Scuola & Istruzione
Scuola & Istruzione
«Non sono un sindaco ribelle, sono solo un privato cittadino che preferisce non vaccinarsi considerate le mie condizioni di salute». Rino Manzan, 76 anni, è il sindaco di Povegliano, comune di neppure 13 chilometri quadrati e sei mila anime incastrato nell’hinterland nord di Treviso. Da tempo Manzan fa i conti con una forma di neoplasia aggressiva le cui terapie gli causano delle ricorrenti emorragie.
Lei ha partecipato alla manifestazione no vax di Vittorio Veneto, perché lo ha fatto?
Rino Manzan«Io non mi vaccino perché temo che l’inoculazione mi causi più effetti negativi di quanti possano essere i vantaggi. Preferisco vivere il tempo che mi resta con serenità e andarmene per ragioni naturali invece che per un siero in fase sperimentale. Non sono un negazionista, sono per la libertà dell’individuo, sono stato a Vittorio Veneto per testimoniarlo».
Manzan è un po’ il«Mario Draghi» di Povegliano, l’uomo che è riuscito nell’impresa di mettere insieme i «celoduristi» con le bandiere rosse, inaugurando una alleanza che di fatto li ha tolto dalle spese ogni tipo di opposizione. Uno che nel secolo passato, dove più che i leader contavano i partiti, avrebbe trovato collocazione nella «sinistra cattolica»: militante Acli, poi passato alla Cgil dove ha speso quasi due decenni, oggi senza rappresentanza «perché sento un linguaggio che non mi appartiene, da cui rifuggo».
Cosa pensa della contrapposizione tra vaccinati e non vaccinati?«Si sente e si legge un tono da resa dei conti che non mi piace. Io non sono vaccinato e quindi per entrare in municipio mi faccio il tampone ogni due giorni. Non partecipo a feste, non vado a raduni in quanto ritengo che il virus sia ancora con noi e chi ha fatto la vaccinazione sei mesi fa si crede invincibile ma non è così, perché il Covid si può comunque prendere e trasmettere. Se il governo voleva essere rassicurante, recuperare la porzione di popolazione che non ha voluto fare l’iniezione, allora devo dire che il linguaggio è oltre modo sbagliato. E non parlo dei tanti esperti di cui sono pieni i talk show ma di cariche di valore istituzionale, gente che ha affermato cose del tipo “andremo a prenderli a casa” o “ li staneremo”. In tanti anni come attivista di Amnesty International ho imparato che la dignità di ogni persona viene prima di ogni cosa. La maggior parte dei cosiddetti “no vax”, che in realtà sono contrari solo a questo di vaccino, hanno paura. E invece di rassicurarli li si criminalizza».
Se non fosse malato avrebbe fatto una scelta diversa?«Non mi sono mai posto il problema. Di fatto però sono contrario al green pass e al modo con cui è stato applicato. E’ fare «surrettizio» che ha imposto un obbligo sostanziale senza averlo fatto da un punto di vista formale. Mi chiedo perché il vaccino debba essere gratuito e il tampone, che mi tiene molto più sotto controllo, si debba invece pagare. Mi chiedo cosa c’entrano i bambini, che sappiamo essere una categoria che rischia davvero molto poco, con un siero non controllato e quindi non sicuro. E’ una cosa per me senza senso».
La newsletter del Corriere del VenetoSe vuoi restare aggiornato sulle notizie del Veneto iscriviti gratis alla newsletter del Corriere del Veneto. Arriva tutti i giorni direttamente nella tua casella di posta alle 12. Basta cliccare qui.
17 novembre 2021 (modifica il 18 novembre 2021 | 10:04)© RIPRODUZIONE RISERVATAScuola & Istruzione
FONT DA FACEBOOK