Lei è Alessandra. Vive a Milano. È sposata con Felice. Hanno una casa, un lavoro, mancano solo i figli. È il maggio del 2013. Alessandra è incinta. Due gemelli. La gravidanza inizia con qualche difficoltà, ma al terzo mese si stabilizza. I bambini crescono. Sono due maschietti. È ottobre. I bambini vogliono nascere, ma è troppo presto. La ricoverano. Cercano di fermare le contrazioni, ma non c’è niente da fare. Federico e Mattia nascono. Alessandra li scorge appena. Glieli portano via. É sfinita, ma ha un solo pensiero. Vedere i suoi bambini. Si mette in piedi. Dove sono. Suo marito è con lei. Terapia intensiva. Alessandra è confusa. Ha paura. Ci sono tanti bambini dentro le incubatrici. I genitori sono accanto alle culle. Ogni tanto suona l’allarme. Lacrime, pianti. Alessandra trema. È un incubo. I suoi figli. Li cerca con gli occhi. Non li trova. Il corridoio è lunghissimo. In fondo ci sono i casi più gravi. Eccoli. Alessandra si attacca al vetro. Non può toccarli. È spaventata. Piange. Sono così piccoli, troppo. Forse non passeranno la notte. Alessandra e Felice li battezzano. Pregano. Passano 3 giorni. Federico si arrende. Alessandra lo prende in braccio. Stringe al petto il corpicino di suo figlio senza vita. Celebrano il funerale. Mattia sta ancora lottando. Le infezioni sono tante. Ha 7 arresti cardiaci. Lo riprendono, ma è in coma. Passano 3 mesi. Mattia è tra le braccia di Alessandra. È così leggero. C’è silenzio. L’unico rumore è l’apparecchio che segnala il battito. Alessandra stringe il suo bambino finché sul monitor compare una linea piatta. È un colpo durissimo. Tornare alla vita normale sembra impossibile. Ma Alessandra si rialza e si rimette in gioco. È il 2015. Nasce Sveva. Fila tutto liscio. Sua figlia piange. Sta bene. Alessandra è felice. Ma ha tanto dolore. Chiude gli occhi, urla. La placenta non esce. Perde sangue, tantissimo. Le tolgono l’utero, le salvano la vita. Passano 7 ore. Alessandra si sveglia. Si tocca la pancia. Sua figlia. Dov’è sua figlia. Gliela portano. La stringe tra le braccia. La allatta.
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Sono parecchi i gatti che si sono contraddistinti nei secoli per azioni valorose o gesti importanti, non solo vivendo a fianco di personaggi noti ma anche gatti comuni resi celebri per grandi gesti. I racconti sono di origine popolare, tramandati nei secoli ma che hanno fondamenta veritiere. Non sono racconti di gatti eroici di fantasia, ma fatti realmente accaduti. Ecco una storia:
L’eroica gatta Fede e il suo cucciolo
Durante la Seconda Guerra Mondiale la Gran Bretagna stesse vivendo un momento molto difficile sotto i bombardamenti tedeschi soprattutto a Londra. Il popolo inglese rispondeva con fermezza e forza agli attacchi grazie anche alle valorose gesta del popolo felino. Infatti si narra che nel 1936 una gatta di nome Fede alloggiasse nella chiesa di Sant’Agostino e Santa Fede proprio a Londra. La gatta Fede era sempre presente alla funzioni religiose accoccolandosi sul pulpito sotto ai piedi del prete che diceva messa. Nell’estate del 1940 la gatta partorì un solo cucciolo maschio battezzato col nome di Panda per i colori del suo mantello. A Settembre dello stesso anno però la comunità fu scossa da qualcosa di molto strano. Per motivi apparentemente ignoti la gatta Fede convinse il sacerdote ad aprire la cripta della Chiesa per nascondervi il cucciolo Panda. Il prete non capiva perché la gatta Fede volesse rifugiarsi proprio in quella vecchia cripta ma assecondò il suo desiderio. Qualche giorno dopo un bomba fu esplosa proprio sulla Chiesa colpendola in pieno. All’arrivo del prete con i soccorsi le ricerche si indirizzarono verso la gatta e il suo cucciolo che difficilmente potevano essersi salvati. Dopo varie ricerche si sentirono dei miagolii provenire dalle macerie. Comparse incolume la gatta Fede e il suo Panda salvi proprio grazie proprio a quel rifugio che qualche giorno prima la gatta aveva trovato. La storia d’amore fra mamma gatta e il suo cucciolo fece il giro della Gran Bretagna e al momento della ricostruzione della Chiesa la gatta Fede si presentò acciambellata proprio fra le braccia dell’arcivescovo di Canterbury mentre riceveva un premio per il suo coraggio. Il cucciolo Panda, diventato adulto, divenne la mascotte di una casa di riposo mentre Fede rimase nella Chiesa fino alla sua morte. Non si seppe mai come la gatta avesse percepito l’arrivo di un disastro simile.