«Sì, sì dai…una bella mangiata, un bel regalo, ci compriamo la borsa di Prada»
Così rispondeva lei, dirigente della farmacia ospedaliera dell’Asst di Saronno, quando lui, imprenditore di Barlassina, le diceva che quelle pile di laringoscopi sottratte alle terapie intensive bisognava venderle a 250 euro. Perché la situazione era disastrosa. E quindi bisognava lucrarci.
Lucrare su materiale che serviva ad intubare i pazienti. Che loro prima rubavano, e poi vendevano ad altre realtà sanitarie. Per giunta gonfiandone i prezzi. Così da completare il bel quadretto.
È questa la storia, mostruosa, che salta fuori oggi.
I due sono stati arrestati, ovviamente.
Il gip che ha coordinato l’inchiesta è arrivato a definirli “avidi e dotati di sconcertante cinismo”.
E noi, davvero, ci chiediamo cosa possa spingere un essere umano a fare una cosa così.
A guardare qualcuno sul punto di morte e vederci l’opportunità di tirare fuori del denaro da lì.
Nel dormire la notte sapendo che il materiale rubato sarebbe potuto servire a salvare una donna, un uomo, un bambino. Uno di quelli che i parenti non possono neanche vedere da morto. Uno di quelli ti vedi portar via in un sacco nero in un camion militare.
La borsa di Prada volevano loro.
Davvero ce lo chiediamo, che stomaco abbia certa gente.
E quando smettiamo di chiedercelo, arriviamo ad una sola conclusione.
Che in fondo non ce ne frega niente del loro stomaco. Perché i mostri, i veri mostri, esistono e sono sempre esistiti. E sono queste “persone”.
Per cui - se trovati colpevoli - esiste un unico e solo posto: la galera.