A un certo punto, dopo sette ore interminabili trascorse sull’ambulanza bardata in una tuta di biocontenimento insieme a un sospetto caso Covid (poi risultato positivo), Aurora Tocco, infermiera 22enne, si è accasciata sul volante stremata dalla fatica e dalla tensione.
È accaduto a Palermo, accade ovunque in Italia in questi giorni perché i pazienti sono troppi e non c’è spazio per tutti nelle tende allestite davanti agli ospedali, in attesa di essere ricoverati. E capita di rimanere anche per ore chiusi in ambulanza equipaggiati come in guerra in attesa del tampone molecolare.
“Sì, l’infermiera stanca della foto sono io” dice Aurora. “Mi sono addormentata. Erano le cinque del pomeriggio, eravamo in ambulanza, fermi, da sette ore. Nei miei giorni liberi, quando non sono di turno in ospedale, salgo sui mezzi del 118. Perché? Per la passione, per il mio impegno, la spinta che mi fa alzare la mattina. Sono una ragazza fortunata e mi aiuta molto la riconoscenza delle persone, quando andiamo per servizio. Qualcuno pensava che il Covid fosse tutto una finzione e adesso che, purtroppo, è positivo, si rende conto della realtà. Il Coronavirus è un nemico invisibile. Ma c’è chi lo nega anche per paura. Io vivo a Cinisi con la mia famiglia, ogni giorno prendo il treno. Sognavo di lavorare in un ospedale a sedici anni, quando frequentavo la scuola. La medicina è il mio sogno da sempre, come lo studio del corpo umano, questa macchina bellissima che può incepparsi”.
Un’altra foto simbolo di questa pandemia.
Chi continua a negare, a minimizzare, a ragliare deliri e complotti da terza elementare, guardi quest’immagine, questa dignità, e un po’ - almeno un poco - si faccia schifo da solo.
Lorenzo Tosa