wellness, longevità e clinica contro lo stress

Founder Junior

2022-09-21 14:19:27

Oggi 21 Settembre ricorre la 36esima Gionata 21 Mondiale contro l'Alzheimer. Cari amici e membri dell'argata "famiglia" di Cam.TV facciamo insieme il punto sulla ricerca, la prevenzione e le nuove terapie, ma non dimentichiamo l'importanza che la prevenzione riveste; sento, data l'importanza del tema trattato, di proporvi in maniera integrale l'articolo sul tema apparso sulla rivista "OK SALUTE E BENESSERE). Part 1

"Una spruzzata di gioventù dritta al cervello. Passa per il naso l’ultima frontiera nella lotta all’Alzheimer. Si tratta di un innovativo spray a base di insulina che attraversa la sottile mucosa delle narici per arrivare direttamente al cervello e «resettare» il metabolismo sregolato delle cellule nervose malate, riportando indietro le lancette dell’orologio biologico.

L’ idea, sviluppata in Italia dai ricercatori del Cnr e dell’Università di Palermo, ha subito suscitato grande interesse nella comunità scientifica, nonostante la sperimentazione sull’uomo sia ancora lontana. Le aspettative sono molto alte perché l’insulina, ormone noto per la cura del diabete, potrebbe in realtà rappresentare la chiave di volta anche nel trattamento dell’Alzheimer. Non a caso molti ricercatori iniziano a definire questa forma di demenza come il diabete di tipo 3, dopo il diabete giovanile di tipo 1 e quello di tipo 2 acquisito in età adulta.

Si tratta di un innovativo spray a base di insulina «resettare» il metabolismo sregolato delle cellule nervose malateaspettative sono molto alte

Allo studio l’insulina spray

«È stato dimostrato che la resistenza all’insulina associata al diabete è uno dei fattori di rischio più potenti per l’Alzheimer», spiega Cristiano Capurso, professore aggregato di geriatria all’Università di Foggia. «Pensiamo a un cinquantenne che si ammala di diabete: le cellule del suo corpo diventano insensibili all’azione dell’insulina, l’ormone che controlla il metabolismo degli zuccheri, e questo accade anche nei neuroni del cervello che, con il passare degli anni, possono andare incontro a processi infiammatori cronico-degenerativi che aumentano anche di 12 volte il rischio di Alzheimer».

Lo spray all’insulina che usa il naso come porta d’ingresso per il cervello potrebbe dunque rappresentare una svolta, dopo decenni di ricerche fallite su farmaci e vaccini che puntavano a prevenire ed eliminare l’accumulo nel cervello della proteina anomala beta-amiloide. «Per vent’anni abbiamo pensato che questo fosse il nemico numero uno, la causa scatenante dell’Alzheimer, ma recenti ricerche hanno dimostrato che non è così», afferma Patrizia Mecocci, professore ordinario di geriatria all’Università di Perugia. «Non basta avere accumuli di beta-amiloide per soffrire di Alzheimer: la demenza insorge quando si sommano più fattori, inclusi quelli di natura vascolare, come le microischemie che spesso colpiscono silenziosamente il cervello degli anziani».

Mantenere giovane il cervello

Il mistero che continua ad avvolgere le reali cause dell’Alzheimer è il vero motivo per cui non esistono ancora cure efficaci. Se escludiamo le forme giovanili, che compaiono prima dei 50 anni per motivi genetici, le forme di Alzheimer tardive che insorgono con l’avanzare dell’età restano un’incognita. In questo mare di incertezze, però, c’è un faro a indicarci la via: uno stile di vita sano può rallentare l’invecchiamento del cervello riducendo il rischio di demenza. «Una buona vecchiaia si prepara fin da giovani, come diceva il premio Nobel Rita Levi Montalcini: bisogna adottare sane abitudini di vita fin dall’infanzia», ammonisce Capurso.

La dieta che fa bene al cervello

Un prezioso aiuto in questo senso ci viene dalla dieta mediterranea, un potente scudo per la salute di cuore e cervello. A tavola, sottolinea il geriatra, «non dobbiamo mai far mancare l’olio extravergine d’oliva, ricco di acidi grassi monoinsaturi e polifenoli, così come frutta e verdura, soprattutto quelle più colorate e ricche di antiossidanti, e il pesce, in particolare quello azzurro, ottima fonte di omega-3 protettivi anche per la salute cardiovascolare. In alternativa al pesce è consigliabile consumare tre-quattro noci al giorno, ugualmente ricche di questi acidi grassi».

Attenzione, invece, a evitare l’assunzione di zuccheri semplici e a limitare fortemente i grassi saturi di origine animale, che a lungo andare favoriscono pericolosi processi infiammatori degenerativi.

Fonte : OK SALUTE E BENESSERE

Immagine tratta da(by) Nurse24+it Web Page

Francesco Maccioni Ricercatore Indipendente, filantropo 

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Founder Junior

2022-09-20 13:35:19

La Professoressa Stela Vujosevic, ricercatrice impegnata nell’ambito della retinopatia diabetica e delle maculopatie degenerative croniche ed inserita nel 2022 tra i 100 oculisti più autorevoli del mondo, sostiene che in Italia occorre uno screening per salvare la vista dei pazienti diabetici e ci descrive lo stato di salute degli occhi degli italiani  Part 2

Uno dei suoi ambiti di ricerca è proprio la retinopatia diabetica. Il diabete di tipo 2 è aumentato esponenzialmente negli ultimi anni, si dice soprattutto a causa degli stili di vita e delle diete squilibrate occidentali; la retinopatia segue lo stesso andamento?

«Assolutamente sì. Circa il 30% dei diabetici (che in tutto in Italia sono circa 5 milioni) ha questa complicanza agli occhi, che purtroppo negli stadi iniziali rimane asintomatica. I primi segnali sono tardivi, quando il danno alla retina è già presente. Il paziente quindi va trattato subito, ma ovviamente sarebbe stato meglio diagnosticare prima il problema».

E come?

«Con la prevenzione. La retinopatia diabetica è una delle patologie che si può prevenire di più in modo mirato, perché sappiamo qual è la fascia di popolazione a rischio e perché oggi può bastare un esame del fondo oculare periodico e regolare per individuarla precocemente.Servirebbe un programma di screening a livello nazionale. In alcuni Paesi, come nel Regno Unito, esiste e da quando è stato inserito per tutti i pazienti diabetici gli inglesi sono riusciti a ridurre significativamente l’incidenza della retinopatia, che non rappresenta più la prima causa di cecità. Qui in Italia, invece, sta alla sensibilità del singolo diabetologo prescrivere esami oculistici periodici. Per fortuna ci sono sempre più colleghi che si rendono conto dell’importanza di questi controlli e stanno anche nascendo diverse associazioni di pazienti e di medici, ma un programma di screening potrebbe fare la differenza».

Relativamente alla retinopatia diabetica lei ha avviato anche lo studio Recognised, che ha l’obiettivo di indagare la correlazione tra questa patologia e il deficit cognitivo precoce. Che legame c’è tra questi due fattori?

«È uno studio importante che ha ricevuto un finanziamento dalla Comunità europea nell’ambito di Horizon 2020 e a cui partecipano nove Paesi. Lavori precedenti hanno rilevato che i pazienti con diabete di tipo 2 hanno un maggiore rischio di sviluppare deficit cognitivo, che poi può evolvere in Alzheimer. La diagnosi di demenza, però, viene svolta con test neuropsicologici piuttosto complessi, difficili per la pratica clinica quotidiana. Il nostro obiettivo è capire se, attraverso la valutazione della retina, che invece è un esame semplice da svolgere in ambulatorio, riusciamo a individuare dei parametri, cioè dei “biomarker”, che possono predire un deficit cognitivo e poi l’Alzheimer nei pazienti con diabete e retinopatia diabetica. L’obiettivo è molto ambizioso, infatti lo studio durerà tre anni, fino al 2024».

Per quanto riguarda le altre patologie, qual è lo stato di salute degli occhi degli italiani?

«Parlando della popolazione adulta le quattro patologie più diffuse, e con il maggiore impatto sulla vista, sono la degenerazione maculare senile, la cataratta, il glaucoma e poi, come già dicevamo, la retinopatia diabetica. La prima è una malattia legata all’età, in cui la parte centrale della retina si deteriora e smette di funzionare al meglio. Sopra i 55-60 anni interessa una fetta importante di popolazione: ne soffre circa un milione di italiani e ogni anno ci sono più di 60mila nuovi casi. La cataratta invece è un’opacizzazione del cristallino, quella lente che serve a mettere a fuoco le immagini e si trova dietro l’iride, la parte colorata dell’occhio. È legata all’invecchiamento, ma è una patologia facilmente curabile. Pensate che quello per curare la cataratta è l’intervento oculistico più frequente nel mondo e in Italia, con più di 550mila operazioni l’anno. Poi c’è il glaucoma, una malattia che colpisce il nervo ottico, insidiosa perché asintomatica fino agli stadi più gravi e finali, quando porta al restringimento del campo visivo. Nel nostro Paese è la seconda causa di disabilità visiva e cecità».

Come ci prendiamo cura dei nostri occhi, come possiamo fare prevenzione per queste malattie? Cosa consiglia anche a chi non ha avuto mai problemi di vista?

«L’importante è avere consapevolezza di quanto siamo fondamentali i controlli periodici. Sono basilari specialmente s

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Founder Junior

2022-09-20 13:29:06

La Professoressa Stela Vujosevic, ricercatrice impegnata nell’ambito della retinopatia diabetica e delle maculopatie degenerative croniche ed inserita nel 2022 tra i 100 oculisti più autorevoli del mondo, sostiene che in Italia occorre uno screening per salvare la vista dei pazienti diabetici e ci descrive lo stato di salute degli occhi degli italiani  Part 1 

Oggi, a 46 anni, è una ricercatrice impegnata principalmente nell’ambito della retinopatia diabetica e delle maculopatie degenerative croniche, in più proprio quest’anno è stata inserita, unica donna che lavora nel nostro Bel Paese, nella Power List dei 100 oculisti più autorevoli del 2022, stilata da The Ophthalmologist, una pubblicazione leader del settore. Ai giovani consiglia di investire nell’istruzione pensando al proprio futuro professionale e di studiare più lingue possibili.

Cari amici e membri della community di Cam.TV seguiamo insieme l’egregia illustrazione fornitaci dall’esperta Professoressa Stela Vujosevic apparsa sulla nota rivista “Ok SALUTE E BENESSERE “ della RCS Periodici e che sento di riportarvi, sento inoltre di ringraziare personalmente la brava ricercatrice.

“ In un’intervista ha detto che l’oculistica può sembrare una branca minore della medicina perché riguarda un organo piccolo. E invece questo non è vero, perché l’occhio è una finestra che permette ai medici di vedere dentro il nostro organismo. Cosa intende?

«Tutti noi attraverso gli occhi osserviamo il mondo esterno. Noi oculisti, dall’altra parte, tramite lo studio degli occhi e delle sue parti siamo in grado di valutare lo stato di salute del corpo umano, in particolare del sistema cardiovascolare e del cervello, in modo non invasivo oppure minimamente invasivo. A pazienti diabetici o ipertesi che hanno avuto un ictus o un altro problema cardiovascolare si sarebbe potuto diagnosticare precocemente l’evento attraverso la valutazione del fondo oculare, che è la parte posteriore dell’occhio, durante una visita oculistica ambulatoriale».

Com’è cambiata l’oculistica negli ultimi anni?

«Nel giro di vent’anni l’oculistica si è evoluta tantissimo. Prima di tutto perché lo sviluppo tecnologico ha portato ad avere una serie di strumentazioni diagnostiche, anche non invasive, che permettono di valutare clinicamente diverse parti dell’occhio quasi a livello cellulare. Possiamo osservare sia la parte anteriore dell’occhio, la cornea, i nervi, sia il retro dell’occhio, la retina, le arterie, le vene, persino i capillari. Questi strumenti ci hanno permesso di approfondire la conoscenza di patologie prima poco conosciute e diagnosticarle in uno stadio molto precoce. Poi, dopo la diagnostica, si sono evolute anche la chirurgia e la terapia farmacologica. Oggi abbiamo a disposizione una serie di medicinali intravitreali che si iniettano direttamente all’interno dell’occhio. Questo approccio terapeutico, insieme a tecniche chirurgiche mininvasive, permette di migliorare la prognosi di diverse malattie retiniche riducendo il peggioramento visivo».

 Ci può fare degli esempi?

«Pensiamo alla degenerazione maculare senile, una malattia legata all’invecchiamento che colpisce la macula, cioè la porzione più centrale della retina. Una volta c’era solo una terapia laser, piuttosto invasiva, che non riusciva a migliorare la vista del paziente, ma solo a fermare la progressiva perdita del campo visivo. Oggi, invece, con i farmaci intravitreali riusciamo – se la terapia viene fatta tempestivamente e continuativamente – ad arrestare la perdita della vista e anche a recuperarla. Lo stesso accade con la retinopatia diabetica, una complicazione del diabete che colpisce gli occhi e può portare all’edema maculare diabetico: anche in questo caso, una volta avevamo a disposizione solo il laser che arrestava la perdita visiva, oggi le nuove terapie farmacologiche, associate o meno al laser, possono anche migliorare l’acuità visiva».

Fonte : OK SALUTE E BENESSERE

Immagine tratta da(by) Vision Future  Web Page

Francesco Maccioni  Ricercatore Indipendente, filantropo 

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