Helverie doresse Yamou
IL MOMENTO DELLA POESIA Oggi che t’aspettavo non sei venuta. E la tua assenza so quel che mi dice, la tua assenza che tumultuava, nel vuoto che hai lascito, come una stella. Dice che non vuoi amarmi. Quale un estivo temporale S’annuncia e poi s’allontana, così ti sei negata alla mia sete. L’amore, sul nascere, ha di questi improvvisi pentimenti. Silenziosamente ci siamo intesi. Amore, Amore, come sempre, vorrei coprirti di fiori e d’insulti. Vincenzo Cardarelli Foto:glowbyaba
Helverie doresse Yamou
QUANDO VENNERO A PRENDERLI PER PORTARLI NELLE CAMERE A GAS, I ROM E SINTI DI AUSCHWITZ SI RIBELLARONO E SI RINCHIUSERO NEI DORMITORI, SALVANDOSI DAL MASSACRO "Domani verranno a prenderli e li ammazzeranno tutti". Quelle parole erano pesanti come macigni, una vera e propria sentenza di morte per i rom ed i sinti di Auschwitz-Birkenau. Era il 15 maggio del 1944 e nel campo vi era la necessità di far spazio agli ebrei provenienti dall'Ungheria che i nazisti si erano affrettati a deportare con l'avanzata dei sovietici. Tadeusz Joachimowski era un prigioniero politico polacco che lavorava nel "campo degli zingari", come era nota la sezione dei rom e sinti di Auschwitz. Aveva stretto amicizia con un rapportführer, un ufficiale incaricato delle comunicazioni, che gli confidò il destino che sarebbe toccato ai 6500 romanì presenti nel campo. Tadeusz non ci pensò due volte e riferì subito quanto aveva sentito. Alla paura iniziale subentrò però la volontà di non arrendersi e di resistere in tutti i modi possibili. Avevano solo un giorno: ne approfittarono per raccogliere in giro per il campo tutto ciò che potesse servire ad una seppur minima difesa: pietre, bastoni, utensili da lavoro. Li nascosero nei dormitori ed attesero. Il giorno seguente vennero svegliati dal rumore dei veicoli che si avvicinavano alle abitazioni. Scesero una sessantina di SS armate con l'ordine di svuotare le baracche una per una. Urlarono di uscire fuori ma nessuno rispose. Urlarono una seconda volta e, questa volta, ottennero risposta: "Noi non usciamo. Venite voi, vi aspettiamo qui. Se volete qualcosa da noi, venitevela a prendere". Le SS rimasero di stucco, e dopo un po' decisero di andarsene. Rom e sinti avevano vinto, per ora, ed avevano evitato lo sterminio. Purtroppo la vittoria fu solo temporanea. Le SS avrebbero potuto sopraffare la resistenza ma decisero di operare in un altro modo. Nei mesi successivi i prigionieri del "campo degli zingari" vennero divisi rendendo difficile la comunicazione e l'organizzazione di ogni forma di resistenza, e nonostante ciò vi furono vari casi isolati di ribellione e di scontro con le guardie, specie quando era chiaro cosa sarebbe successo. Nel mese di agosto 1944 si procedette allo sterminio sistematico. Tra il 2 ed il 3 agosto 2897 tra anziani, donne, bambini ed infermi vennero uccisi nelle camere a gas e bruciati nei forni crematori. Anche lì la resistenza e gli scontri fisici contro le guardie furono frequenti. Nonostante il triste epilogo della vicenda, la resistenza di rom e sinti del 16 maggio rimane un ricordo vivo come un orgoglioso impeto di ribellione e non accettazione di quel destino orribile, e viene oggi ricordato come il "Romani Resistance Day", il giorno della Resistenza romanì. Cronache Ribelli
Helverie doresse Yamou