Lui è Tim. Nasce a Stoccolma, in Svezia, nel 1989. Passa molto tempo nella sua stanza. Compone musica, tutta la notte. È concentrato. Mastica tabacco. Lo tiene tra il labbro e la gengiva superiore. Tim ha 16 anni. La sua felicità è tutta lì. Incide la sua musica da solo, carica le canzoni su Myspace. Deve darsi un nome d'arte. Avicii. Senza onde. Perché no. È fatta. Ora chiunque può ascoltarlo. È il 2008. Ha 19 anni. Un produttore lo contatta. Gli fa firmare un contratto. Lo manda in giro per locali, gli fa incidere i primi Ep. È il 2013. Esce il primo disco, True. Ha un successo incredibile. Avicii è uno dei dj più famosi del momento. Tutti lo vogliono. Urlano il suo nome, saltano, ballano. Lui è felice, lo scopo della sua musica è proprio questo. Lo mettono sotto con i tour. Si esibisce quasi ogni giorno. Hey, sei famoso, goditela. Avicii è un ragazzo genuino, umile, educato. Molto timido. Sale sul palco, ammira la folla, Sono tantissimi. Guarda la sua postazione. L’ansia sale. Non riesce a muoversi. È normale, bevi, starai meglio. Avicii beve. Si scioglie. Lavora senza fermarsi un secondo. Non dorme. Salta pranzi e cene. La tensione è sempre tanta. La bottiglia di alcol è indispensabile, ma non basta più. Panico, ansia e angoscia, non lo lasciano. È il 2014. Ha un crollo. Viene ricoverato d’urgenza in ospedale. Ha una grave forma di pancreatite. Beve troppo. Lo operano alla cistifellea. È costretto a cancellare molte date del tour. Ma è un perfezionista. Via di antidolorifici e lo show riprende. Ne ingoia così tanti da perforarsi l’appendice. Altra operazione. Deve rallentare. Avicii prova a dirlo. Mi spingono, ma io mi sento morire. Si rifugia nella musica. No. Non prova più felicità. Vuole solo andarsene, scappare. È il 29 marzo del 2016. Avicii annuncia il suo ritiro dalle scene. Basta esibizioni live. Vuole viaggiare. È il 2018. È in Oman. I familiari lo sentono strano. Si preoccupano. Salgono sul primo volo. Atterrano. Tim Bergling si è tagliato con dei vetri. È morto solo, nella sua stanza. Aveva 28 anni. Per tutti era Avicii.
❤😥
Lei è Claudia. Ha 19 anni. Vive in Romania, ma trascorre le vacanze in Italia. È il 2005. Conosce un uomo. È felice, si trasferisce, va a vivere con lui in Abruzzo. Appena mette piede in casa, sono subito legnate. Lui le dice quando può parlare. Lui comanda. Se non ubbidisce, le prende. Se ubbidisce, pure. Claudia non parla. Subisce. È il 2007. È incinta. La notizia più bella della sua vita. Sa già che sarà una femmina. Però non è tranquilla a stare da sola con lui durante la gravidanza. La sua bambina deve crescere al sicuro. Dice al compagno che è meglio andare in Romania. Lì c’è la sua famiglia, li aiuteranno. Lui accetta. È il 29 aprile del 2008. Claudia ha il cesareo fissato per la mattina dopo. Il suo telefono è bloccato, non funziona. È nervosa. Lo sbatte a terra. Sente un forte dolore alla testa. La tocca. C’è del sangue. Si gira. Lui le ha lanciato una tazza. Claudia urla, chiama la mamma. Lei accorre. Lo caccia. Poi mette a letto la figlia. La mattina la accompagna in ospedale. Nasce Alessia. Tornano a casa. Sono di nuovo botte. Sono rapporti sessuali non voluti. Che in italiano si chiamano stupri, anche se l’oggetto del desiderio è la tua compagna. Claudia sopporta in silenzio. L’unico pensiero è la sua Alessia. Passano due mesi. Lui torna in Italia da solo. Claudia si gode la figlia. Ma ha bisogno di soldi. Prende la decisione più difficile della sua vita. Lascia Alessia dalla madre, e parte per Roma in cerca di un lavoro. Lui la cerca. La minaccia. Claudia lo denuncia. Chiede l’affidamento esclusivo. Non ha paura. In quel momento la cosa più difficile è stare separata dalla sua bambina. Passano 3 anni. Alessia non sta bene. La fa visitare. Paraparesi spastica. Ha bisogno di cure. Claudia scrive al padre di sua figlia. Deve firmarle una procura per portare Alessia in Italia. Lui dice di sì, ma non si presenta dall’avvocato. Dopo un tira e molla, firma. Claudia ottiene l’affidamento esclusivo. Alessia ha 11 anni. Ora sono insieme, a Roma, unite nella lotta contro la malattia. Alessia la affronta con il sorriso, e quando mamma Claudia accusa il colpo, lei la sprona. Keep calm baby, stai scialla mamma.
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