Lei è Francesca. Nasce a Pesaro nel 1983. La mamma fa l'infermiera, il papà è operaio, torna a casa stanco dal lavoro. La sera non bisogna disturbare. Francesca e suo fratello giocano, fanno baccano. La colpa è sempre sua. Lei urla, ride. Perché sei così? Devi fare sempre l’esagerata. Ha 7 anni. I genitori si trasferiscono, Francesca cambia scuola. Le maestre sono severe. In classe non vola una mosca. Ma Francesca non riesce a stare ferma. A volte salta in piedi sulla sedia. Recita poesie ad alta voce. Viene ripresa a muso duro. Tornatene da dove sei venuta. Sei uno scherzo della natura. Una somara. Francesca piange. Forse le maestre hanno ragione, forse ha davvero qualcosa che non va. Stringe i denti. Un giorno si dondola sulla sedia. Cade. La maestra si infuria. La strattona. Si rivolge alla classe. Per colpa sua, oggi non andrete in palestra. I compagni maschi se la prendono. Te la faremo pagare. La aspettano all’uscita della scuola. Volano calci e pugni. Inizia le Medie. In italiano è brava, la migliore. In matematica è un disastro. Per le insegnanti è svogliata. Potrebbe fare di più, ma non si impegna abbastanza. Per mamma e papà è una delusione. Francesca studia per ore e ore, ma il risultato è lo stesso. Inclassificabile. È demoralizzata. Gli altri riescono, lei no. Forse ha ragione la maestra, è una somara. Al liceo è la stessa musica. Temi brillanti, materie scientifiche insufficienti. Le ripetono che è svogliata. Ha 19 anni. Frequenta l’università. Psicologia. Prepara l’esame di Neuropsichiatria. Studia i disturbi nei comportamenti dei bambini. Iperattività, discalculia, difficoltà mnemoniche, dislessia. Le si accende un faro. Ma sono io! Francesca studia, approfondisce, finalmente trova delle risposte alle domande che la perseguitano da sempre. Fa il tirocinio con un luminare della materia. Per arrivare alla diagnosi, Francesca deve fare dei calcoli. Si agita, ripensa alla somara di un tempo che non ne azzeccava una in matematica. Il professore la guarda, sorride, le passa una calcolatrice. Signorina, io sono come lei. Francesca si commuove. La dislessia le ha segnato l’infanzia, ma non le rovinerà la vita.