Aiuterà a combattere daltonismo e cecità ai colori. Un team di ricerca americano ha creato in laboratorio la prima retina umana in provetta, partendo da cellule staminali pluripotenti indotte (IPS). Gli scienziati dell’Università John Hopkins grazie a questo organoide hanno compreso i meccanismi di sviluppo dei fotorecettori, gettando così le basi per terapie rivoluzionarie contro daltonismo e altre malattie degli occhi.Gli organoidi di retina umana hanno impiegato 300 giorni per maturare, ma una volta sviluppati hanno permesso a Eldred e colleghi di capire alcuni meccanismi fondamentali nella maturazione delle cellule che ci permettono di vedere i colori. Nei nostri occhi sono presenti tre differenti tipologie di coni; quelli sensibili al blu, al rosso e al verde. Gli scienziati americani hanno scoperto che i primi a formarsi sono quelli che permettono di vedere il blu, seguiti a ruota da quelli del rosso e del verde. Dato che le malattie legate alla cecità ai colori sono dovute ad anomalie di queste cellule, conoscerne i segreti può aprire nuove porte alla ricerca.La scoperta più importante risiede tuttavia nel “motore” che catalizza lo sviluppo di questi fotorecettori, ovvero l'ormone tiroideo, che determina quali cellule far maturare e quando. Modificando la quantità di ormone tiroideo in varie fasi dello sviluppo, Eldred e colleghi sono stati in grado di creare organoidi con un solo tipo di cono. La speranza è che queste prime retine umane coltivate in laboratorio possano presto determinare concreti benefici clinici.
Primi legamenti, tendini e dischi spinali stampati in 3D.
2018-10-19 17:17:03
Ottenuti da staminali del grasso. Ricercatori americani dell’Università dello Utah hanno stampato in 3D. I primi tendini, legamenti e dischi spinali grazie a una tecnica rivoluzionaria basata su cellule staminali del grasso corporeo. Gli scienziati hanno collaborato con una società che ha creato una testina in grado di posizionare le cellule esattamente dove serve per farle maturare. Per la prima volta nella storia della medicina sono stati stampati in 3D tendini, legamenti e dischi spinali, un risultato che rivoluzionerà gli interventi chirurgici. Grazie a questi tessuti stampati, infatti, sarà possibile evitare l'espianto da altre parti del corpo del paziente bisognoso oppure il prelievo dai cadaveri, non sempre possibile e non sempre in grado di offrire tessuti di buona qualità. La tecnica innovativa è stata messa a punto da un team di studiosi del Dipartimento di Ortopedia e del Dipartimento di Bioingegneria presso l'Università dello Utah, che ha lavorato duramente per due anni.Gli scienziati, guidati dai professori Robby D. Bowles e David Ede, hanno raggiunto questo risultato straordinario partendo da cellule staminali ottenute dal grasso corporeo. Dopo averle prelevate e trattate le hanno stampate in un peculiare idrogel e fatte crescere in provetta, fino a ottenere il tessuto desiderato. Il connettivo alla base di dischi spinali, legamenti è tendini è estremamente complesso sotto il profilo della struttura, per questo gli studiosi si sono avvalsi della collaborazione di Calterra, una società di Salt Lake City che già in passato aveva creato una stampante 3D in grado di creare anticorpi da sfruttare nelle tecniche diagnostiche per il cancro.Il team ha dovuto realizzare una speciale testina per lo strumento, che è in grado di posizionare le cellule esattamente dove serve. Ciò permette la maturazione del tessuto connettivo in maniera analoga a quella naturale. Nessuno fino ad oggi era riuscito a ottenere un risultato così brillante, dal quale beneficeranno soprattutto i pazienti. L'espianto di tendini e legamenti da altre parti del corpo per sostituire quelli danneggiati, magari in seguito a un incidente, non è una procedura priva di problemi, inoltre costringe i pazienti a sottoporsi a una ulteriore seduta sotto i ferri. Con la stampa 3D è invece possibile ottenere il tessuto connettivo che si desidera, di grande qualità e perfettamente compatibile poiché derivato da cellule del grasso del paziente stesso. La tecnologia adottata è così precisa e sofisticata che in futuro potrebbe essere sfruttata anche per stampare interi organi, il “Sacro Gral” della medicina rigenerativa, dato che risolverebbe una volta per tutte il problema delle liste d'attesa per i trapianti d'organo, abbattendo anche il rischio di rigetto. Senza contare che potrebbe debellare numerose gravi malattie.
Monitorano il cuore e altri parametri vitali. Ricercatori americani dell’Università Purdue hanno creato adesivi “intelligenti” in cellulosa in grado di monitorare i parametri vitali e mettere in allerta in caso di necessità. Possono registrare elettrocardiogrammi, elettromiogrammi e molto altro ancora. Sono poco costosi e fatti in materiale completamente biocompatibile. Sono infatti composti da cellulosa traspirante, trattata con molecole in grado di respingere acqua, olio, polvere e batteri; ciò permette di indossarli anche sott'acqua. Gli adesivi sono stati messi a punto da un team di ricerca composto da studiosi della Scuola di Ingegneria industriale, del Dipartimento di Scienze Animali e della Scuola di Ingegneria biomedica presso l'autorevole Università Purdue. I dispositivi sono stati pensati principalmente per i pazienti cardiopatici, obbligati a monitorare costantemente la salute del proprio cuore anche quando sono a casa, lontani dal proprio medico di fiducia. Gli adesivi possono infatti essere sfruttati come sensori elettrofisiologici in grado di registrare elettrocardiogrammi elettromiogrammi ed elettrooculogrammi.