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La sensazione della colpa è una tra le emozioni più potenti e potenzialmente distruttive che possiamo sperimentare.
Potremmo riconoscerla attraverso sintomi fisici, come il classico nodo allo stomaco, o tramite un generale malessere psicologico, come la perenne sensazione di aver ferito qualcuno o di non essere stati all’altezza delle aspettative degli altri.
Il senso di colpa nasce da diverse situazioni e schemi mentali che spesso si sono ripetuti nel corso della nostra vita alimentando un circolo vizioso di inadeguatezza e autocritica.
A volte il senso di colpa è giustificato e sano e può costituire la base di una crescita positiva. Con il senso di colpa inneschiamo meccanismi che ci motivano a migliorare come persone e a non commettere più gli stessi errori in futuro.
Altre volte, purtroppo, la colpa porta ad una perenne sensazione di sconforto.
Di seguito troverai dieci strategie per aiutarti a superare e gestire meglio questo secondo tipo di senso di colpa, portandolo a diventare un incentivo per il tuo sviluppo personale.
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Tutti noi, in quanto esseri umani, siamo vittime del senso di colpa.
Anche se ognuno commette errori e si pente di determinate azioni che ha commesso, il senso di colpa viene spesso demonizzato e in certi casi può arrivare a causare tumulti emotivi e fisici che portano a conseguenze anche gravi.
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Dal periodo Tang in poi, il Wu Wei è diventato un fattore centrale nella pratica artistica in Cina. Piuttosto che tentare faticosamente di riprodurre fedelmente la natura, l’artista dovrebbe trovare la natura dentro di sé e lasciarsi andare ai suoi richiami.
Il compito del pittore non è imitare la superficie esterna delle cose, bensì presentare il Qi (il nome con cui il taoismo definisce l’energia universale) di elementi come montagne, alberi, uccelli e fiumi sentendo una parte di questo spirito in sé stesso – e poi lasciandolo fluire attraverso il pennello su seta o carta.
Per questo motivo i pensatori taoisti veneravano non solo l’opera d’arte finita, ma l’atto stesso di dipingere e consideravano gli studi degli artisti come luoghi di filosofia applicata.
Il poeta della dinastia Tang Fu Zai descrisse così una grande festa organizzata per assistere all’azione del pittore Zhang Zao:
Proprio nel mezzo della stanza si sedette con le gambe distese, fece un respiro profondo e la sua ispirazione iniziò a uscire fuori. I presenti erano sorpresi come se un fulmine stesse attraversando il cielo o un vortice si stesse alzando nel cielo. L’inchiostro sembrava sputare dal suo pennello volante. Batté le mani con un crepitio. All’improvviso nacquero strane forme. Quando ebbe finito, c’erano pini, squamosi e squarciati, dirupi scoscesi, acqua limpida e nubi turbolente. Gettò il pennello, si alzò e si guardò intorno in ogni direzione. Sembrava che il cielo si fosse schiarito dopo una tempesta, per rivelare la vera essenza di diecimila cose.
Fu Zai scrisse anche di Zhang (le cui opere sono purtroppo andate perdute) che “aveva superato la semplice abilità” e che la sua arte “non era la pittura, ma lo stesso Tao”.
Zhang Zao lanciava spesso il suo inchiostro e lo stendeva con le mani su un rotolo di seta, per creare forme spontanee che poi elaborava in immagini espressive della natura. Le macchie venivano così incorporate e ingegnosamente realizzate per rifluire nell’opera. Tutto questo era Wu Wei.
Conclusione
Una vita soddisfacente non può essere raggiunta solo attraverso Wu Wei, ma questo concetto taoista cattura una saggezza distintiva di cui a volte abbiamo un disperato bisogno.
Quando rischiamo di danneggiarci a causa di un’adesione eccessivamente severa e inflessibile alle nostre idee, che semplicemente non possono adattarsi alle esigenze del mondo così com’è, sforziamoci di ricordare questo principio e di essere come l’acqua: pacati, flessibili e in grado di superare qualsiasi ostacolo con pazienza e passività.