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Focus - Le stime dei vigneti nei territori “più in” d’Italia by www.winenews.itAlto Adige: la soglia minima è stabilmente a 500.000 euro per ettaro (particolari condizioni di impianto, terrazzamenti, scarsità di vigneti sul mercato), con punte fino ad 1 milione;
Amarone della Valpolicella: nella Valpolicella Classica, le quotazioni vanno 450.000/550.000 euro ad ettaro;Prosecco (nei territori di Conegliano e Valdobbiadene): tra i 400.000 e i 450.000 euro ad ettaro, che scendono sui 200.000 euro nell’area del Prosecco Doc; Cartizze, sul 1 milione ad ettaro;Franciacorta: un ettaro, in media, vale sui 250.000 euro, con punte di 300.000 per le vigne più pregiate;Barolo: sotto 1.200.000 euro ad ettaro non si compra nulla ed i cru più importanti vanno ben oltre a 2,5 milioni ad ettaro, nel templi del re dei vini;Barbaresco: sotto i 600.000 euro ad ettaro non si acquista, con i cru più importanti che superano anche di molto questa cifra, e c’è grande scarsità di vigneti sul mercato;Brunello di Montalcino: 750.000 euro ad ettaro, con punte quasi ad 1 milione, per le vigne top della collina di Montalcino;Bolgheri: 400.000 euro ad ettaro, con punte di 500.000 euro, per uno dei territori più performanti dell’Italia del vino;Chianti Classico: un ettaro sta sui 170.000 euro, con punte fino a 200.000, in uno dei territori più belli d’Italia;Chianti: un ettaro è valutabile sui 70/90.000 euro nel territorio del vino italiano più conosciuto al mondo;Nobile di Montepulciano: tra i 120.000 ed i 150.000 euro ad ettaro nella culla del Rinascimento;Etna: 80.000 euro ad ettaro, con punte a 100.000 euro nelle zone viticole più pregiate del “vulcano”;Lugana: un ettaro è valutabile sui 250.000 in uno dei territori emergenti, negli ultimi anni, nelle quotazioni dei vigneti;Sagrantino di Montefalco: 80.000 euro ad ettaro per i vigneti del famoso rosso di Montefalco
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Altre denominazioni hanno fatto registrare impennate di valore di assoluto rilievo, ma nel recentissimo passato. Si tratta dunque di un processo di valorizzazione dalla chiara non omogeneità in quanto ha interessato territori diversi e variegati e dove le vicende storiche del mondo del vino italiano hanno segnato profondamente questo processo, amplificando la valorizzazione di una zona piuttosto che un’altra. Un trend che comunque ha generato valori importanti, che sottolineano un tasso di crescita notevole, a conferma del ruolo di primaria grandezza del “Vigneto Italia”. Da quando, il 1 novembre 1966 entrarono in vigore i disciplinari delle prime quattro Doc italiane, le denominazioni che, al di là dei dibattiti sempre aperti e con le “imperfezioni” che continuano a persistere, di fatto, disegnarono la geografia enoica italiana, consegnando, in prima battuta, ai Consorzi di tutela la possibilità di stabilire la classificazione dei vini italiani.