LA LEGGENDA DELLE “SETTE DONNI DI FORA”
Le sette donni di fora di notte vagano per le strade di Palermo e animano l’universo delle tradizioni siciliane
Nel cortile del monastero di Santa Chiara è ambientato un racconto le cui protagoniste sono sette donne, un po’ fate e un po’ streghe. Il monastero si trova a Ballarò, uno dei mercati storici di Palermo.
La leggenda
Giuseppe Pitrè, scrittore e letterato palermitano (1841-1916), raccontava nel suo libro “Usi e costumi, credenze e pregiudizi del popolo siciliano”:
“‘Ntra stu Curtigghiu di li setti Fati, ‘nta la vanidduzza chi spunta ‘nfacci lu Munasteriu di Santa Chiara, vonnu diri ca la notti cci vinìanu sette donni di fora, tutti una cchiu bedda di ‘n’àutra. Sti donni si purtavanu quarchi omu o puramenti quarchi fimmina chi cci parìa a iddi, e cci facianu vidiri cosi mai visti: balli, sònura, cummiti, cosi granni. E vonnu diri puru ca si li purtavanu supra mari, fora fora, e li facianu caminari supra l’acqua senza vagnàrisi. Ogni notti faciànu stu magisteriu, e poi la matina spiriànu e ,un si nni parrava cchiui. Di ddocu nni veni ca stu curtigghiu si chiama lu curtigghiu di li setti Fati.“
Un po’ fate, un po’ streghe
Secondo la credenza, le sette donne erano sotto la dipendenza di una mamma maggiore che viveva a Messina. Le qualità di queste donne erano la bellezza, il senso di giustizia e d’onestà. La notte il loro spirito girava per la città portando consolazione a chi ne avesse bisogno. Uscivano nei giorni pari per aiutare le persone buone e i giorni dispari per castigare quelle cattive. Prima di lasciare la loro casa, le sette donne ricordavano al marito che di notte il loro spirito sarebbe uscito e che non dovevano essere svegliate per nessun motivo. Le sette donni di fora entravano solo nelle case in cui entro la mezzanotte si bruciavano incenso, foglie d’alloro e rosmarino. La tradizione vuole che le fate rapissero i passanti per condurli in posti lontani e magici, o a largo del mare. All’alba li riportavano nel cortile e magicamente sparivano.
L’origine del racconto
Nel racconto ci sono molti elementi in comune con la cultura celtica, greca e pre-greca. L’ispirazione del racconto avrà avuto origine, molto probabilmente, dal culto alla dea Madre. Dal punto di vista fiabesco rappresentano il legame tra l’universo femminile e la natura.
I cachi fanno bene al fegato e danno energia. Le migliori ricette per usarli bene in cucina
È un lassativo se mangiato molto maturo. Diuretico, invece, quando è acerbo. Ottimo per bambini e atleti, specie a colazione, per i suoi effetti energizzanti. Funziona come anti-influenzale. Una sola controindicazione: sconsigliato per chi soffre di diabete.
PROPRIETÀ DEI CACHI
Nel pieno della stagione dei cachi, la “mela d’Oriente” secondo la definizione letteraria per la sua origine prima in Cina e poi in Giappone, dove è conosciuto come Loto (il frutto) e Albero della Pace (la pianta), vale la pena fare un punto su quanto possa essere utile per la nostra salute e per le nostre giornate questo tipico frutto autunnale. Un frutto che, tra l’altro, possiamo usare molto, e con diverse declinazioni, in cucina. Lassativo, diuretico, energizzante e ricco di vitamine, betacarotene e sali minerali come il potassio, il fosforo e il magnesio: il cachi, o kaki, protegge e depura il fegato, uno degli organi più delicati del nostro corpo.
L’albero è originario della zona centrale della Cina e il termine “cachi” altro non è che una formula abbreviata del giapponese kaki noki. Una varietà molto diffusa è anche quella del cachi vaniglia simile alla mela per forma e consistenza, la polpa infatti si taglia a fette, ma dal sapore tipico del cachi.
Un etto di questo frutto, con buccia giallo arancio, fornisce 65 calorie ed è composto per l’80 per cento di acqua e fino al 18 per cento di zuccheri con tracce di proteine e grassi, mentre presenta circa un 2,5 di fibre.
Il cachi contiene inoltre un’elevata quantità di sali minerali, soprattutto potassio, calcio, fosforo e vitamine A, C e B. Essendo ricco di vitamine e betacarotene, il cachi apporta al nostro organismo anche un buon quantitativo di antiossidanti in grado di svolgere un’azione preventiva nei confronti dei tumori.
Un frutto altamente energetico, raccomandato soprattutto in caso di inappetenza e per chi pratica sport regolarmente, il cachi è però un frutto sconsigliato in caso di diabete a causa dell’alto indice glicemico che provoca un innalzamento repentino della glicemia.
CACHI: DIABETE E OBESITÁ
Da evitare o mangiare con moderazione anche in caso di sovrappeso e obesità a causa dell’elevato contenuto calorico.
EFFETTI BENEFICI DEI CACHI
Ma vediamo nel dettaglio quali sono le qualità terapeutiche dei cachi:
Rafforza il sistema immunitario. Come già detto, il cachi contiene vitamina C in grado di rafforzare il nostro sistema immunitario, un alimento da portare quindi in tavola spesso soprattutto durante il periodo del cambio di stagione per proteggerci dai malanni tipici della stagione autunnale.
Previene le malattie cardiovascolari. E non solo: il cachi favorisce anche l’assorbimento del ferro.Un ottimo lassativo. Agendo direttamente sul fegato e sull’intestino, il cachi è un naturale lassativo grazie ai tannini e alle fibre presenti nella sua polpa. Con una raccomandazione per beneficare di questa funzione: va mangiato maturo.Diuretico. Per questa funzione invece il frutto va mangiato a colazione e acerbo. In queste condizioni diventa un ottimo diuretico grazie al contenuto di potassio.Energizzante. Il cachi è considerato un frutto ideale per i bambini, gli sportivi e gli astenici poiché ha ottime capacità energizzanti, grazie agli zuccheri che contiene.