Rosa Borgia

Arte & Intrattenimento

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La scoperta di un vino di 6000 anni fa potrebbe riscrivere la storia della Sicilia

2019-01-18 00:14:46

Il vino, si sa, più invecchia e più è buono, ma in pochi avrebbero il coraggio di bere un alcolico di 6 mila anni fa. In Sicilia, però, il ritrovamento di tracce di vino di età preistorica all'interno di una grotta sul Monte San Calogero (o Kronio) ha fatto fare i salti di gioia agli archeologi che lo hanno riportato alla luce e non per una eventuale futura messa in commercio di quella particolare qualità di vino, bensì perché la scoperta potrebbe riscrivere la storia della Sicilia e della sua cultura antica.Il team di archeologi che da anni scava all'interno delle cavità del Monte Kronio - in provincia di Agrigento - è guidato da Davide Tanasi dell'Università della South Florida, il quale ha voluto dare conto della ricerca sulla rivista The Conversation, in un articolo dal titolo significativo: Vino preistorico scoperto in caverne inaccessibili costringono a ripensare alla cultura dell'antica Sicilia.Nonostante in quella zona della Trinacria l'umidità arrivi spesso al 100% e le temperature fino a 37 gradi, le grotte erano abitate già nel 6000 avanti Cristo, all'epoca dell'Età del rame, e per questo sono piene di vasi e recipienti lasciati lì dagli uomini primitivi. Ma a far interrogare gli studiosi è stato il liquido contenuto in queste giare e brocche, ai quali si è arrivati analizzando i campioni a disposizione grazie alle moderne tecnologie; si tratta di vino e il ritrovamento ha lasciato di stucco gli scienziati.I campioni dell'alcolico prelevati in provincia di Agrigento, infatti, dicono una cosa chiara: il vino più antico mai conosciuto fino ad ora in Europa e in tutta l'area Mediterranea è quello siciliani, quindi l'Italia diventa la prima regione in cui si sia mai stato coltivato il vino in tutto l'Occidente. Precedentemente a questa scoperta, i ricercatori erano convinti che la bevanda alcolica provenisse dal sud dell'Anatolia e dalla regione transcaucasica, però adesso risulta evidente che non è così.La scoperta potrebbe portare alla riscrittura dei libri di scuola sulle coltivazioni dell'era preistorica, in quanto gli archeologi non ritenevano possibile che i siculi dell'epoca avessero a disposizione tecniche adeguate per l'irrigazione delle viti, oltre al fatto che andrebbe ripensato l'intero sistema di commercio e scambio di beni dell'età del rame - evidentemente molto più avanzato di quanto si pensasse sinora. Ad esempio, com'è possibile che in Sicilia - terra povera di metalli grezzi - ci fossero così tanti manufatti in metallo già nel 6000 a.C.? Ovviamente sono stati trasportati in Trinacria acquistandoli dalle zone che li fabbricavano (specialmente il Peloponneso) e sarebbero quindi stati ceduti in cambio, appunto, di vino.Infine, la presenza della sostanza alcolica nelle cavità del Monte Kronio sembrerebbe confermare l'ipotesi che l'altura fosse una sorta di santuario preistorico, in cui si praticavano vaticini o atti di purificazione; anche nei poemi di Omero, del resto, il vino viene considerato alla stregua di una sostanza magica in grado di alterare la mente degli umani.Insomma, questa scoperta non solo ha reso l'Italia come la più antica regione di produzione del vino, ma ha anche fatto capire che i siculi di 6000 anni fa vivevano ben diversamente da quanto si pensasse prima d'ora. E ora di aggiornare i libri di testo.

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Rosa Borgia

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Auto, ecco come evitare le multe al semaforo

2019-01-18 00:05:14

Fino a qualche anno fa, c’era un metodo quasi infallibile per salvarsi dalla multa fatta con telecamera al semaforo anche quando non si riusciva a fermarsi prima della striscia di arresto: frenare comunque e rimanere nel punto in cui si era arrivati a fine frenata. Ora non si può più: si viene comunque multati, anche se per un’infrazione meno grave come il superamento della striscia. Occorre quindi prendere altre cautele. Che sono determinate dal modo in cui funzionano gli apparecchi di rilevazione automatica delle infrazioni.Ovviamente, l’ideale è frenare appena si vede che il semaforo è giallo. Tanto più che i tempi di accensione di questa luce (fra i tre e i quattro secondi) sono sufficienti a fermarsi prima della striscia di arresto, evitando qualsiasi infrazione. Ma ci sono situazioni in cui, per distrazione, volontà o altri motivi (tra cui anche la scarsa visibilità, a volte basta un albero non potato per occultare il semaforo) ci si trova a passare col rosso.In queste circostante, non tutto è perduto. Quantomeno, si possono limitare i danni.Apparecchio T-Red (Ansa)Non contate sulla segnaleticaChi spera di farla franca in maniera analoga a quella consentita dai controlli di velocità sbaglia: mentre questi ultimi devono essere sempre (tranne quelli in movimento) presegnalati e ben visibili, quelli ai semafori possono anche essere nascosti e senza alcun cartello che li preannuncia.Una decina d’anni fa si era sparsa la notizia contraria, che non era nemmeno falsa di per sé. Solo che si trattò di un’interpretazione sbagliata fornita dalla Prefettura di Lodi, che poi venne prontamente smentita dal ministero dell’Interno.Mettersi in salvo col rossoFermarsi oltre la striscia di arresto resta comunque una “via d’uscita” preferibile rispetto ad altre. Infatti, impedisce alle apparecchiature automatiche di controllo di accertare l’infrazione di passaggio col rosso, per la quale è necessario che esistano almeno due fotogrammi: uno che ritrae il veicolo mentre è a cavallo della striscia e la luce semaforica accesa è quella rossa e un altro che lo mostra quando si trova all’incirca al centro dell’incrocio. Dunque, chi si ferma prima di quest’area non avrà questo secondo fotogramma a suo carico.Per questo motivo, anche chi è costretto a passare col rosso per dare strada a un mezzo in emergenza riuscirà a evitare una multa per essere passato col rosso che poi lo costringerà a presentare un ricorso, nella speranza poi che nei fotogrammi che documentano l’infrazione si veda anche il veicolo a sirene spiegate. Prima gli apparecchi potevano accertare solo il passaggio col rosso. Ora, a causa di una modifica apportata all’articolo 201 del Codice della strada dalla legge 120/2010, si è fatta spazio anche la prassi di utilizzarli per rilevare in automatico anche chi si ferma oltre la striscia.Ma nonostante questo “conviene” fermarsi. Infatti, passare col rosso “costa” 167 euro (che diventano addirittura 222,67 se l’infrazione viene commessa in orario notturno, dalle 22 alle 7), sei punti e - per chi commette la stessa infrazione nel giro di due anni - la sospensione della patente da uno a tre mesi. Non rispettare la striscia è punito solo con una multa di 42 euro e la decurtazione di due punti.CODICE DELLA STRADA 16 gennaio 2019Semaforo giallo, le regole della Cassazione per i rimborsi delle multeFermarsi oltre la striscia di arresto comporta comunque il rischio di farsi tamponare da chi segue e cerca di accelerare, o perché ha fretta o perché spera di non farsi beccare o perché equivoca sul Codice della strada (che impone sì di liberare al più presto l’incrocio, ma solo a chi passa col giallo).Quando ci sono più corsieAttenzione agli incroci a più corsie, ciascuna della quali è «specializzata», cioè dedicata solo a chi deve seguire una certa direzione. Chi sbaglia a incanalarsi deve poi dirigersi dove prevede la segnaletica, perché gli apparecchi di rilevazione funzionano in modo da registrare comunque il passaggio su una certa corsia e non la direzione in cui i veicoli effettivamente procedono.

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Rosa Borgia

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In cucina con i Sumeri e i Babilonesi: ecco cosa mangiavano

2019-01-17 23:56:09

Immaginate una cucina che offre centinaia di tipi di zuppa e 18 tipi di formaggio diversi. Un luogo dove si preparano 300 tipi di pane con farine differenti, spezie e ripieni di frutta e questi pani si possono ordinare in forme speciali che vanno dalla più classica foggia a cuore a quella di seni di donna. Un luogo dove funghi simili al tartufo venivano portati in tavola insieme a - può fare un po’ impressione, ma si tratta di un cibo che sembra tornerà sulle tavole - snack a base di grilli sottaceto. Piuttosto moderno, vero? Eppure stiamo parlando del Medio Oriente di 4000 anni fa. Principi e sacerdoti dell’antica Mesopotamia sembra infatti fossero veri gastronomi e di prim’ordine anche, tanto da avere a corte dei veri e propri chef.La Mesopotamia, una striscia di territorio tra i fiumi Tigri ed Eufrate che fa parte dell’odierno Iraq, è da tempo considerata la culla della civiltà, ma potrebbe agevolmente essere considerata anche culla dell’alta cucina.L’attualità va raccontata. Aiutaci a farlo sempre meglioIl più antico libro di ricette del mondoDecifrando i simboli in scrittura cuneiforme su alcune tavolette che si trovavano all’Università di Yale, nel 1985 un ricercatore francese di nome Jean Bottero ha scoperto quello che sembra essere il più antico libro di ricette mai ritrovato al mondo. Scritto in accadico, un antico linguaggio babilonese, le ricette sembra siano state scolpite intorno al 1700 avanti Cristo.«Una cucina di stupefacente ricchezza, raffinatezza e sofisticazione - scrive il ricercatore descrivendone le caratteristiche sul Biblical Archeology magazine - che risulta sorprendente in un periodo così arcaico. prima non avremmo mai pensato che la cucina di 4000 anni fa fosse così avanzata.Le tavolette meglio conservate rivelano 25 ricette, con grande enfasi su speziati e aromatici stufati di carne. Ma se state già pensando di proporre agli amici una cena insolita grazie alle istruzioni in cuneiforme, dovrete essere dei cuochi provetti. Le ricette infatti, tendono a soffrire di quella che uno storico ha chiamato «la sindrome da istruzioni della nonna», tipo: «mettete un pizzico del nostro mix di spezie, la quantità giusta delle verdure che ci piacciono e fatelo cuocere fino a che sembra a puntino». Un po’ generico, no?Come se non bastasse, nessuno sa cosa siano alcuni degli ingredienti citati. Siamo cioè in grado a oggi di tradurre il suono delle parole scritte, questo è sicuro, ma chi mai saprà che tipo di vegetali fossero quelli descritti con il suono «shumgud» o «shumhush»? Possiamo solo tirare a indovinare. Ecco però cosa sappiamo.Le tavolette raccontano soprattutto di stufati di carne, aromatizzati con aglio, cipolle e porri, ma anche menta, ginepro, e quelli che sembrano essere semi di senape, coriandolo, cumino, oltre ad altre erbe e spezie selvatiche. Le carni elencate sembrano prevalentemente di cacciagione. Cervo, gazzella, agnello, montone, piccioni e altre tipologie di uccelli venivano preparati in uno stufato rosso - chiaramente non di pomodori, che arriveranno in Medio Oriente solo fra qualche millennio - uno stufato bianco, uno stufato acidulo e uno su cui venivano cosparse briciole di pane.

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