre ricorre la 36esima Gionata 21 Mondiale contro l'Alzheimer. Cari amici e membri dell'argata "famiglia" di Cam.TV facciamo insieme il punto sulla ricerca, la prevenzione e le nuove terapie, ma non dimentichiamo l'importanza che la prevenzione riveste; sento, data l'importanza del tema trattato, di proporvi in maniera integrale l'articolo sul tema apparso sulla rivista "OK SALUTE E BENESSERE) Part 3
Consigli per la vita di tutti i giorni
Si dice che di Alzheimer non si ammala una persona, ma una famiglia. Questo perché il malato condiziona pesantemente la vita di chi gli è accanto. Le associazioni che si occupano di questa patologia hanno messo a punto suggerimenti utili per la vita di tutti i giorni. Ne ricordiamo alcuni.
- Se il malato esce da solo, gli si dia un biglietto con nome, cognome, indirizzo e telefono.
- In casa si affiggano dei post-it con dei promemoria o delle indicazioni utili («non aprire il gas», «interruttore»).
- Evitare di sottolineare i suoi errori o le sue dimenticanze. E per parlargli sedersi davanti a lui.
- Togliere le chiavi da alcune porte (dal bagno perché non si chiuda dentro) e chiuderne a chiave altre (lo sgabuzzino con prodotti tossici).
- Se ha una crisi di aggressività proporgli di fare qualche cosa che gli piace.
- Stabilire una routine quotidiana (svegliarsi, vestirsi, fare colazione…) e poi seguirla.
- Fargli indossare abiti facili: senza bottoni o chiusure lampo, usare calzini a tubo…
- A tavola fargli trovare cibo già tagliato e bicchieri non rovesciabili, a base larga.
- Farsi aiutare per piccole incombenze anche se non se ne ha bisogno.
- Il partner dorma con il malato, almeno finché ciò è possibile.
L’ apparecchio acustico contrasta la demenza senile
Per rallentare l’invecchiamento del cervello aprite bene le orecchie. Sì, perché il declino cognitivo tipico degli anziani è legato in un caso su tre alla perdita dell’udito. Recenti studi hanno dimostrato che non sentire bene può portare addirittura alla perdita di materia grigia. Sforzarsi per capire suoni e voci, infatti, genera un forte stress nel cervello e impoverisce quelle aree cerebrali legate al linguaggio e alla memoria operativa, le stesse coinvolte nell’insorgenza dell’Alzheimer.
La sordità, poi, spinge l’anziano a isolarsi e a ridurre le proprie attività e relazioni sociali, diminuendo gli stimoli esterni che servono a tenere allenata la mente. Gli effetti di questo complesso intreccio tra udito e invecchiamento cerebrale sono evidenti da tempo. Come dimostrano i dati raccolti da un gruppo internazionale di esperti nel consensus paper “Sentire bene per allenare la mente”, promosso da Amplifon. «Un’ipoacusia importante può aumentare fino a cinque volte il rischio di sviluppare demenza», spiega Alessandro Martini, direttore del dipartimento di neuroscienze e organi di senso e professore ordinario di otorinolaringoiatria dell’Università di Padova.
Nonostante ciò, «dei 7 milioni di italiani con problemi di udito, solo 700mila usano soluzioni acustiche», sottolinea Roberto Bernabei, direttore del dipartimento per l’assistenza sanitaria di geriatria, neuroscienze e ortopedia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Questa situazione rischia di tradursi in elevati costi per la società. Basti pensare che «una persona con deficit uditivi comporta una spesa superiore ai 21mila euro all’anno, tra costi diretti e indiretti», spiega Andrea Peracino, presidente della Fondazione Giovanni Lorenzini Medical Science Foundation. «Una situazione pesante destinata ad aggravarsi, visto l’aumento esponenziale degli anziani previsto per il 2050, quando gli over 65 nel mondo saranno il 188% in più». Alla luce di questi dati, gli esperti parlano di un’imminente epidemia globale di demenza che rischia di travolgere anche il welfare dei Paesi più ricchi. Per contrastarla, potrebbe bastare un apparecchio acustico digitale ormai invisibile. «Diversi studi hanno mostrato che l’uso di una soluzione acustica determina effetti benefici per il cervello misurabili già a distanza di tre mesi», spiega Martini.
«Considerare l’ipoacusia come una conseguenza inevitabile dell’età e non adottare provvedimenti in maniera tempestiva è un errore: le aree cerebrali deputate al riconoscimento dei suoni e del linguaggio deperiscono più in fretta se non vengono stimolate e diventano sempre più difficili da riabilitare».Il consiglio, conclude l’esperto, «è quello di non rimandare troppo: quando ci accorgiamo che la capacità uditiva sta calando, dobbiamo affrontare subit