"VOI, SCHIAVI DA SEMPRE, NON LO SAPETE CHE CHI VUOL ESSER LIBERO DEVE RIBELLARSI?"
LA VITA STRAORDINARIA DI FREDERIK DOUGLASS, IL "LEONE DI WASHINGTON"
"Il lettore non deve aspettarsi che io dica molto della mia famiglia. Gli alberi genealogici non fioriscono tra gli schiavi".
Inizia così il racconto della vita di Frederik Douglass, "nato schiavo" in una piantagione, intellettuale, militante abolizionista, scrittore.
Sin dalla nascita è testimone delle brutali condizioni di vita e lavoro cui erano costretti i neri negli stati del Sud. Tra fame, frustate e terrore non c'è da meravigliarsi se molti di loro considerano la schiavitù un dato naturale, la volontà di un "Dio che ha fatto tutte le cose, i neri schiavi e i bianchi padroni."
Ma Frederik è diverso. Si guarda intorno e interroga prepotentemente il suo tempo e i suoi luoghi: "Perché sono uno schiavo? Perché alcuni sono schiavi e altri padroni? Queste le domande della mia fanciullezza".
A 12 anni impara a leggere: è la scoperta di un mondo, il mondo degli Stati liberi e dell'origine tutta umana delle ingiustizie e della discriminazione. Da allora, Frederik sceglie da che parte stare: legge di nascosto e impara a scrivere osservando le lettere sugli scafi in costruzione.
Coi suoi risparmi compra un sussidiario e organizza una scuola clandestina. Lo scoprono, lo frustano, lo allontanano. Ma ovunque lo mandino, ricomincia a insegnare e diffonde i "pensieri incendiari" dell'abolizionismo e della fuga, suo obiettivo principale. Catturato ed arrestato più volte, a 21 anni arriva a New York.
Finalmente è un uomo libero, ma lotta più di prima. Militante abolizionsita, instancabile conferenziere, fonda un giornale e organizza la fuga di molti schiavi. Partecipa alla fondazione del movimento femminista e ne sottoscrive la prima Dichiarazione.
Pubblica la sua autobiografia, che lo rende celebre anche in Europa. Viaggia tra Inghilterra e Irlanda denunciando gli orrori dello schiavismo. Tornato negli USA, si batte duramente contro la segregazione razziale nelle scuole. Incontra i presidenti Lincoln e Johnson, denunciando la discrimanzione degli afroamericani e sostenendo il diritto di voto per i neri e per le donne.
Ricopre importanti incarichi politici, fino a diventare console generale ad Haiti. Dimessosi da ogni ufficio in polemica con il governo, nel 1872 è il primo nero candidato alla alla vicepresidenza insieme a Victoria Woodhull, attivista femminista.
Da allora, lega sempre di più la causa degli afroamericani a quella delle donne, dei nativi americani e dei migranti di recente arrivo: per lui esiste una causa sola, quella di chi è oppresso contro quella dell'oppressore. Partecipa al National Council of Women a Washington nel 1895 ed è invitato sul palco. Muore rientrando a casa, dopo una vita vissuta fino all'ultimo istante all'insegna di alcuni suoi versi di gioventù:
Voi, schiavi da sempre, non lo sapete
che chi vuol essere libero deve ribellarsi?