Donato Galassi
IL GRANELLINO🌱 (Lc 6,6-11) Chissà da quanti anni l'uomo dalla mano destra paralizzata frequentava la sinagoga senza mai essere guarito! Si vede che la sinagoga non era un luogo ricolmo della potenza dello Spirito Santo. Il rito che si svolgeva era senz'altro vuoto dell'unzione dello Spirito Santo. E, al dire di molti cattolici, è il rito noiosio e glaciale che si sperimenta in molte chiese, purtroppo. Per me, l'uomo con la mano destra paralizzata cosa rappresenta? Rappresenta il cristiano che è avaro, avaro non solo rispetto a gesti di generosità economica, ma anche a gesti di tenerezza. Come il bambino, l'avaro tiene sempre il pugno chiuso dicendo: "Questo è mio ed è solo mio". L'avaro ti può chiamare anche "tesoro mio", ma in realtà il suo tesoro è quello che possiede e se lo tiene gelosamente stretto nel suo pugno. Il Cristiano non dice mai "dammi", ma, aprendo il pugno, dice sempre "prendi". Quanti pugni chiusi nel momento della raccolta delle offerte durante l'offertorio! Molti cattolici ancora non credono nelle parole della Sacra Scrittura: "Dio ama chi dona con gioia e largamente". Non si dona al sacerdote, ma ai poveri. E se il sacerdote amministra la tua offerta in maniera disonesta, peggio per lui! Un giorno dovrà dare conto a Dio per essere stato un amministratore disonesto. Quando ero parroco, grazie alle catechesi che facevo costantemente, molte mani paralizzate si aprirono alla condivisione. Per me, la mano paralizzata rappresenta anche colui a colei che non è capace di fare gesti di tenerezza. Siamo fatti per fare e ricevere gesti di tenerezza. La carezza è vita e lo schiaffo è morte. Il pugno innalzato verso il cielo in segno di sfida non appartiene ai miti, ma ai violenti Se dopo anni di preghiera, di rosari e di comunioni hai ancora la mano paralizzata, significa che non hai incontrato Gesù. Chi veramente ha incontrato Gesù ha un cuore grande nell'amore. Amen. Alleluia. (P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti) PS. Vuoi conoscerti meglio? Leggi il libro di padre Lorenzo che s'intitola: DOVE SEI? La lettura di questo libro ti porta a fare un viaggio nel tuo cuore. Per richiederlo, telefonare ai seguenti numeri 3313347521 - 3493165354.
Donato Galassi
IL GRANELLINO🌱 (Lc 14,25-33) Se avessi amato mio padre, mia madre, i miei fratelli, le mie sorelle e il mio paese più del Signore, non sarei andato in seminario all'età di 12 anni. Certo, il mio distacco da loro fu doloroso. Fino all'età di 21 anni dovetti superare molte difficoltà di ogni genere per rimanere in seminario. All'età di 21 anni i miei superiori mi chiesero di andare negli USA per continuare gli studi. Anche questo distacco fu molto doloroso. Nel ‘66 gli Usa erano un paese ancora molto lontano. Nonostante siano passati molti anni, sento ancora nel mio cuore il grido lancinante e drammatico che mia madre, morbosamente legata a me, diede nel salutarmi. Se non avessi amato il Signore più degli affetti familiari, non avrei obbedito ai miei superiori. Dieci anni trascorsi negli USA. I primi anni furono diffficili: nuova lingua, nuovo stile di vita e nuovo modo di pensare. Dopo 4 anni ritornai in Italia da prete, solo per vacanza. Al ritorno negli Stati Uniti d'America, dai miei superiori mi fu affidato il compito di svolgere il mio ministero sacerdotale in una parrocchia di lingua inglese. Spesi sei anni in parrocchia. Furono anni di gioia, ma anche di delusioni. Nonostante le molteplici tentazioni, amavo il mio sacerdozio più di ogni altra cosa. Secondo la mentalità umana ero diventato un prete di successo, ma, secondo Dio, ero ancora pieno di me stesso. Non essendo in sintonia con la mentalità dei miei superiori, decisi di ritornare in Italia. Venuto a Napoli, vissi i primi anni nella povertà di qualsiasi genere. Il Signore, però, mi è stato sempre vicino, dandomi la forza e la sapienza di superare molte difficoltà e di portare la mia croce quasi sempre con umiltà e mitezza. Non sono mai diventato depresso. Il mio relazionarmi con il prossimo è stato sempre fondato sul perdono. Ora, se Dio vuole, il 30 maggio dell'anno prossimo celebrerò il cinquantesimo anno della mia ordinazione sacerdotale. Ma sento che il Signore mi sta chiamando a sacrificare la cosa che più amo: il mio Isacco. Pregate per me. Amen ALLELUIA. (P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)
Donato Galassi