Rosa Borgia
Arte & Intrattenimento
Emotional cleansing: 10 motivi per cui dopo i 30 anni è meglio liberarsi dal caos emotivo
2019-02-23 13:25:10
C’è chi non vuole sentirne parlare, e chi in analisi va già da tempo. Sicuramente, nel corso dell’esistenza, si accumulano emozioni e relazioni importanti, d’amicizia e d’amore, che si vanno a mischiare con i rapporti familiari che hanno avuto un ruolo fondamentale nel dare forma alla personalità di ognuno.Molti però, invece di affrontare le situazioni ed i sentimenti più difficili da interpretare tendono a nasconderli. In questo modo, però, superati i trent’anni ci si trova ad avere un grosso bagaglio di esperienze, spesso difficili da riordinare o da superare, che vengono costrette in una zona buia della mente nel tentativo di dimenticarle. Francesco Comelli, medico psichiatra e psicanalista, ha redatto per noi i 10 motivi per i quali, dopo i trenta, un check-up psicologico può essere indispensabile per sentirsi più leggeri e per liberarsi dalle zavorre del passato.1 - Per non diventare naufraghi emotivi"Molti trentenni vengono da famiglie disfunzionali, formate da persone che restano insieme per convenzione sociale, ma che non sono felici. Questi giovani non hanno quindi ricevuto un supporto emotivo stabile e si trovano a metà tra il sentirsi abbandonati a livello relazionale e la digitalizzazione, che fornisce gratificazioni rapide ma non efficaci. La fiducia nei grandi contenuti emozionali diffusi dai media durante la loro infanzia è stata disattesa: i valori che erano alla base della società quando i trentenni erano bambini si sono dimostrati irrealizzabili, quindi il trentenne si trova in un mondo semplice da interpretare, ma dai valori svuotati".2 - Per capire come gestire gli investimenti affettivi"Quella dei trentenni è una generazione viziata dal punto di vista materiale, ma 'scaricata' dal punto di vista affettivo, con genitori che non hanno saputo essere delle guide solide in grado al tempo stesso di proteggere il bambino. Di conseguenza l’investimento affettivo da parte di alcuni si è rivelato scarso sulla famiglia: in certi casi i figli di genitori troppo acerbi sono diventati dei cosiddetti salvagenti, ovvero coinvolti in un legame troppo stretto – e non corretto dal punto di vista educativo - dal genitore rimasto loro accanto. Questo ha radicato nei trentenni un costante senso di insicurezza emotiva".3 - Per non sentirsi spiazzati al lavoro"Quella dei trentenni è una generazione cresciuta con la speranza di poter fare tutto, che si è scontrata con una mancanza di futuro e un evidente sfruttamento lavorativo. Fare un lavoro che non piace, adattarsi a condizioni non desiderate e non potersi esprimere culturalmente diventano tutte condizioni che frustrano la capacità di comunicazione della persona, non solo a livello lavorativo, ma anche a livello emotivo e relazionale".4 - Per comprendere quando è il momento giusto per fare figli"Se ci si sente ancora figli, non è il momento giusto per averne, anche se la famiglia o il partner premono in quella direzione. Si possono fare più tardi. La cosa più importante è cercare di capire dove ci si trova nel presente. Il nostro è ancora il paese della mamma e della coppia, dove non c’è una cultura del gruppo dei giovani adulti e dove si tende a replicare schemi familiari senza averne coscienza. Per questo prima di formare un nucleo familiare bisogna imparare a conoscersi e a stare bene da soli".5 - Per sviluppare un’autonomia sociale"Molte persone tendono a dipendere da qualcuno o da qualcos'altro: dalla famiglia, dai partner, e anche da relazioni negative che le hanno segnate, ma che, inconsciamente, sono riluttanti ad abbandonare. Con l’analisi si possono sciogliere certi nodi che non si sono ancora districati e imparare ad accogliere il distacco come dimensione positiva, in cui ci si può guardare da fuori e vedere le cose con maggiore chiarezza, aiutando eventualmente anche il partner a farlo".6 - Per coltivare un’educazione sentimentale"L’estrema premura che questa generazione ha ricevuto ha generato soluzioni comportamentali preconfezionate che non possono funzionare per tutti.
Rosa Borgia
Arte & Intrattenimento
La prima donna laureata....una italiana!
2019-02-22 22:51:25
Onore al merito. Un orgoglio per noi italiani, e la maggioranza di noi, probabilmente, nemmeno lo sa. La prima donna laureata al mondo, infatti, proviene dal nostro Paese.Lei si chiama Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, è nata a Venezia nel 1646 ed è la quinta di sette figli. I suoi genitori erano il patrizio Giovanni Battista Cornaro e Zanetta, una donna di umili origini.Giovanni Battista Cornaro, illuminato mecenate e padre anticonvenzionale, infatti, aveva sfidato l’allora pettegola e chiusa società veneziana vivendo con una donna di classe inferiore alla sua, con la quale è rimasto accanto per tutta la vita. E il carattere forte e determinato Elena l’ha preso proprio dal padre, che con le sue decisioni ha sicuramente avuto un’influenza fondamentale nella crescita e nelle decisioni della figlia.Elena ha soltanto 10 anni quando sceglie di rifiutare il matrimonio e di restare vergine per consacrarsi allo studio e alla passione intellettuale. Nella Venezia della metà del ‘600, quando alle donne era consentito soltanto il matrimonio o il velo, Elena intraprese un camminio nuovo, solitario, quasi scandaloso.Fin da piccola Elena dimostra una sorprendente facilità nell’apprendere, sostenuta da una notevole passione per lo studio che affronta con caparbietà e rigore. Impara il greco e il latino, se guita da prè Fabris che le impartisce lezioni a palazzo, traduce senza problemi l’Iliade e l’Odissea e amplia le sue conoscenze con gli insegnamenti impartiti da Giovanni Valier, canonico di San Marco, e da padre Vota.Studia lo spagnolo, il francese, l’ebraico, l’arabo, per poi dedicarsi alla filosofia e alla teologia.Dopo essersi iscritta all’Università , che a quei tempi veniva definita Studio di Padova, però, Elena trova una spiacevole sorpresa nel momento in cui presenta regolare domanda di ammissione alla laurea: a una donna, infatti, non era concesso ricevere il titolo di dottore in teologia.E fu Gregorio Barbarigo, vescovo di Padova, a bloccare tutto: essendo inferiore rispetto all’uomo, e non essendo capace di ragionamenti difficili, una donna non poteva ricevere un titolo di laurea.E così inizia una lunga polemica tra lo Studio di Padova, che aveva acconsentito alla laurea, e il cardinale Barbarigo.Fino a quando, il 25 Giugno del 1678, all’età di 32 anni, Elena ottiene finalmente la sua laurea: gliela concedono, però, in filosofia (magistra philosophiae), non in teologia, anche se non poté, in quanto donna, esercitare l’insegnamento.La cerimonia di proclamazione restò negli annali: l’aula era talmente piena che la cerimonia dovette essere spostata in uno spazio più grande.Lei, come dicevamo, già da piccola aveva deciso di rinunciare al matrimonio e di restare vergine, ma il destino ha avuto in serbo per lei un imprevisto: l’incontro con l’erudito arabo Humar ibn al-Farid, inviato dal conte spagnolo Olivares a studiare l’ordinamento della ricchissima biblioteca del Cornaro.Tra i due si accende una passione violentissima quanto silenziosa, proprio grazie al loro comune amore per il sapere. E’ un sentimento impossibile e mai apertamente dichiarato, ma che resterà in eterno e che si è rivelato di grande supporto negli anni difficili che Elena ha dovuto affrontare. Parole toccanti, poi, quelle utilizzate nella lettera d’addio che Humar ha poi inviato a Elena.La vita passata sui libri, però, presenta ben presto il suo conto: è il 1684 quando Elena muore, a soli 38 anni, per una grave malattia.Aveva disposto che fossero distrutti tutti i suoi manoscritti, e le poche carte restanti, consistenti in discorsi di argomento morale e religioso, e in alcune poesie, furono pubblicate postume.Tra debiti e volontà dei monaci benedettini, non rimarrà nemmeno la statua di Elena, eretta su spinta del padre. Oggi, la riproduzione della statua di Elena si trova alla base dello scalone del Palazzo del Bo, sede dell’Università di Padova. Nella sala grande della Biblioteca del Vassar College, una delle università più famose della East Coast, c’è invece una vetrata policroma che la ritrae.
Rosa Borgia
Arte & Intrattenimento
Dieta del cioccolato: cos’è, menu, esempio
2019-02-22 22:37:39