gabriella marzia rapisarda
Lo sapevate che... Siddharta era un giovane e felice principe a cui erano state tenute nascoste le malattie, la vecchiaia e la morte. Un giorno fugge da palazzo e vede un vecchio bavoso, sdentato, spaventoso d’aspetto. Il principe, cui era ignota l’esistenza della vecchiaia, se ne stupisce e chiede al cocchiere perché quell’uomo si sia ridotto in uno stato così miserevole, disgustoso e ripugnante. Quando il servo gli risponde che quello è il destino comune a tutti gli uomini e che anch’egli, pur essendo figlio di re, avrebbe inevitabilmente conosciuto una tal sorte, il giovane principe, turbato, dà ordine di tornare a palazzo per meditare su tutto ciò. Lì giunto, si chiude in solitudine nelle sue stanze a riflettere. Ed evidentemente riesce a trovare un qualche motivo di consolazione giacché esce di nuovo dal palazzo per un’altra passeggiata in carrozza. E questa volta vede un uomo dal colorito livido, gli occhi torbidi. Il principe, a cui avevano tenuta nascosta l’esistenza delle malattie, si ferma e chiede spiegazioni. E quando viene a sapere che si tratta di un malato, che alla malattia sono esposti tutti gli uomini e che anch’egli, sano e felice figlio di re, potrebbe ammalarsi l’indomani, di nuovo perde ogni allegria, dà ordine di tornare apalazzo, cerca altri motivi di consolazione ed evidentemente li trova, giacché per la terza volta esce a passeggio in carrozza. E questa volta vede degli uomini che stanno trasportando qualcosa. “Cosa trasportate?” chiede. “Un morto.” “Cosa significa morire?” chiede ancora il principe. Gli rispondono che morire significa diventare quel che appunto è diventato colui che stanno trasportando. Il principe si avvicina al morto, lo scopre e lo guarda. “Cosa accadrà di lui?” domanda ancora. Gli rispondono che verrà sotterrato. “Perché?” “Perché è certo che non tornerà mai più in vita e il suo corpo produrrà soltanto fetore e vermi.” “E questo è il destino di tutti gli uomini, e toccherà in sorte anche a me? Verrò anch’io sotterrato, il mio corpo emanerà fetore e sarà divorato dai vermi?” Gli risposero di sì, e Sakya-Muni ordinò allora di tornare a palazzo e non uscì mai più a passeggiare in carrozza. Non riuscendo a trovar più consolazione nella vita, consacrò tutte le forze del suo animo a scoprire le radici del dolore umano per liberare l’uomo dalla sofferenza e dalla paura.
gabriella marzia rapisarda
gabriella marzia rapisarda