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Roberto Vecchioni
25 Giugno 1943 - Nasce a Carate Brianza (Milano) ROBERTO VECCHIONI (compie oggi 80 anni). Cantautore, paroliere, scrittore, poeta, ex insegnante. Ha vinto alcuni dei premi e dei festival più importanti della musica italiana: il Premio Tenco nel 1983, il Festivalbar nel 1992, il Festival di Sanremo e il Premio Mia Martini della critica nel 2011; ha vinto inoltre il Premio Lunezia Antologia. È considerato fra i cantautori italiani più importanti, influenti e stilisticamente eterogenei: nella sua opera, è ricorrente l'intrecciarsi del proprio essere con i più svariati miti della storia, della letteratura o dell'arte, questi ultimi presi in prestito, non tanto per descriverne le gesta, piuttosto come espediente per rappresentare una parte di sé. Dal 1969 al 2004 ha lavorato anche come docente in diversi licei classici delle province di Milano e di Brescia. Ha tenuto e tiene vari corsi universitari. Iniziò la carriera nel mondo musicale come autore di testi di canzoni nella seconda metà degli anni 60, in collaborazione con l'amico musicista Andrea Lo Vecchio: ha scritto canzoni per cantanti all' epoca molto affermati come Ornella Vanoni, Iva Zanicchi, Gigliola Cinquetti, i Nuovi Angeli, gli Homo Sapiens, ecc... Nel 1968 partecipò al Festival di Sanremo come autore della canzone Sera, interpretata da Giuliana Valci e Gigliola Cinquetti, e questo fatto contribuì a rendere Lo Vecchio e Vecchioni autori molto richiesti: Dopo i primi successi come autore di testi, Vecchioni riesce nel 1968 ad incidere per la Durium un 45 giri, contenente sul lato A La pioggia e il parco e sul retro Un disco scelto a caso entrambi brani su musica di Lo Vecchio, ma il disco passa inosservato, e Vecchioni deve pazientare tre anni prima di ottenere la fiducia di una nuova casa discografica, la Ducale, fondata da Davide Matalon, ex patron della Italdisc e storico scopritore di Mina. Per la Ducale Vecchioni incide, nel 1971, il suo primo album Parabola, album che contiene una delle sue canzoni più famose, Luci a San Siro, seguito l'anno dopo da Saldi di fine stagione; sempre nel 1972 collabora con Donatella Moretti, per cui scrive tre canzoni dell'album Conto terzi (Antonio e Giuseppe, Orlando e Ragazza che parti). Nel 1971 scrive il testo dell'inno dell'Inter, squadra della quale è noto sostenitore, Inter spaziale, musicato da Renato Pareti e cantato dal calciatore Mario Bertini. Nel 1973 riceve il premio della critica discografica italiana per il disco Il re non si diverte. Nello stesso anno partecipa al Festival di Sanremo come compositore e interprete di L'uomo che si gioca il cielo a dadi, brano intimista dedicato al padre, che si classifica all'ottavo posto. Nel 1974 partecipa ad Un disco per l'estate con la canzone La farfalla giapponese, che passa però inosservata e che è anche la sua ultima incisione per la Ducale; passa infatti alla Philips, con cui otterrà i primi successi di vendita, grazie a Ipertensione e soprattutto ad Elisir, i cui brani Velasquez e Figlia sono trasmessi spesso dalle prime radio libere. Nel 1977 ottiene la fama presso il grande pubblico con il suo maggiore successo, Samarcanda, contenuto nell'album omonimo, ispirato a una leggenda di un soldato che fuggiva dalla morte (infatti ascoltando i primi versi sentiamo il soldato che paragona la morte a una nera signora). L'album è presentato nel programma musicale Auditorio A in onda su Rai2 nello stesso anno. Gli archi della celebre introduzione sono composti e incisi da Angelo Branduardi, che canta una versione della stessa canzone nell'album live Camper, realizzando anche un videoclip con i due artisti nei panni di Stanlio & Ollio. Il successo viene confermato dai lavori successivi, negli anni di passaggio dalla Philips alla CGD, fino al Il Grande Sogno del 1984 dove, assieme al fidato Michelangelo Romano, arrangia nuovamente alcuni successi affiancandoli ad alcuni nuovi brani, tra cui la title-track dove Francesco De Gregori suonò l'armonica a bocca. È questo forse il primo album italiano di canzoni incise in una nuova veste, abitudine che divenne poi una costante degli artisti con un cospicuo repertorio. Nel 1980 è la volta del disco Montecristo, l'unico a non essere mai stato ristampato (fino al 2020, in occasione del 40º anniversario dalla sua pubblicazione, a causa di una disputa tra le due case discografiche di passaggio: poco dopo la sua uscita viene ritirato dal commercio e tutte le copie distrutte, inclusi i master. Per questo ne esistono solo poche copie che costituiscono dei veri e propri pezzi da collezione, arricchiti inoltre dai disegni di Andrea Pazienza, che avrebbe firmato anche le copertine di molti album seguenti.