Helverie doresse Yamou
Una storia di amore. Lala e i suoi due mondi. “Perché sono e mi sento senegalese” Io sono diventata senegalese 40 anni fa. In Francia. Senza mai essere stata in Senegal. In pochi secondi. Il Senegal mi ha accolta immediatamente, senza condizioni né spiegazioni. L’Italia mi rigettava, mi toglieva la nazionalità. E il Senegal me la dava immediatamente, a braccia aperte. Era il 1972. Ero una studentessa italiana a Parigi. Mi sposavo con Laye, uno studente senegalese a Parigi. Per la legge italiana di quell’epoca, io, donna, sposandomi con un senegalese, perdevo automaticamente la nazionalità. L’ho persa e il Senegal, senza una domanda, senza una sola inchiesta, senza assolutamente nessuna condizione, mi ha immediatamente offerto la sua. Al Comune del 5ème arrondissement di Parigi dove ci siamo sposati, ci hanno chiesto a ciascuno il proprio “Certificat de coutume”, un certificato dato dalle nostre rispettive ambasciate in cui erano riportate le leggi del nostro paese sul matrimonio. Per la Francia, due stranieri che si sposano devono farlo nel rispetto ciascuno delle proprie leggi sul matrimonio. Sul mio (Italiano), a parte la perdita della nazionalità, c’era scritto anche che dovevo obbedire e seguire mio marito ovunque e che non potevo divorziare (all’epoca in Italia il divorzio non era ammesso dalla legge). Su quello di mio marito c’era scritto che bastava dire tre volte davanti a testimoni che mi ripudiava ed ero ripudiata. C’era scritto pure che poteva avere fino a quattro mogli. In trentotto anni di matrimonio mio marito non ha mai utilizzato né una né l’altra delle due possibilità perché mi accettava con la mia cultura e quindi non mi avrebbe mai imposto delle leggi del suo paese che io non avrei voluto. Non mi ha mai imposto di « integrarmi ». Lui era ed é mussulmano. Né lui né la sua famiglia mi hanno mai chiesto di diventare mussulmana. I nostri figli hanno sempre potuto scegliere e praticare la religione che volevano. Mio padre era totalmente contro il mio matrimonio perché, malgrado la sua grande umanità, in quel momento la cosa era piu forte di lui, non ne voleva sapere che sposassi un africano, un negro. Non voleva neppure conoscere mio marito. Ho dovuto andarmene di casa. Mi ha ripudiato dalla famiglia. Sono ripartita per Parigi per tornare da Laye in autostop, senza una lira. Ma quando, due anni dopo, abbiamo saputo che era gravemente ammalato in ospedale, gli studenti senegalesi, pur conoscendo le decisioni di mio padre, hanno fatto una colletta per darmi i soldi del biglietto Parigi – Formia e andare a trovare mio padre con la mia bambina di 2 mesi, che lui non aveva mai visto. Io ero titubante, ma mio marito mi ha detto: "Vedrai che ti accoglierà. I genitori sono importantissimi e non bisogna mai rimanere in conflitto con loro". Questo fa parte della cultura senegalese. Eravamo ancora a Parigi, ma in Senegal già mi aspettavano. Il padre di mio marito, un calzolaio che non sapeva nè leggere nè scrivere, anche se non mi aveva ancora mai visto, dettava delle lettere per me e me le mandava per farmelo sapere e rassicurarmi. A Natale del 1973, al posto di polizia della Gare de Lyon, mio marito é stato quasi ucciso dalla polizia francese davanti a me e ai miei due bambini, per una storia puramente e odiosamente razzista. E’ rimasto in coma tre giorni. Ho scritto al padre di mio marito ciò che era accaduto dicendo che mi vergognavo di essere europea. Lui mi ha risposto che non dovevo generalizzare. Che in tutti i paesi del mondo ci sono persone ignoranti ed intolleranti e piene di odio, ma ci sono anche quelle buone. Quando, appena laureata in sociologia, a Parigi, con due bambini piccoli, un’unica stanza piccolissima per casa, mio marito ancora studente, ma che lavorava la sera per mantenerci tutti, gli ho detto che volevo fare un corso di infermiera in previsione della nostra futura vita in Senegal, lui mi ha proposto di fare medicina. Ero strabiliata. Pensavo che sperasse che avrei cominciato finalmente a lavorare e partecipare al mantenimento della famiglia. Invece mi proponeva di fare sette anni di medicina
Helverie doresse Yamou
Se vuoi essere felice comincia. Buongiorno
Helverie doresse Yamou