Helverie doresse Yamou
IL MOVIMENTO SOCIALE CERCÒ DI ORGANIZZARE UN CONGRESSO A GENOVA, CITTÀ MEDAGLIA D’ORO DELLA RESISTENZA, MA IL 30 GIUGNO LA CITTÀ GLIELO IMPEDÌ Il 1960 si apre con la formazione del governo Tambroni, che riceve l’appoggio esterno dai monarchici e soprattutto dal MSI. Il partito, guidato allora da Michelini, per la prima volta dal dopoguerra si avvicina chiaramente al governo del Paese e decide di spingere sull’acceleratore proclamando per il 2 luglio il suo sesto congresso presso Genova, città medaglia d’oro della Resistenza. Non solo: il Movimento sociale sceglie come sede dello stesso il Politeama Margherita, a due passi dal Ponte Monumentale e dal Sacrario dei Caduti Partigiani. Iniziano infine a circolare voci sulla presenza di una lunga serie di esponenti della Repubblica sociale, tra cui Carlo Emanuele Basile, già capo della provincia di Genova durante la deportazione degli 1500 operai e sottosegretario alle forze armate, due volte graziato dalla Cassazione e dall'Amnistia Togliatti. Una evidente provocazione da parte dei neofascisti, avallata dal Ministero dell’Interno che assicura in più occasioni Michelini che il congresso si sarebbe tenuto regolarmente. Ma si sbagliavano. A cominciare dai vecchi partigiani, passando per i lavoratori sindacalizzati fino ai giovanissimi, Genova inizia ad essere attraversata da un vasto movimento antifascista deciso a fare di tutto per bloccare il congresso. Anche le forze politiche più importanti della sinistra, PCI e PSI, dopo aver accettato in sordina che l’MSI tenesse un congresso a Milano, anch’essa medaglia d’oro della Resistenza, a causa delle forti pressioni decidono di muoversi. Dalla metà di giugno iniziano i cortei e le manifestazioni, sempre più pressanti con l’avanzare dei giorni. La tensione sale, e salgono anche gli scontri. Il MSI minaccia di far arrivare a Genova militanti da Roma preparati ad ogni evenienza. La notizia trapela sui giornali e la città risponde senza mezzi termini. Il 30 giugno alla fine dell’ennesimo corteo i manifestanti raggiungono Piazza de Ferrari: qui la polizia cerca di disperderli con l’uso di idranti e cariche. Ma la piazza reagisce con durezza e mentre continua ad affluire gente, le forze dell’ordine sparano i primi colpi e usano jeep e camionette per caricare. Il risultato però è quello di provocare una reazione ancora più forte, i manifestanti usano quello che trovano in strada e nei cantieri vicini per difendersi e contrattaccare. Ne nasce una battaglia vera e propria che infuria anche tra i caruggi. Alla fine l’ANPI locale media una tregua, la polizia si ritira e i manifestanti cessano le ostilità . Ma la prova di forza della piazza è un campanello d’allarme troppo forte per le istituzioni, preoccupate dal dilagare delle manifestazioni anche in altre grandi città . Si chiede al MSI di cambiare sede, ma Michelini decide di annullare il congresso. Pochi giorni dopo il governo Tambroni rassegna le dimissioni.
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Buongiorno da Firenze
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