Rosa Borgia
Arte & Intrattenimento
Cominciamo a pensare all’estate
2019-03-20 17:20:51
GlucomannanoIl glucomannano è una fibra alimentare vegetale estratta dalla pianta di Konjac. Questa fibra è già conosciuta da molti anni in Giappone per i suoi benefici sulla salute. È anche scientificamente provato che il glucomannano facilita il dimagrimento! *Sensazione sazianteIl glucomannano dà senso di sazietà, diminuendo l’appetito. Se la fibra di glucomannano viene a contatto con il succo gastrico, si gonfia rendendo lo stomaco più pienoCon un appetite ridotto perdere peso sarà più facile.Il Glucomannano facilita dimagrimentoL’ EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) ha provato scientificamente che 3 grammi di glucomannano al giorno facilitano la perdita di peso. Raw Pasta, Raw Noodles e Raw Rice sono fatti di glucomannano e contengono il 95% in meno di calorie rispetto a prodotti simili. Superfood approvato, perfetto per dimagrire!Vantaggi del glucomannano:• Dà senso di sazietà• Riduce l’appetito• Contiene solo 6 Kcal per 100 grammi• Riduce il livello di colesterolo nel sangue http://www.justworking.it/web_sponsorlink_doView.pe?sponsor=8d72cbdc030a9771f6eaab9cd5ec7a5d8880607e09725515
Rosa Borgia
Arte & Intrattenimento
Ecco come il cambiamento climatico mette a rischio le scorte di pesce
2019-03-19 21:53:56
Nel 2100 alcune zone costiere potrebbero essere sommerse, ettari ed ettari di foreste bruciati, la mappa delle coltivazioni scompaginata. Ma a livello ambientale, c’è un altro scenario, finora meno esplorato, che potrebbe configurarsi entro un secolo: una drastica riduzione della fauna ittica, se già oggi in alcune aree del Pianeta è presente un terzo del pesce e dei crostacei che popolavano mari e oceani un secolo fa. Quanto già accaduto negli ultimi decenni, ha portato a una riduzione (media) del 4,1 per cento della fauna acquatica: con alcune aree (Mare Cinese orientale e Mare del Nord) in cui il calo risulterebbe addirittura compreso tra il 15 e il 35 per cento. Di questo passo, dunque, conviene prepararsi ad avere specchi d’acqua eventualmente più estesi, ma non per questo maggiormente pescosi. Le conclusioni di una ricerca pubblicata sulle colonne della rivista «Science» disegnano uno scenario finora poco considerato, tra le potenziali conseguenze del riscaldamento climatico in atto in tutto il Pianeta. La disponibilità di scorte ittiche è già in calo, da quasi un secolo a questa parte. La presenza di pesce nei nostri mari s’è ridotta parallelamente all’aumento della popolazione mondiale . E, di conseguenza, a quello del fabbisogno alimentare. Immaginando un'ulteriore crescita della popolazione mondiale e la contemporanea riduzione degli stock ittici, si capisce la preoccupazione dei ricercatori: «Occorre evitare la pesca oltre le quote stabilite per legge, per permettere alla fauna di ricostituirsi e di far fronte ai cambiamenti climatici che, già da soli, rappresentano una minaccia per la sopravvivenza di alcune specie», avverte Malin Pinsky, docente di ecologia, evoluzione e risorse naturali alla Rutgers University (New Jersey), tra gli autori dello studio. Tra le possibili soluzioni, gli esperti consigliano il ricorso a una possibile compensazione tra le regioni (o i Paesi) con tassi di pesca più alti e quelli in deficit. In questo modo si potrebbe ridurre l’eccessivo sfruttamento degli stock ittici. A rischio soprattutto molluschi e crostaceiRispetto ad altri studi simili, il valore aggiunto di questo lavoro è che non prevede le perdite per il futuro, ma traccia una stima di quelle già registrate. Il dato è dunque da considerare maggiormente realistico. Tra le specie più a rischio, gli esperti considerano i frutti di mare (soprattutto molluschi e crostacei), che in alcune zone costiere del Pianeta oggi costituiscono quasi il 50 per cento delle fonti proteiche consumate. Gli scienziati hanno studiato l’impatto del riscaldamento oceanico su 235 popolazioni di 124 specie (pesci, crostacei, gamberetti, molluschi), in 38 regioni in tutto il mondo. Le perdite maggiori si sono verificate nelle regioni del Mare del Giappone, del Mare del Nord, della costa iberica, nel Pacifico settentrionale e nel Golfo di Biscaglia. Sono comunque ancora diversi gli aspetti su cui la comunità scientifica è chiamata a interrogarsi: dall’impatto che il riscaldamento delle acque ha nelle zone tropicali (dati ancora limitati) al ruolo che giocano altri fattori quali il contenuto di ossigeno e l’acidità degli oceani. Con il caldo aumentano le specie alieneSe molte specie ittiche hanno visto calare la loro presenza nelle acque di tutto il mondo, ci sono anche quelle che hanno visto crescere la propria diffusione. Si tratta soprattutto di specie tropicali che nel tempo hanno progressivamente accentuato il problema delle specie aliene nei nostri mari. Se oggi il Mediterraneo è popolato da pesci mai visti fino a vent’anni fa, la responsabilità è in parte anche dell’aumento della temperatura del mare, che consente di ambientarsi a specie che arrivano da habitat più caldi (lo stesso fenomeno riguarda anche le specie terrestri e i volatili). La loro presenza può rappresentare un rischio per le specie autoctone, nei cui confronti possono attuarsi forme di predazione che, alla lunga, minano la stabilità di pesci, crostacei e molluschi.
Rosa Borgia
Arte & Intrattenimento
Il lato oscuro delle ‘lacrime di sirena’, la maggiore sorgente di inquinamento negli oceani di cui non avete mai sentito parlare
2019-03-19 21:49:06