A 40 ANNI DALLA STRAGE DI USTICA SIAMO ANCORA IN CERCA DI GIUSTIZIA PER LE 81 VITTIME
La sera del 27 giugno 1980 un aereo della compagnia Itavia partito dell'areoporto Marconi di Bologna diretto a quello di Punta Raisi a Palermo scompare dai radar alle ore 20 e 59, all'altezza di Ustica.
Iniziano le ricerche, che la mattina dopo portano prima all'avvistamento dei detriti del DC-9 e poi di alcuni corpi. 81 morti, 77 passeggeri e 4 membri dell'equipaggio. È la strage di Ustica.
L'aeronautica militare sostiene si tratti di un incidente, un cedimento strutturale dell'aereo. I familiari, molti giornalisti e un'apposita commissione d'inchiesta la pensano diversamente. Il DC-9 è esploso in volo.
Una bomba nel bagno dicono i militari. Un missile secondo molti altri pareri.
Partono dei processi che nel corso dei trent'anni si concludono con un nulla di fatto sul piano penale, mentre in sede civile la Corte di Cassazione nel 2013 condanna lo stato italiano a risarcire i parenti delle vittime ed acclara che non solo il DC9 fu abbattuto, ma che vi furono da parte dell'Aeronautica militare chiari tentativi di depistaggio.
E proprio dell'Aeronautica militare fanno parte diversi soldati collegati alla strage di Ustica che sono morti in circostanze poco chiare tra il 1980 e il 1995. 12 decessi, di cui alcuni particolarmente sospetti.
Ad esempio il generale Roberto Boemio, ucciso il 12 gennaio 1993 a Bruxelles in una rapina in cui non venne rubato nulla, avrebbe dovuto testimoniare poche settimane dopo. Poi ci sono due piloti i colonnelli Mario Naldini e Ivo Nutarelli morti nell'incidente di Ramstein. La sera della strage di Ustica erano entrambi in volo e inviarono un segnale di "emergenza generale" dal loro F-104.
E soprattutto ci sono i casi di suicidio. Il primo è quello del maresciallo Alberto Dettori, il 31 marzo 1987, trovato impiccato a Grosseto in una "posizione innaturale" (cit. polizia scientifica). Da tempo si sentiva spiato e andava cercando in casa microspie e trasmittenti. La sera della strage di Ustica era in servizio presso il radar di Poggio Ballone. Il secondo è quello del maresciallo Franco Parisi, il 21 dicembre 1995. Anch'egli ritrovato impiccato pochi giorni prima di essere sentito dalle autorità giudiziarie sul ritrovamento di un mig libico in Sila collegato alle vicende di Ustica.
A distanza di quarant'anni dalla strage ci sentiamo di poter affermare che la scia del DC-9 quella sera fu seguita da un aereo militare straniero, forse libico, per sfuggire ai controlli radar. Due caccia, probabilmente americani, si misero al suo inseguimento e nel corso di una battaglia non autorizzata, in violazione delle norme internazionali e dello spazio aereo italiano, contribuirono in maniera determinante all'abbattimento del DC-9.
Ancora oggi l'Aeronautica militare nega recisamente tale versione dei fatti.