LA SOFFERENZA DI JAMES MEREDITH, IL PRIMO AFROAMERICANO IN UN'UNIVERSITÀ DEL MISSISSIPPI, COLPITO DA UN PROIETTILE DURANTE UNA MARCIA CONTRO IL RAZZISMO IL 6 GIUGNO DEL 1966
Il 24 settembre 1962 la Corte di appello degli Stati Uniti ordina all'Università del Mississippi di ammettere l'afroamericano James Howard Meredith.
Il primo ottobre l'uomo, scortato dall'avvocato John Doar e dal capo dell'US Marshals Service, James McShane, fa il suo ingresso nell'ateneo. Nei giorni precedenti durante scontri violentissimi si erano fronteggiati l'esercito e gruppi segregazionisti locali. Due civili, un giornalista e un curioso erano rimasti uccisi durante la prima notte di tafferugli.
Alla fine però, per la prima volta nella storia del Mississippi, uno studente nero entrava all'interno di un'università in cui la segregazione era regola.
Quattro anni dopo, nel corso della celebre "marcia contro la paura", 200 km da Memphis a Jackson, che lui stesso aveva promosso per combattere il razzismo, James fu vittima di un attentato. A sparargli fu Aubrey James Norvell, la cui colpevolezza fu accertata da un procedimento giudiziario che però non riuscì a fare completamente luce sulle ragioni dell'attentato. La foto che ritrae Meredith subito dopo il tentato omicidio, quando sofferente per la ferita era ormai steso a terra, fu scattata da Jack R. Thornell, e gli valse il premio Pulizter.