Lei è Gaia. Ha 25 anni. Vive a Santa Maria Maddalena, vicino a Ferrara. È impiegata nello studio di un commercialista. Ha un fidanzato con il quale convive da un anno, e due nipotini, per i quali va matta. Gaia è tifosa della Spal. Nel tempo libero si tiene in forma con il CrossFit. È martedì 3 settembre. Sono le 13. Gaia esce dal lavoro. I genitori la aspettano a pranzo con i nipotini. Prima fa un salto a casa. A piedi, abita vicino. Entra, fa partire la lavatrice, mette in ordine, ma nella fretta chiude la porta e lascia la chiave all’interno. Scende in strada, si dirige verso l’abitazione dei genitori. Indossa un vestito nero, semplice, sopra il ginocchio. Ha i capelli legati e gli occhiali da sole. Prende il telefono, chiama il papà. Non risponde. Cammina. È agitata. Sente una macchina alle spalle. Il suono del clacson. Un urlo. Oh bella ragazza dove te ne vai?! Il tono è fastidioso, sgradevole. Non arriva da un uomo in vena di un complimento garbato. È un cafone che sbuca da un finestrino. Gaia lo manda a cagare. E gli indica pure la direzione. Lui inchioda. Gira l’auto, accelera, la punta, come per investirla. Sterza. La affianca. Si blocca. Che cosa hai detto brutta troia? Gaia continua a camminare, chiede scusa, abbassa la testa, lo invita a lasciar perdere. Ha paura. Intanto il papà ha risposto alla telefonata. Sente le sue parole. Lei cerca riparo in ufficio. Non si gira. Sente le urla. Capisce solo tre parole. Puttana. Troia. Scopare. Si chiude la porta alle spalle. È turbata, spaventata, le tremano le mani. Arriva il papà. Lei lo abbraccia, scoppia in lacrime. L’uomo la trascina dai carabinieri. Non le prendono nemmeno la denuncia. Solo la carta d’identità perché è entrata in caserma. Non è stato commesso alcun reato. Molestare una donna per strada non è un crimine. È un privilegio, un diritto, l’esercizio di un potere. Gaia Bulgarelli si sente abusata, e non tutelata. Può solo agire in sede civile per dimostrare l’offesa e chiedere un risarcimento. In buona sostanza, può attaccarsi al tram.
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MAMMA VADO PERCHE' IO IN QUESTO MONDO CI VIVO!
POTITO, il bambino di Stornarella in piazza da solo per salvare il clima.
"È il minimo che possa fare, anche a dodici anni. La Terra è nostra madre e non si è mai visto un figlio che maltratta una madre fino a portarla alla morte", ha detto il bambino al sindaco e ai curiosi.
Armato di cartello e intraprendenza un dodicenne del piccolo Comune del Foggiano ha raggiunto in solitaria la piazza centrale per portare il suo contributo durante il venerdì che ha chiuso la (terza) settimana del Friday for Future.
Una torta farcita di plastica disegnata su un cartello decorato con lo slogan "I keep on eye on you" ("ti tengo d'occhio"). È l'unica compagnia di cui si è circondato Potito, il 12 enne che a Stornarella è sceso in piazza, da solo, per manifestare contro i cambiamenti climatici.
Nel piccolo comune del foggiano, Potito ha deciso di portare il suo contributo durante il venerdì che ha chiuso la (terza) settimana del Friday for Future. Così, armato di cartello e tanta intraprendenza, ha raggiunto in solitaria la piazza del paese.
Seduto su un marciapiede di fronte a uffici pubblici e attività commerciali ha presto attirato l'attenzione di passanti, ma non solo.