Le gengive sane fanno bene al cuore e mantengono la pressione arteriosa più bassa
2018-10-24 11:33:54
Un team di ricerca internazionale guidato da studiosi italiani ha fatto emergere un’associazione tra scarsa salute orale e un aumento della pressione arteriosa. Chi soffre di parodontite, infatti, ha in media una pressione sanguigna più alta e risponde peggio ai medicinali pensati per abbassarla. Chi ha una cattiva salute orale ha in media una pressione sanguigna più alta e risponde peggio ai farmaci somministrati per contrastarla. Nello specifico, le persone affette da parodontite, una patologia infiammatoria cronica dei tessuti che circondano i denti, ha il 20 percento in meno di probabilità di raggiungere livelli sani di pressione rispetto a chi non ne soffre. Il riferimento ottimale per la pressione sanguigna è di 120 millimetri di colonna di mercurio (mmHg) per la massima e di 80 mmHg per la minima, benché i parametri definiti normali possano rientrare anche in 130/85 mmHg a seconda dei casi. A dimostrare questo legame, già emerso da passate indagini, un team di ricerca internazionale guidato da studiosi italiani del Dipartimento di Scienze della vita, della salute e dell'ambiente presso l'Ospedale San Salvatore dell'Università dell'Aquila, che hanno collaborato con un collega della Divisione di Nefrologia e Ipertensione presso gli Ospedali universitari “Cleveland Medical Center” dell'Università Case Western Reserve. Gli scienziati, coordinati dal professor Davide Pietropaoli dell'ateneo abruzzese, hanno trovato l'associazione tra cattiva salute delle gengive e pressione alta dopo aver analizzato statisticamente i dati di 3.600 persone con problemi di pressione, per le quali era nota anche la salute dentale (dopo visite dentistiche).
Respirare col naso aiuta a ricordare di piu' e meglio
2018-10-24 11:01:34
Un team di ricerca internazionale guidato da neuroscienziati svedesi ha dimostrato che la respirazione col naso favorisce l’immagazzinamento dei ricordi. Respirare con il naso migliora il consolidamento della memoria e quindi anche i nostri ricordi. Lo ha dimostrato un team di ricerca del Dipartimento di Neuroscienze Cliniche presso l'autorevole Karolinska Institutet di Stoccolma, Svezia, che ha collaborato a stretto contatto con i colleghi olandesi del Donders Institute for Brain, Cognition and Behavior di Nimega. Gli scienziati coordinati dal dottor Artin Arshamian hanno basato la propria indagine sui risultati di precedenti ricerche, che avevano evidenziato una stretta correlazione tra la respirazione e le funzioni cognitive. Per scoprire quale tipo di respirazione fosse più efficace nel consolidamento dei ricordi Arshamian e colleghi hanno coinvolto diversi partecipanti a un curioso test di laboratorio. Ai volontari sono stati sottoposti 12 differenti odori da memorizzare in due sessioni separate; al termine della seconda seduta è stato chiesto loro di respirare solo con la bocca o solo col naso (tappando l'una o l'altra parte del corpo) per un'ora intera. Alla fine di questa fase gli scienziati hanno di nuovo sottoposto gli odori ai partecipanti, che dovevano indicare se provenissero dal set più vecchio o da quello più recente. Dall'analisi statistica dei dati è emerso chiaramente che le persone che avevano respirato col naso ricordavano meglio gli odori. Ma cosa c'entra la respirazione con la memoria? I processi elettrici e biochimici che legano i due fenomeni devono ancora essere indagati a fondo, tuttavia il team di Arshamian indica che tutto ruota attorno ai percorsi neurali delle informazioni, che viaggiano tra la rete sensoriale e quella mnemonica modulate dal bulbo olfattivo e dai ritmi ippocampali. Quando si respira con la bocca questi processi vengono semplicemente bypassati, di conseguenza può sussistere un impatto sul consolidamento della memoria.