gabriella marzia rapisarda
Viaggiate che sennò poi diventate razzisti e finite per credere che la vostra pelle è l'unica ad avere ragione, che la vostra lingua è la più romantica e che siete stati i primi ad essere i primi viaggiate che se non viaggiate poi non vi si fortificano i pensieri non vi riempite di idee vi nascono sogni con le gambe fragili e poi finite per credere alle televisioni e a quelli che inventano nemici che calzano a pennello con i vostri incubi per farvi vivere di terrore senza più saluti né grazie né prego né si figuri viaggiate che viaggiare insegna a dare il buongiorno a tutti a prescindere da quale sole proveniamo, viaggiate che viaggiare insegna a dare la buonanotte a tutti a prescindere dalle tenebre che ci portiamo dentro viaggiate che viaggiare insegna a resistere a non dipendere ad accettare gli altri non solo per quello che sono ma anche per quello che non potranno mai essere, a conoscere di cosa siamo capaci a sentirsi parte di una famiglia oltre frontiere, oltre confini, oltre tradizioni e cultura, viaggiare insegna a essere oltre viaggiate che sennò poi finite per credere che siete fatti solo per un panorama e invece dentro voi esistono paesaggi meravigliosi ancora da visitare. [Gio Evan]
gabriella marzia rapisarda
Un giorno una persona salì sulla montagna dove viveva un eremita; lo incontrò mentre stava meditando e gli chiese: “Cosa stai facendo in solitudine?” Lui rispose: “Ho molto lavoro da fare”. “Come puoi avere così tanto da fare? Non vedo niente qua intorno.” “Devo addestrare due falchi e due aquile, rassicurare due conigli, disciplinare un serpente, motivare un asino e domare un leone.” “E dove sono tutti questi animali che non vedo?” “Li ho dentro. I falchi sono lanciati su tutto ciò che mi viene presentato e io, nel bene o nel male, devo addestrarli a lanciarsi sulle cose buone. Sono i miei occhi. Le due aquile con i loro artigli fanno male e distruggono, e io devo insegnare loro a non fare male. Sono le mie mani. I conigli vogliono andare dove vogliono, non vogliono affrontare situazioni difficili, e io devo insegnare loro ad essere calmi anche se c'è sofferenza o ci sono ostacoli dove inciampare. Sono i miei piedi. L'asino è sempre stanco, testardo, non vuole mai portare il suo carico. È il mio corpo Il più difficile da domare è il serpente. E sebbene sia rinchiuso in una forte gabbia, è sempre pronto a mordere e avvelenare chiunque si avvicini. Devo disciplinarlo. È la mia lingua. Ho anche una tigre, orgogliosa e vanitosa. Pensa di essere il re ed io devo domarlo. È il mio ego. Come vedi, amico mio, ho molto lavoro da fare. E tu, a cosa stai lavorando?” - antica leggenda zen - MonolituM
gabriella marzia rapisarda