Helverie doresse Yamou
IL MOMENTO DELLA POESIA Faccio tutto ciò che posso perché il mio amore non ti disturbi, ti guardo di nascosto, ti sorrido quando non mi vedi. Poso il mio sguardo e la mia anima ovunque vorrei posare i miei baci: sui tuoi capelli, sulla tua fronte, sui tuoi occhi, sulle tue labbra, ovunque le carezze abbiano libero accesso. Victor Hugo Foto: zen magazin
Helverie doresse Yamou
QUASI UN SECOLO PRIMA DI ROSA PARKS, IDA WELLS SI RIFIUTÒ DI LASCIARE UNA CARROZZA PER SOLI BIANCHI. COSÌ COMINCIÒ LA SUA INFINITA BATTAGLIA CONTRO LA SEGREGAZIONE RAZZIALE. Era il 4 maggio 1884, quando un capotreno della “Memphis and Charleston Railroad" ordinò a Ida Wells di lasciare il suo posto in una carrozza che era quasi vuota per spostarsi in un'altra strapiena di gente. Il fatto era che Ida era un’afroamericana e il posto in cui sedeva era riservato solo a persone bianche. All'epoca le compagnie ferroviarie separavano i propri passeggeri in base al colore della pelle, in Tennessee e in molti altri stati americani. Ma Ida non era una da accettare passivamente questa discriminazione. Era nata in Mississippi durante la Guerra civile americana da due schiavi poi liberati e aveva sentito addosso tutto il peso della segregazione. Intelligente e volenterosa, ma anche ribelle fin da giovanissima, aveva cresciuto i cinque fratelli minori dopo che un’epidemia di febbre gialla si era portata via i suoi genitori. Aveva lavorato duramente per mettere sulla tavola un pasto caldo tutte le sere ed era riuscita a diventare un’insegnante, cosa allora piuttosto rara per un'afroamericana. Eppure anche sul lavoro, come in ogni altro aspetto della sua esistenza, Ida era discriminata. Per questo si avvicinò ai movimenti che lottavano per i diritti dei neri e rifiutò di cedere il posto sul treno. Fu allora che il capotreno e due uomini, a fatica, la trascinarono a forza fuori dalla carrozza. Ida denunciò tutto su The Living Way, il giornale sui cui scriveva, e poi chiamò in causa le ferrovie. Dopo una vittoria locale, la corte suprema del Tennessee le diede torto. Alcuni anni dopo venne licenziata dalla scuola in cui lavorava e dopo il linciaggio di due suoi amici decise di battersi contro questa piaga. Scrisse un articolo di fuoco contro l’amministrazione di Memphis e invitò gli afroamericani a lasciare la città . In seimila seguirono il suo consiglio e gran parte di quelli che restarono cominciarono a boicottare tutte le attività razziste. Minacciata da più parti, acquistò una pistola e si trasferì a Chicago. Col tempo divenne un'abile giornalista investigativa e redasse un testo preziosissimo, intitolato The Red Record, nel quale ripercorreva le radici di questo orribile crimine e denunciava come esso fosse prima di tutto un mezzo di controllo sociale utilizzato per reprimere l’emancipazione dei gruppi subalterni. Femminista convinta, si batté tenacemente perché anche le donne nere potessero rivendicare i propri diritti e non fossero più oggetto del pregiudizio che le avvolgeva. Fu anche una strenua sostenitrice del diritto all’autodifesa dei neri, unica possibilità di sfuggire ai linciaggi, vista la compiacenza - e in certi casi la partecipazione diretta - dei membri delle istituzioni, a tali orribili pratiche. Fino all’ultimo dei suoi giorni si batté per sconfiggere la piaga della segregazione.
Helverie doresse Yamou