Scuola & Istruzione
DA Massimo Mazzucco Facebook
E' MORTO GIUSEPPE DE DONNOAvevo parlato con Giuseppe De Donno nel marzo scorso, mentre completavo il mio video “Covid le cure proibite”, perchè volevo verificare l’accuratezza di alcune informazioni che mi apprestavo a divulgare.Giuseppe De Donno era un uomo distrutto.Dopo quasi un anno dagli eventi che lo avevano coinvolto, ancora non riusciva a capacitarsi del perchè la sua cura non fosse stata promossa e sperimentata in tutto il mondo. “Io lo so che funziona – mi diceva – ho visto i pazienti guarire sotto i mei occhi. Eppure sembra che la cosa non interessi a nessuno”. In quella breve telefonata provai in qualche modo a spiegargli che gli interessi economici coinvolti erano troppo forti, e che guarire i malati, in quel momento, non era la priorità di nessuno, ai piani alti del potere. Ma capii che da quell’orecchio non ci sentiva. Ebbi l’impressione di avere di fronte una persona sincera ma profondamente ingenua, totalmente impreparata all’orribile dispetto che gli stava riservando il destino.Credo che il suo gesto di oggi non sia che la presa di coscienza definitiva di una situazione che inizialmente non riusciva ad accettare.Massimo Mazzucco
Scuola & Istruzione
DA La Farfalla della gentilezza
"Se non esco dopo tre ore sappiate che sono stato rapito. Se dopo tre giorni non sapete nulla fate un comunicato pubblico". Queste le ultime parole di Padre Paolo Dall’Oglio ai suoi amici e confratelli.Da allora, il 29 luglio 2013, non abbiamo saputo più niente. Padre Paolo Dall’Oglio è stato rapito. Le sue tracce si sono perse a Raqqa, nel nord della Siria, nell’inferno della guerra e delle atrocità dell’ISIS.In realtà Padre Paolo non doveva nemmeno essere in Siria: un anno prima il governo siriano lo aveva espulso e lui, a malincuore, aveva dovuto lasciare il monastero di Mar Musa, che lui aveva ristrutturato e trasformato in un posto unico al mondo.Mar Musa è un posto che chi non l’ha visitato non può nemmeno immaginare: incastonato tra le rocce, in mezzo al deserto siriano, è un monastero mimetizzato nella montagna, raggiungibile solo dopo centinaia e centinaia di scalini, ripidi e stretti.Nel 1982 Padre Paolo Dall’Oglio aveva riscoperto questo antico luogo di preghiera in rovina, e aveva deciso di ristrutturarlo per fondare una comunità spirituale cattolica, Al-Khalil, dedicata al dialogo interreligioso islamo-cristiano. Un luogo di pace e di preghiera, di speranza e di incontro, dove per circa trent’anni aveva creato un legame fortissimo con i siriani, sia cristiani che musulmani. A Mar Musa erano benvenuti tutti, di ogni religione: pellegrini, credenti, visitatori. E rimanevano tutti stupiti da questa comunità monastica di persone speciali che avevano scelto una vita religiosa austera, in un luogo isolato e difficile.Padre Paolo, anzi, Abuna Paolo come lo chiamano gli arabi, era amatissimo da cristiani e musulmani, e accoglieva tutti con il sorriso. Mangiando insieme una mujaddara (riso, lenticchie e cipolle), parlava con garbo e convinzione, raccontava la sua scelta del dialogo come imprescindibile strumento per la democrazia, allo stesso tempo metodo e obiettivo da conseguire. Gli ospiti potevano restare quanto volevano, purché si rendessero utili, lavando i piatti, aiutando a cucinare e a rimettere a posto. Nei due giorni trascorsi a Mar Musa nel lontano 2006 ho avuto consapevolezza della grandezza di Abuna Paolo, e ancora oggi mi sento privilegiata per aver avuto la fortuna di incontrarlo. Ma il suo attivismo e il suo messaggio di pace aveva dato anche fastidio a molti. Per questo l’espulsione da parte del regime siriano. Però il cuore di Padre Paolo era rimasto in Siria, e così, dopo un periodo trascorso anche nel Kurdistan iracheno, alla fine aveva deciso di rientrare, sapendo benissimo i rischi cui andava incontro. La prima volta era tornato in Siria per andare a pregare sulle fosse comuni per i suoi amici siriani. La seconda per stare vicino alla sua gente, per far sentire la sua vicinanza, proprio dove ce n’era più bisogno: a Raqqa, diventata ormai roccaforte dell’ISIS. Padre Paolo voleva provare a intercedere per un confratello sequestrato dall’ISIS. Voleva provare a salvarlo. Prima della sua espulsione era riuscito già a salvare alcuni cristiani sequestrati da forze jihadiste. Sperava di potere ottenere altri risultati positivi con la forza del dialogo e della speranza. Per questo motivo quella mattina del 29 luglio 2013 Padre Paolo era uscito per andare a un appuntamento con degli esponenti dell’ISIS. Sapeva di correre un rischio, ma non poteva fare altrimenti.Da allora è scomparso nel nulla, nonostante false notizie, depistaggi, speranze e disillusioni.Sono passati otto lunghi anni, ma non possiamo smettere di sperare in un suo ritorno. Non dimenticarlo non vuol dire solo sperare e pregare per il suo ritorno, ma continuare a leggere i suoi libri, raccontare le sue parole e portare avanti il suo messaggio di pace, dialogo e speranza. Abuna Paolo, ti aspettiamo.La farfalla della gentilezzaPadre Paolo Dall’Oglio ha scritto diversi libri, tra cui: "Collera e luce. Un prete nella rivoluzione siriana", EMI, 2013 e "La sete di Ismaele. Siria, diario monastico islamo-cristiano", Gabrielli editori, 2011.Su Padre Paolo, c'è un bel libro a cura di Riccardo Cristiano, "Paolo dall’Oglio. La profezia messa a tacere", San Paolo, 2017.
Scuola & Istruzione
Giacomin: “Per combattere l’inquinamento cominciamo dalla mente, fondamentale l’educazione”
di Elisabetta Ambrosi | 23 LUGLIO 2021