Immagine che sta girando in tutta la #Francia: questa infermiera di nome #Farida, che durante il lock down ha trascorso dalle 12 alle 14 ore al giorno in ospedale a curare i pazienti malati di #Covid19, il 16 giugno è stata picchiata, trascinata e arrestata per aver chiesto migliori condizioni di lavoro, da #eroina a #terrorista SENZA PAROLE 😈
I NAZISTI MASSACRARONO DI BOTTE IL PADRE E I BOMBARDAMENTI LE CAUSARONO DANNI PSICOLOGICI PERMANENTI: LA SOFFERENZA DELLA PICCOLA TERESKA ESPRESSA SULLA LAVAGNA DELLA SCUOLA
Questa foto fu realizzata da David Seymour nel 1948 a Varsavia in un orfanotrofio per bambini affetti da disturbi psichiatrici.
Nella foto Teresa (Tereska era il soprannome), una bambina sopravvissuta ai campi di concentramento, rispondendo alla richiesta di disegnare sulla lavagna la sua casa, traccia queste linee apparentemente senza significato. Secondo alcune interpretazioni si tratterebbe del filo spinato del lager in cui aveva trascorso i primissimi anni della sua infanzia. In seguito, indagando il passato di Tereska, si giunse alla conclusione che si trattava delle rovine della sua abitazione distrutta dai bombardamenti.
Gli occhi di Tereska, in ogni caso, sembrano riflettere le profondità della sua anima. L'anima di una bambina nata e cresciuta a Varsavia durante il conflitto più brutale della storia umana. Suo padre, Jan, era un esponente della resistenza polacca. Quando venne catturato, la Gestapo gli ruppe tutti i denti a forza di botte. Poi arrivò il bombardamento, dove la bimba venne ferita alla testa e subì anche danni cerebrali, e la fuga da casa, durante la quale la nonna di Tereska venne uccisa a sangue freddo da un ucraino che combatteva per i nazisti. Poi, tre settimane di marcia a piedi con la sorella di 14 anni per raggiungere dei conoscenti in un villaggio. La fame divenne una compagna di viaggio inseparabile.
Gli occhi di Tereska, in seguito a tutte queste esperienze, non sono gli occhi di una bambina della sua età; sono gli occhi di un sopravvissuto, gli occhi di chi, fin dalla nascita, ha visto il male assoluto, gli occhi di chi molto difficilmente può tornare ad essere sereno e felice. Sarà purtroppo questo il suo destino. La bambina, crescendo, non recupererà mai dal trauma subito e dalle ferite e morirà in un manicomio nel 1978.
IL MOMENTO DELLA POESIA
Un giorno, all’improvviso
mentre ti starai pettinando, in silenzio o mentre ti infilerai una calza ti verrà in mente un mio gesto
e ti ritroverai a sorridere pensandomi.
Un giorno, all’improvviso
pedalando veloce sotto le prime gocce di una calda pioggia di settembre
sentirai un odore arrivarti al naso e risvegliare un ricordo di mestoli e tegami e mi vedrai davanti al fuoco, per un attimo.
Un giorno, all’improvviso
farai qualcosa che facevo anch’io proprio allo stesso modo in cui la facevo io
e te ne meraviglierai moltissimo perché non avresti mai pensato
di potermi somigliare così tanto.
E ti mancherò da fare male.
Ma sarò con te in ogni gesto o nel muoversi delle foglie nel frusciare di un gatto nel giardino o nelle orme di un pettirosso sulla neve come solo l’eterna presenza di una madre
lo può.
Foto :sagaaleya