Helverie doresse Yamou
ACCUSATE DI ESSERE "SMORFIOSE, LOQUACI, DISOBBEDIENTI, CATTIVE MADRI", MOLTE DONNE FURONO RECLUSE E TORTURATE NEI MANICOMI ITALIANI SOLO PERCHÉ NON ACCETTAVANO IL RUOLO SOCIALE CHE VENIVA LORO IMPOSTO Parlando della malattia psichiatrica sulla pagina abbiamo spesso sottolineato lo scopo sociale dell'internamento, l'utilizzo dell'istituzione manicomiale come mezzo forte, fortissimo, di controllo sociale e di marginalizzazione dei cosiddetti "devianti". Tra di loro anche molte, moltissime donne internate nei manicomi di tutta Italia dalla fine dell'800 al secondo Dopoguerra. "Matte". "Squilibrate". "Isteriche". Isteria, appunto, una parola che significa letteralmente "utero vagante", a sottolineare come lo squilibrio mentale fosse prerogativa delle donne, nello specifico di quelle che non accettavano ruolo che la società gli aveva affibbiato. A subire tale destino erano soprattutto le donne provenienti dalle campagne e da situazioni personali difficili. Donne obbligate a fare a volte più di dieci figli, crescerli e curarli insieme al lavoro nei campi e all'adempimento degli "obblighi familiari", spesso malnutrite e maltrattate. Quando la misura era colma, quando subentravano esaurimento e crisi nervose interveniva l'istituto manicomiale. La diagnosi dei loro disturbi avveniva tramite la valutazione del loro rapporto con gli uomini. I sintomi erano chiari ed evidenti: arroganza, strafottenza, risposte brusche ai mariti, essere donne "smorfiose, loquaci, disobbedienti". Durante il fascismo, quando la propaganda descriveva la donna come fulcro della vita domestica e responsabile della cura del marito, dei figli e della casa, in particolare, queste donne venivano rinchiuse con la tremenda accusa di essere "madri snaturate", incapaci di tenere testa al glorioso servizio affidatogli dal regime. Venivano sbattute dentro quattro mura essere guarite dalle loro "malattie". Peccato che la cura, negli istituti, era assente. C'erano le botte, l'isolamento, l'esclusione sociale, lo stigma per le donne e le loro famiglie. C'erano i bagni caldi e freddi, considerati come rimedi per una malattia organica, come una febbre o un raffreddore. Poi, col fascismo, arrivarono esperimenti audaci: malarioterapia, insulinoterapia e, a partire dalla fine degli anni '30, l'elettroshock. Oggi le storie di queste donne stanno lentamente emergendo dall'alone di stigmatizzazione e oblio. Nelle città dei grandi manicomi italiani - in particolare ci siamo rifatti a storie provenienti da Teramo e Como - si stanno riscoprendo i documenti, le lettere e le testimonianze delle donne internate. Le loro storie sono fondamentali, oggi, per capire i meccanismi della repressione sessuale, dell'omologazione forzata ai modelli sociali e culturali, per comprendere il disprezzo per la dignità e l'autodeterminazione delle donne in alcuni periodi storici della storia italiana.
Helverie doresse Yamou
Buongiorno dalla bella Scala dei turchi Sicilia
Helverie doresse Yamou