Founder Starter
Founder Starter
Antonio Mazzeo: l’Italia è uno snodo chiave per le operazioni militari USA
Di Oliver Turquet
Antonio Mazzeo è il giornalista investigativo più informato su Muos, Sigonella e droni, tutti temi su cui lavora da tempo. E’ al tempo stesso da sempre impegnato nel pacifismo e nelle lotte del territorio siciliano.
In primo luogo qual è la tua opinione sulla possibilità che i droni siano dell’attentato a Soleimani siano partiti da Sigonella e che siano stati guidati dal MUOS o con la sua collaborazione?
Sin dalle prime frammentarie notizie dell’attacco terroristico USA ho espresso le mie perplessità sulla possibilità che i droni killer siano decollati dalla grande stazione aeronavale di Sigonella. Nonostante ci siano ancora dubbi sulla reale tipologia dei velivoli senza pilota e dei missili aria-terra impiegati, ritengo comunque improbabile l’uso di Sigonella quale piattaforma di lancio del raid. Nel caso in cui siano stati utilizzati i micidiali Reaper MQ-9 (droni presenti a Sigonella e già utilizzati dal Pentagono e dalla CIA per operazioni di bombardamento in Libia e dalla stessa Aeronautica militare italiana per le operazioni d’intelligence nel Mediterraneo e nord Africa), il loro raggio d’azione poco inferiore ai 2.000 km rende incredibile per logica l’ipotesi di un loro decollo dalla Sicilia. Nonostante Washington abbia posto la massima segretezza sull’intera operazione è presumibile invece che i droni siano partiti da una delle innumerevoli basi realizzate in quasi tutti i paesi arabi prossimi all’Iraq (accreditate fonti militari puntano l’indice sul Qatar, ma installazioni di supporto ai Reaper statunitensi esistono negli Emirati Arabi, in Arabia Saudita, Oman, Giordania e in Corno d’Africa a Gibuti). Ciò non toglie che proprio Sigonella abbia avuto un ruolo centrale nella pianificazione dell’attacco e nella trasmissione degli ordini e delle informazioni necessarie al suo espletamento. La base siciliana, infatti, ospita da due anni il cosiddetto UAS SATCOM Relay Pads and Facility, il sito per supportare le telecomunicazioni via satellite e le operazioni di tutti i droni dell’Aeronautica e della Marina militare statunitense, ovunque essi si trovano. Si tratta di una stazione gemella a quelle esistenti a Ramstein (Germania) e nella grande base aerea di Creech (Nevada), centro strategico per le attività dei velivoli senza pilota USA. Per questo ritengo più che plausibile che Sigonella abbia giocato un ruolo chiave all’interno del network di comando e controllo dello strike al’’aeroporto di Baghdad. Lo stesso vale per il terminale terrestre di Niscemi (Caltanissetta) del nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari MUOS delle forze armate USA, indispensabile per le operatività nei teatri di guerra di ogni utente mobile (così come lo sono i droni). Dubito che su questi due elementi ci potrà mai essere una smentita ufficiale da parte del governo italiano, dato che la titolarità esclusiva e l’uso di queste infrastrutture è degli Stati Uniti d’America e certamente nessuno si sognerebbe mai d’informare o chiedere il permesso all’Italia per utilizzare i nodi di trasmissione degli ordini d’attacco ed intelligence, né ovviamente sarebbe possibile per l’Italia impedirne l’uso.
Al di là di questa possibilità quali sono i ruoli della basi italiane e del MUOS nella strategia bellica statunitense?
Quanto sta accadendo in queste ore è la prova evidente del ruolo geostrategico assunto dalle innumerevoli installazioni militari USA e NATO ospitate nel nostro paese. Abbiamo già detto di Sigonella e Niscemi. Nelle ore antecedenti l’attacco all’aeroporto di Baghdad e subito dopo, è stato registrato un intensissimo traffico aereo sui cieli italiani di velivoli da trasporto pesante e di cacciabombardieri USA. In particolare essi hanno attraversato prima la Sardegna e il Tirreno e poi l’Italia centro-meridionale in direzione Medio oriente e ciò ha comportato il logico supporto delle innumerevoli stazioni radar e di telecomunicazione che operano Italia in ambito NATO. Dalle basi dell’esercito USA di Vicenza (Camp Darby e l’ex scalo aereo Dal Molin) sono stati mobilitati centinaia di militari in forza alla 173 Brigata aviotrasportata, reparto d’eccellenza statunitense in tutti gli scacchieri di guerra internazionali. Grazie al ponte aereo avviato dal vicino aeroporto di Aviano (Pordenone), i soldati della 173 Brigata hanno raggiunto il Medio oriente, molto probabilmente il Kuwait e forse anche il Libano. L’escalation militare USA di queste ore, con l’invio di oltre 3.000 militari ai confini con l’Iraq, presuppone contestualmente il trasferimento di mezzi da guerra pesanti e munizio
Founder Starter
Circa 1.740 satelliti attivi e 2.600 satelliti hanno trasformato la prossimità della Terra in un parcheggio. Un’armata pianificata di quasi 12.000 satelliti abilitati a Internet triplicherà questo numero. Se sei preoccupato di essere irradiato senza il tuo consenso, Musk promette: “Ogni punto sulla superficie della Terra vedrà, in ogni momento, un satellite SpaceX.”
SpaceX non è solo. In arrivo anche AMAZON con più di 3000 satelliti.
Per fornire il Wi-Fi ad alta velocità a bordo di tutti gli aerei commerciali, civili e militari che bastonano il clima e lo strato di ozono della Terra, Honeywell ha aderito come primo cliente aziendale di OneWeb. …L’implementazione della rete satellitare richiederà il lancio di migliaia di satelliti di breve durata utilizzando razzi azionati da motori massicci a combustibile solido.
Aggiunti ai danni dello strato di ozono da oltre 5 milioni di voli di linea ogni anno ci sono circa 4.576 lanci di razzi tra il 1991 e il 2010 – l’anno in cui uno studio ha rilevato che il lancio di troppi missili distruggerebbe lo strato di ozono. (ndr:vedi anche Rosalie Bertell)
Tuttavia, le proposte già avanzate da otto società richiedono 11.100 lanci in rapida successione per inserire “costellazioni” temporanee di satelliti che emettono MMW nell’orbita terrestre bassa. ..
L’industria delle telecomunicazioni spenderà circa 56 miliardi di dollari per sviluppare e distribuire il 5G a terra negli Stati Uniti nel 2025. Lo spostamento del 5G nello “spazio cosmico” è conveniente? … Molto altro c’è da dire, vedi qui
Ma non si vuole parlare di tutto questo, il male dei mali è presto identificato. Un altro studio è pronto.
I gas serra fanno diminuire la stratosfera
Le emissioni di origine antropica sono responsabili dell’assottigliamento dello strato di atmosfera compreso tra i 20 e i 60 km di altitudine. Nel 2080 perderà 1,3 km di spessore. Possibili conseguenze su GPS, satelliti e comunicazioni radio. Uno studio stabilisce per la prima volta il legame tra gas serra e contrazione della stratosfera.
(Rinnovabili.it) – Ci sono le emissioni di gas serra prodotte dall’uomo dietro la stratosfera che diventa sempre più sottile. Dagli anni ’80 a oggi questa fascia si è contratta di 400 metri, e da qui al 2080 può perdere ancora più di un altro chilometro di spessore. A stabilire per la prima volta questi punti fermi è uno studio pubblicato su Environmental Research Letters.
La stratosfera è lo strato di atmosfera che si estende tra i 20 e i 60 km di altitudine sopra la superficie terrestre. Si trova appena al di sopra della troposfera, la fascia più bassa, e ospita lo strato di ozono che scherma il pianeta dai raggi solari ultravioletti. Anche se la contrazione di 1,3 km può sembrare limitata visto lo spessore complessivo dello strato, in realtà anche cambiamenti minori possono avere forti impatti sull’uomo: a partire da possibili disturbi ai sistemi GPS, alle comunicazioni radio e alle attività dei satelliti.
La ricerca fissa due punti importanti. Il primo è trovare un legame diretto tra la contrazione della stratosfera e l’azione dell’uomo. I dati non lasciano spazio a dubbi: sono i volumi di gas serra generati dalle attività antropiche i responsabili del fenomeno. L’aumento della CO2 fa dilatare la troposfera, mentre quando l’anidride carbonica raggiunge la stratosfera i suoi effetti sono opposti e causano una contrazione dello strato. Il secondo punto è scagionare lo strato di ozono: finora si pensava che l’assottigliamento dipendesse dalla perdita di O3.
A queste conclusioni sono arrivati incrociando i dati delle rilevazioni, le cui serie storiche iniziano negli anni ’80, con alcuni modelli climatici. Analizzando i risultati i ricercatori hanno trovato traccia della ‘firma’ dell’origine antropica dell’assottigliamento della stratosfera. Il comportamento di questa fascia di atmosfera, quindi, può diventare un nuovo indicatore per misurare estensione e intensità del cambiamento climatico.
FONTE https://www.rinnovabili.it/ambiente/cambiamenti-climatici/stratosfera-gas-serra/