Helverie doresse Yamou
BRESCIA, 28 MAGGIO 1974: LA STRAGE DI PIAZZA DELLA LOGGIA. QUELLA BOMBA MESSA PER UCCIDERE I MANIFESTANTI ANTIFASCISTI “La costituzione voi lo sapete, vieta la ricostituzione sotto qualsiasi forma del disciolto partito fascista, eppure il Movimento Sociale italiano vive e vegeta. Almirante, che con i suoi lugubri proclami in difesa degli ideali nefasti della RSI ordiva fucilazioni e ordiva spietate repressioni, oggi ha la possibilità di mostrarsi sui teleschermi come capo di un partito che è difficile collocare nell’arco antifascista e perciò costituzionale. A Milano….” Dopo la parola Milano, nella registrazione del discorso di Franco Castrezzati, che sta parlando il 28 maggio 1974 sul palco di piazza della Loggia, si sente un botto enorme. E poi seguono alcuni improperi, un sussurro che spaventa, quel bomba detto a denti stretti, e quelle parole concitate “state calmi, compagni e amici state calmi”. A Brescia è scoppiata una bomba. Le bombe, le bombe di quel periodo storico, dell’Italia di quegli anni, non sono mai messe a caso. Ma la bomba di Piazza della Loggia è forse quella che ha un obiettivo il meno possibile indiscriminato. La bomba vuole uccide dei manifestanti, dei manifestanti antifascisti, per colpire un vasto movimento di cittadini pronti a scendere in strada per rivendicare i propri diritti. Brescia nel 1974 vive un clima particolarmente difficile. Sono all’ordine del giorno le aggressioni nei confronti di militanti di partiti e associazioni democratici e di sinistra, le sedi dei sindacati sono oggetto di attacchi dinamitardi, intellettuali e personaggi di cultura ricevono minacce dirette, tutto mentre le concentrazioni di potere economico locale si rifiutano di accettare le più elementari rivendicazioni dei lavoratori. Ad aumentare in maniera esponenziale la tensione in città sono una serie di atti eversivi di natura dinamitarda e di chiara matrice neofascista. Il 16 febbraio è scoppiata una bomba alla coop di porta venezia rivendicata dalle famigerate SAM, le squadre azione Mussolini. L’otto marzo due bombe sono rinvenute nella Chiesa delle Grazie. Il 23 aprile una bomba a mano viene fatta esplodere nella sede del PSI di Largo Torregiano. Il primo maggio nell’ingresso della sede della CISL, una borsa contenente un’ordigno contente dinamite e tritolo già innescato viene ritrovato poco prima dell’esplosione. E poi c’è l’episodio più grave. Mentre è fermo in Piazza del Mercato con la sua vespa accesa, Silvio Ferrari, giovanissimo esponente di estrema destra, muore dilaniato dallo scoppio della bomba che sta aspettando di piazzare. Di fronte a quest’ultimo atto Il Comitato Unitario Permanente Antifascista decide di indire quella manifestazione che si concluderà a Piazza della Loggia. Ventotto maggio ore dieci. Nonostante il freddo e la pioggia, incredibili per giorni di Maggio, la piazza è piena di gente. Ci sono le bandiere dei parti, i soggetti extraparlamentari, le sigle sindacali. Ma soprattutto ci sono cittadini comuni di diversi orientamenti politici e culturali, tutti uniti nella volontà di dire basta alle violenze fasciste. E quella bomba che esplode alle 10,12 uccidendo otto persone, di cui due dopo una lunga e dolorosissima agonia, è diretta proprio contro quella gente. Contro quella gente di Brescia che vuole essere un argine al fascismo che sta tornando, che porta in piazza sentimenti di rifiuto totale dei nuovi e dei vecchi fantasmi. Franco Castrezzati, in seguito dirà. “C’è chi dimostra stupore per i fatti di piazza della Loggia. Ma di questo io non mi rendo conto. Io capisco il raccapriccio, il dolore, la rabbia. Non capisco lo stupore, perché il fascismo è violenza, il fascismo si è imposto, è nato con la violenza , è vissuto nella violenza, è tramontato nella violenza e ora cerca di risorgere nella violenza.” Parole limpide che tuttavia a distanza di quarant’anni, di altre bombe, aggressioni, e omicidi di chiara matrice ben pochi sarebbero disposti a pronunciare.
Helverie doresse Yamou
Il "mercato galleggiante" in Thailandia! Buongiorno
Helverie doresse Yamou