Lei è Veronica. Ha 20 anni, lavora in una rosticceria di Messina. Entra un ragazzo, si presenta, Andrea. Le chiede se vuole uscire. Lei accetta. Non si separano più. Si sposano. Sono giovani, vogliono crescere insieme, conoscere il mondo, divertirsi. È il 2014. Veronica ha 22 anni. Rimane incinta. È spaventata, ma si prepara. Vuole essere una brava mamma, fare le cose per bene. Compra vestiti, giocattoli, peluche, tutto quello che serve. Pittura la cameretta, aspetta. La gravidanza procede bene, lei e Andrea non vedono l’ora di abbracciare il loro bambino. Passano 7 mesi. Veronica è a casa da sola. Ha dolori fortissimi. La portano al pronto soccorso. Sono coliche renali. La cura non fa effetto, sta sempre peggio. Non sono coliche, ma contrazioni. Le danno dei farmaci per bloccarle. La ricoverano. Vomita liquido amniotico. I medici le dicono di non preoccuparsi, avrà mangiato pesante. È notte. Veronica si sente male. Suona, chiede aiuto. Non arriva nessuno. Lei si alza dal letto. Cade. Sviene. È mattina presto. La signora delle pulizie entra nella stanza. Veronica è a terra, non si muove. È in coma. Nessuno si era accorto che era in gestosi. Non c’è tempo. La portano in sala operatoria. Li danno per spacciati. Lei e il bambino. Andrea è disperato, non sa dove sbattere la testa. Passano 5 giorni. Veronica si sveglia. Il bambino, dov’è il suo bambino. Dylan è vivo, ma è intubato. Dopo un mese e mezzo li dimettono. Tornano a casa. Dylan è un bimbo sorridente, ma Veronica capisce che qualcosa non va. Lo fanno visitare. Tetraparesi spastica. È una mazzata. Andrea lavora tutto il giorno. Veronica è costretta a casa. Dylan ha bisogno di cure costanti. Passano due anni. Nasce un’altra bimba, Ambra. Veronica La Camera è sola, sempre. La vita che si era prospettata è ben diversa dalla realtà. Ma si rimbocca le maniche. Non vuole guardarsi indietro e pensare che avrebbe potuto fare di più. Mette a letto Dylan, lui sorride. Lei è felice.