Cucina Italiana e Regionale

Founder Junior

2024-04-30 20:34:23

Il liquore al finocchietto selvatico e i segreti per una sua preparazione al top

Caro lettore, cara lettrice oggi desidero dedicare uno spazio del Blog alla preparazione di un digestivo diffuso in tutta la Sardegna: il liquore al finocchietto selvatico e la gentile signora Piera Cadinu della ditta “Orgosolo Liquori”, che sento personalm,ente di ringraziare, ci aiuterà a conoscerlo meglio con la sua magistrale illustrazione riguardante gli ingredienti : Il gambo fresco del finocchietto, non troppo maturo, di circa 10-15 centimetri, che si usa anche in cucina, anche se molti usano solo i semi. Poi alcool, acqua e zucchero»;

gli strumenti necessari : «Solo contenitori in acciaio e un coltellino per raccogliere il finocchietto»;

su come preparare il liquore sardo al finocchietto selvatico. «Una volta raccolto, lo si mette a mollo con l’alcool puro, in piccoli contenitori di acciaio, per circa 25 giorni/un mese. Ci si accorge quando va tolto a seconda di come cambia il colore. Passato questo tempo, si toglie l’infuso che si è formato, a cui si aggiunge lo sciroppo, fatto di acqua e zucchero. Si miscela tutto insieme, lo si lascia riposare e poi lo si imbottiglia»;

a riguardo del periodo dell' anno in cui si raccoglie il finocchietto selvatico la signora Piera ci dice con generosità : «Il finocchietto viene raccolto nel periodo di marzo/aprile, se c’è siccità tarda a maturare; quindi, è necessario che abbia piovuto almeno un po’, per poter fare una bella raccolta» per poi concludere su come raccogliere raccogliere e conservare il finocchietto selvatico :

«È molto semplice raccoglierlo, basta un coltellino, si taglia in modo abbastanza artigianale, non ci sono altri modi per farlo. Noi inoltre non facciamo grandi lavorazioni in modo da riuscire a mantenere una qualità alta. È una pianta che si trova in tutta la Sardegna, in Barbagia ne abbiamo tantissimo.

Lo imbottigliamo quasi subito; a casa è meglio metterlo in un luogo fresco e prima di consumarlo è meglio lasciarlo un po’ nel frigorifero, ma senza che diventi troppo freddo: in quel caso non si sentirebbero i profumi. Quindi consigliamo di berlo leggermente fresco, soprattutto d’estate. In questo modo sprigiona tutti i profumi. È un digestivo, quindi lo si può consumare dopo i pasti».

Fonte : L'UNIONE SARDA.IT -RICETTE SARDE

L' immagine relativa al liquore al finocchietto selvatico è tratta dalla pagina web " Giallo Zafferano Blog"

Francesco Maccioni 

Cucina Italiana e Regionale

Founder Junior

2024-04-27 15:08:42

Caro lettore, cara lettrice a riguardo della carenza di personale nella ristorazione desidero proporti lo sfogo di una dipendente riportato dal "GAZZETTINO.IT NORDEST" : «Dopo 20 anni di lavoro io in cucina ancora a 4 euro l'ora. La percezione di molti è che il mondo della ristorazione sia come dipinto da Masterchef ma la realtà è diversa.Maltrattata economicamente.Non tutelata dal punto di vista previdenziale» sono i toni diretti e duri della testimonianza (la fonte non riportala “firma” per tutelare privacy e posto di lavoro della protagonista) recentemente al Gazzettino da una donna residente in provincia di Pordenone.

Il tema è caldo ed è stato anche al centro della relazione presentata dalla Confcommercio del Friuli Occidentale e riguarda il livello della retribuzione che possono raggiungere gli addetti che si occupano di ristorazione.Infatti l’ufficio studi che ha presentato i numeri ha rilevato che si tratta delle paghe più basse del terziario. Ma lo sfogo della dipendente che ha scelto di scrivere al giornale locale va ben al di là del semplice discorso dello stipendio : «La percezione di molti - la lettera inizia così - è che il mondo della ristorazione sia come dipinto da Masterchef ma la realtà è diversa».Occorre però fare la premessa per la quale ci sono datori di lavoro che si assumono tutte le responsabilità e che danno ai dipendenti il massimo della tutela.

Fonte : IL GAZZETTINO.it

Immagine tratta dalla pagina web "Immobiliare.it"

Francesco Maccioni 

Cucina Italiana e Regionale

Founder Junior

2024-04-24 14:49:18

Un gustoso contorno tipico sardo : le "Patate a sa Schiscionera"

Caro lettore, cara lettrice oggi desidero di dedicare uno spazio ad una ricetta semplice molto diffusa soprattutto nella zona del Campidano, la pianura intorno a Cagliari : le "patate a sa schiscionera".

La gentile signora Simona Usai dell’agriturismo "Fattoria Floris" di Siliqua ci illustra magistralmente questa ricetta ripercorrendone le origini:

«È una ricetta tradizionale conosciuta in tutta la Sardegna ma soprattutto nel cagliaritano. Prende il nome dal tegame in cui venivano preparate, sa schiscionera, che poteva essere un tegame alto di coccio o di ferro smalto».

Riguardo gli ingredienti la gentile signora Signora ci indica con tanto di generosità : «Qualsiasi varietà di patate, olio EVO, prezzemolo, aglio, sale quanto basta, da bilanciare eventualmente con del pomodoro secco» e termina il suo intervento illustrandoci come preparare le nostre gustose "Patate a sa Schiscionera".Sento di ringraziare personalmente la signora Simona e le auguro una florida attività nel suo agriturismo : « Innanzitutto, si fa scaldare in un tegame alto (sa schiscionera) dell’olio EVO. Poi con le patate si fanno dei cubetti di 1,5/2 cm, anche a seconda del gusto personale. Si fanno rosolare per 3-4 minuti in modo che inizino quasi ad attaccarsi sul fondo, poi con un mestolo di legno si girano per staccarle un po’ e si continua a rosolarle. In questa fase non si aggiunge nulla. Quando ci si accorge che le patate sono leggermente rosolate, si aggiungono del prezzemolo e dell’aglio precedentemente tritati fini in contemporanea, una volta che le patate sono diventate più morbide e per evitare che si attacchino viene aggiunta un po’ d’acqua. Consiglio di aggiungere aglio e prezzemolo solo a questo punto della cottura in modo che l’aglio non si rosoli e quindi si bruci, acquisendo un gusto fastidioso. Personalmente non aggiungo molto sale perché preferisco mettere piccoli pezzi di pomodoro secco, ma è una variante che segue il gusto personale. Una volta che la cottura è a buon punto, si aggiunge un po’ di acqua, che non deve però superare il livello delle patate, altrimenti diventa un piatto troppo brodoso. Si copre quindi il tegame, si controlla dopo 15/20 minuti ed essendoci l’acqua non c’è bisogno poi di rimestarle continuamente. Se dopo 15/20 minuti, le si punge con una forchetta e questa entra facilmente nelle patate, significa che sono cotte. Si può eventualmente aggiungere un po’ di sale e sono pronte.

È un’ottima ricetta che può accompagnare non solo i secondi di carne invernali, ma anche quando c’è più caldo in primavera e in estate, le si può servire più fredde, a temperatura ambiente o tiepide, accompagnandole a delle uova sode, tonno sott’olio, o anche del pollo grigliato, per ottenere una bella insalata estiva a base di patate. Insomma, è un contorno che va bene per tutte le stagioni: semplice da preparare e molto gustoso ».

Fonte : L'UNIONE SARDA.it

L' immagine relativa alle "Patate a sa Schiscionera" è tratta dalla pagina web "Arborea"

Francesco Maccioni 

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