Lei è Zinaida.
Rientrava stanotte alle due, dal lavoro.
Rientrava a casa della sorella, alla quale aveva chiesto aiuto e dove si era rifugiata, per scampare agli abusi del marito, insieme alle loro tre bambine.
Ma lui la stava aspettando, con un coltello in mano per farle capire che per quanto fosse scappata, non sarebbe mai scappata abbastanza e per quanto avesse chiesto aiuto, nessuno l'avrebbe potuta proteggere davvero.
E Zinaida è morta così: davanti alla porta di una casa non sua, a pochi metri dalle sue bambine. Uccisa dallo stesso uomo che avrebbe dovuto proteggerle, amarle.
Lui, Maurizio, ora è ricercato; di lui rimangono le foto sui social, immagini di languidi abbracci alle figlie, esibite a convincere del suo amore paterno: perché così fanno i violenti.
Ed incredibilmente qualcuno pensa sempre che siano solo poveri cristi, circuiti da femmine ingrate e puttane.
E nel mentre che queste femmine ingrate e puttane scappano, gridano aiuto, cercano soluzioni, invocano protezione e muoiono, i poveri cristi possono contare sulla mentalità mafiosa e complice di tutti.
Ma non sono poveri cristi. Sono violenti che per diverse ragioni sanno di rimanere impuniti: un qualche tipo di giustificazione, giuridica o dell'opinione pubblica, saprà sempre come parargli il culo.
Oggi ci sono altre tre bambine, che piangono una madre, un madre che è morta per avere cercato di proteggerle dal padre.
Non riesco a misurare la cifra della mia tristezza e dello sdegno nel guardare l'incapacità di tutti nel considerare la gravità di quest'emergenza.
A volte mi chiedo:
come ha fatto la nostra generazione
a sopravvivere ai cibi
contenenti lattosio?
Come siamo potuti crescere
senza omogenizzati, integratori,
ormoni e multivitaminici?
Come siamo vissuti
senza Coca zero, Red Bull,
aperitivi e long drink,
se aspettavamo la domenica
per bere l’acqua gasata
con polverine disciolte?
Come abbiamo superato
gli inverni rigidi
col panino nella cartella,
senza le merendine, la nutella
e gli immunostimolanti?
Come ci siamo accontentati
della merenda del pomeriggio
fatta di pane, burro e zucchero,
senza ricorrere ai centrifugati
di frutta e verdura?
Come abbiamo superato
le sere d’estate
con una fetta di anguria per strada,
senza la baldoria degli happy hour?
Come abbiamo sopportato
la punizione di un professore,
e abbracciato incontrandolo
dopo tanti anni,
senza aggredirlo
con l’approvazione dei genitori?
Come abbiamo potuto
corteggiare la compagna di banco
senza epilazione sul petto,
e un fisico da bodybuilding?
Come abbiamo potuto
fare a meno del personal trainer,
avendo giocato solo a calcetto
sui terreni sterrati,
mentre il compagno più sfigato
faceva da arbitro?
Come siamo sopravvissuti
alle ginocchia sbucciate
e disinfettate con la sola saliva,
senza ricorrere ad antibiotici
antisettici e medicazioni?
Come siamo riusciti
ad incontrarci con la ragazza
se non esisteva il cellulare
e gli unici sms
erano un bigliettino nel diario
e un bacio rischiato?
Come accettava di uscire con noi,
se andavamo a prenderla a piedi
sapendo che volevamo
regalarle le ali?
Come abbiamo potuto
scrivere poesie
e comporre canzoni
senza l’uso del computer?
Come siamo riusciti
ad aspettare un tempo infinito
per dare il primo bacio,
se ora è l’ultimo ad arrivare
dopo un amplesso?
Eppure,
la nostra generazione
che non faceva l’alba,
ha saputo sognare.
Perché il cibo più sano
che l’ha nutrita,
era la speranza.