Formatore,saggista, divulgatore digitale
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«Siamo essere spirituali, temporaneamente imprigionati in un corpo fisico simile a una macchina. Ma siamo molto più di una macchina. Siamo coscienza, entità infinite. Irriducibili».Federico Faggin, il più grande inventore italiano vivente, padre del primo microprocessore, creatore della tecnologia touch prima di Steve Jobs, oggi si avventura in una nuova rivoluzione.Dopo anni di studi e ricerche ha capito che nell’essere umano c’è qualcosa di irriducibile, qualcosa per cui nessuna macchina potrà mai sostituirci. E "Irriducibile" è il titolo del suo nuovo libro (Mondadori).«Per anni ho cercato di capire come la coscienza potesse nascere da segnali elettrici o biochimici. Segnali che possono produrre solo altri segnali, non sensazioni e sentimenti. È la coscienza che comprende. Se non avessimo questo sentire, saremmo robot. La macchina non sente. Non risponde se non è stata programmata. Invece noi dobbiamo impegnarci per trovare le risposte. A partire dalla domanda principale: chi siamo?».Classe 1941, figlio di un professore di Storia della Filosofia, si diploma perito radiotecnico contro il volere del padre. A 18 anni è già all’Olivetti di Borgolombardo. Laurea in Fisica, 110 e lode. Nel 1968 parte per gli Usa. Progetta il primo microprocessore al mondo (Intel 4004), sviluppa il primo di seconda generazione (Intel 8080). Poi crea una startup dopo l'altra. È l’unico italiano presente al Computer History Museum di Mountain View. Nel 2010, Obama lo premia con una medaglia d’oro per l’innovazione.«Avevo tutto dalla vita eppure a un certo punto ho avuto una crisi esistenziale. Cercavo la felicità fuori di me. Avevo abbracciato la visione competitiva e consumistica che domina la nostra società . Avevo più soldi di quelli che potevo spendere, ero riconosciuto dagli altri, avevo una bella famiglia, ma ero scontento. Per anni avevo cancellato dalla mente ogni turbamento interiore. Ma tagliati tutti i traguardi del successo, ho deciso di guardare dentro la mia disperazione e capire che cosa volesse dire ciò che sentivo».Studia le neuroscienze e la biologia. Intraprende un percorso psicologico e spirituale che dura 20 anni.
Tra meccanica quantistica e teoria dell’informazione, ci lancia un messaggio illuminante. «Prendiamo sul serio quello che sentiamo dentro. Non nascondiamolo. Il primo passo è interrogarci. Le nostre emozioni sono la finestra con cui conosciamo noi stessi».In palio c’è la felicità ? «Sì, ma non è solo quella di danzare a pieni nudi sull’erba. È l’amore per se stessi e per la vita. È gioia di essere arrivati a capire se stessi al punto di sentirsi integri, puliti. A casa».che ne pensate?
la mia prima volta sul quotidiano La Repubblica(grata a Riccardo Luna)
Formatore,saggista, divulgatore digitale
A voi la scelta, ammesso che ci sia una scelta. Io non ho avuto bisogno di scegliere!😉